GOG: si riparte da Beethoven e Schubert

“Desidero esporre in questa sede ciò che il mio fratello in musica può ricevere da me: un Settimino per violino, viola, violoncello, contrabbasso, clarinetto, corno, fagotto, tutti obbligati (non riesco a scrivere nulla che non sia obbligato, dal momento che io stesso sono venuto al mondo con accompagnamento obbligato)!”. Scriveva  così nel dicembre del 1800 Beethoven al suo editore Hoffmeister proponendogli il “Settimino” op. 20 destinato a diventare una delle sue pagine cameristiche più conosciute e apprezzate.

La pagina beethoveniana comporrà la prima parte del programma del concerto inaugurale della stagione GOG, lunedì sera al Carlo Felice. A proporla la Camerata Royal Concertgebouw Orchestra che completerà il programma con l’Ottetto in fa maggiore per archi e fiati D 803 di Schubert.

Una scelta felice per varie ragioni. Innanzitutto perché si tratta di due autentici capolavori entrambi collocabili nella prima parte dell’Ottocento in quella Vienna ricca di fermenti culturali e di attività musicale, a livello professionistico, ma anche a livello dilettantistico (dove il termine “dilettante” nulla aveva di negativo). E poi le due partiture sono profondamente legate fra loro dal momento che Schubert compose l’Ottetto nel 1824 su commissione di Ferdinand Troyer, intendente dell’arciduca Rodolfo (grande estimatore e amico di Beethoven) che  gli impose di scrivere una pagina in tutto e per tutto simile a quella beethoveniana. E in effetti identico è l’organico con l’aggiunta di un violino da parte di Schubert;  identici sono i movimenti interni, sei,  identica la loro collocazione interna che richiama ai più antichi Divertimenti.

Beethoven nel comporre il suo Settimino fra il 1799 e il 1800, in effetti, si rifece alla moda del Divertimento praticata genialmente dai suoi predecessori Haydn e Mozart. Ne recuperò mirabilmente lo spirito, la ripartizione in più movimenti, l’articolazione fra fiati e archi. Lo stesso “clima” della scrittura richiama alle atmosfere settecentesche della festa all’aperto, anche se naturalmente la mano assolutamente personale di Beethoven affiora di continuo nella delicatezza dell’Adagio o nel tema sincopato del Minuetto.

Allo stesso spirito si volse Schubert che, profondo ammiratore di Beethoven, seppe recuperarne lo spirito anche in questo caso mantenendo la sua autonomia creativa. Due monumenti cameristici, insomma, a confronto, simili per certi aspetti, profondamente diversi per altri.

Per la Giovine Orchestra Genovese un buon punto di ripartenza, anche in considerazione del livello del gruppo ospitato.

Nata nel 2009, la Camerata RCO della Royal Concertgebouw Orchestra è formata da prime parti e membri della prestigiosa Orchestra del Royal Concertgebouw, così chiamata per la celeberrima sala da concerti di Amsterdam.

Il desiderio di fondare un ensemble cameristico è nato dalla volontà dei musicisti di estendere la loro condivisa e consolidata esperienza di professori d’orchestra anche al campo della musica da camera.

La straordinaria flessibilità degli organici, con cui la Camerata RCO si propone, permette di esplorare l’intera gamma della letteratura musicale, dal Barocco alla musica contemporanea.

L’ensemble è ospite regolare nelle stagioni olandesi e in Italia presso festival e stagioni concertistiche.

La Camerata RCO si è recentemente esibita anche a New York, Minsk, Tokyo, Seoul, Parigi, Roma e Madrid.