Addio a Gigi Proietti

Se ne è andato nel giorno del suo ottantesimo compleanno Gigi Proietti. Attore poliedrico, uno dei più grandi mattatori del nostro tempo, amato da intere generazioni per la sua simpatia e la sua generosità. In suo ricordo pubblichiamo qui di seguito parte dell’intervista pubblicata su “La Repubblica” (pagine liguri, 17 febbraio 2013) che lo scrivente ha avuto il piacere di fargli in occasione di una sua applaudita performance al Carlo Felice (17 febbraio 2013) : ospite del Teatro genovese, l’attore fece la voce narrante in Pierino e il lupo di Prokof’ev e poi regalò una seconda parte fra musica, cabaret, prosa attingendo al suo repertorio immenso: raccontò storielle esilaranti, indossò i panni di Gastone rendendo omaggio a Petrolini, si avventurò in una ingarbugliata fiaba con tutti i personaggi di Walt Disney. Un successo straordinario con tutto il pubblico in piedi, al termine, ad acclamarlo.

-La musica fa parte da sempre della sua storia di attore…

“E’ una strana passione. Quando ero all’Università, ero un jazzofilo e cantavo nei nightclub. Suonavo il basso. Si diceva, allora, che si suonava con il botto… Non si era ancora amplificati come oggi e si potevano cercare le note senza dare troppo fastidio… Debbo comunque a quella passione giovanile le prime scritture. All’epoca non erano molti gli attori che sapevano anche cantare. Trovai così i miei spazi…”

-E poi c’è stata anche l’opera lirica…

“Sì in tempi più recenti ho iniziato anche a fare regie d’opera. Il mio debutto è stato al Verdi di Pisa con Tosca. Debbo dire che amo Puccini, ma non faccio troppe distinzioni. Sono sempre stato curioso e mi interessa un po’ tutto. Tempo fa ho firmato la regia di due opere mozartiane all’Opera di Roma, Don Giovanni e Le nozze di Figaro. Un’emozione immensa: è stato un viaggio incredibile nella testa di un genio”.

-Non solo lirica, comunque…

“Beh, nei miei spettacoli, la musica è sempre una componente essenziale: canzoni, canzonacce, stornelli. Come Brecht insegna, la musica è un veicolo importante”.

-D’altra parte la sua prima grande affermazione nel 1970 fu con Alleluja brava gente in cui sostituì Domenico Modugno e cantò le sue canzoni, accanto a Rascel. Proprio in questi giorni la Rai trasmette una fiction dedicata a Mister Volare. Un suo ricordo?

“Ho scoperto Modugno in quell’occasione. Confesso che allora ascoltavo altro, conoscevo qualche sua canzone, ma non lui. Venni chiamato a sostituirlo all’ultimo momento e arrivai che lo spettacolo era già montato. Feci poche prove e fu una fortuna. Perché solo durante lo spettacolo capii che sostituivo un personaggio gigantesco. L’avessi saputo prima ne sarei stato terrorizzato. Fu una esperienza straordinaria”.

-Da molti anni, affianca alla sua attività di attore anche quella di direttore di teatri e di compagnie soprattutto con giovani attori. Com’è la situazione dei teatri, oggi? Ci sono speranze?

“Non posso certo dire che va tutto bene. Dovremmo tutti noi teatranti riunirci per decidere insieme cosa fare. E’ tutto invecchiato a cominciare dalle modalità di finanziamento. Vanno trovate nuove soluzioni ed evitare che come sempre i tagli colpiscano per prima la cultura. Succede costantemente così. Bisogna ripensare ai teatri di produzione e non alle tournée. E smetterla di darsi l’alibi della mancanza di pubblico perché il pubblico c’è”.

-Se non avesse fatto l’attore…

“Mi sarei laureato e avrei fatto l’impiegato da qualche parte continuando a coltivare la passione della musica. Così ho potuto mettere insieme le mie passioni e debbo dire che sono molto soddisfatto.

-Sogno nel cassetto?

“Lo dico sempre, ma mi manca il tempo mentale…vorrei fare una vera e propria regia cinematografica o televisiva. Ho fatto del cinema ma è stato occasionale e non strutturato. Ma forse non avrò mai il tempo”.