“Come pezzi di carta sull’acqua”, la prima “fiction” di Sara Morchio

Presentazione brillante e delicata per il debutto nella “fiction” di Sara Morchio con “Come pezzi di carta sull’acqua”, presso la Feltrinelli di Genova con la presentazione del responsabile eventi  e scrittore Massimo Villa.

Sara Morchio durante la presentazione
Sara Morchio durante la presentazione

 

Al centro di tutto la vita. “All’inizio è un vago mistero, anche se le persone ne parlano di continuo. E’ come ascoltare la descrizione di una stanza restando fuori dalla porta”. Di camere ed anticamere ce ne sono molte, in ordinata successione, come  la “stanza di acaro”, il ripostiglio polveroso battezzato così dalla signora delle pulizie, perché interdetto l’accesso. Il geloso proprietario vuole evitare di scompigliare la catasta di ricordi dai libri dell’università in poi. I ricordi sono rassicuranti, forse, o almeno stanno sempre lì in discreto disordine.

Un libro emozionale, bloccato in un presente sfuggente, che eviscera il desiderio di contatto, la ricerca di affinità, il superamento dei piccoli e grandi traumi esistenziali, le paure di lasciarsi andare a nuove esperienze.  Al centro, storie di tutti i giorni. Per esempio un matrimonio all’epigono, due amanti che si intrappolano a vicenda, e così via.

“Ci ho messo 4 anni a scriverlo  -dice Sara Morchio- . Il libro nasce su riflessioni basate sul tempo che passa. All’inizio c’erano altri personaggi, ci ho messo un po’ a ingranare anche perché il mio lavoro precedente era di viaggio ed autobiografico. Del resto scrivere di narrativa, è un fare e disfare. Ho sudato su queste pagine, fino a pervenire alla costruzione definitiva”.

E’ un romanzo  che scorre sull’arco temporale di due anni, in una ambientazione non meglio identificata di una cittadina di mare con un omaggio al Sudamerica. Si passa da un quadro all’altro, da una ambiguità ad un’altra, alimentando il mistero e puntando l’attenzione sulla necessità di fare i conti col passato per poter ricominciare a vivere. L’alternativa sarebbe solo quella di rimanere a fingere in una sorta di acquario, per farsi vedere e compiacere gli altri.  Non ne vale la pena, mai.