Successo, ieri sera, al Teatro Modena per I mille del Ponte spettacolo nel genere del teatro-canzone, ideato da Pietrangelo Buttafuoco, scritto da Massimiliano Lussana per la regia di Alessio Pizzech. Prodotto da “A.S.C. Production Arte Spettacolo Culturale – Teatro della Città”, il lavoro è magnificamente interpretato dall’attore e cantante siciliano Mario Incudine affiancato da un eccellente trio strumentale: Pino Ricosta, Manfredi Tumminello e Antonio Vasta.
Lo spettacolo, in realtà, non è del tutto nuovo: lo avevamo già visto in un “formato” ancora in fieri nell’estate del 2021 a Nervi. Era stato, allora, un “assaggio” che aveva dato buoni risultati e convinto evidentemente gli autori di essere sulla strada giusta, tanto che è stato rimesso in discussione il testo con alcune importanti integrazioni ed è stata arricchita la scenografia: bella l’idea, ad esempio, del modellino del ponte che cresce alle spalle degli interpreti.
I mille del Ponte è una sorta di grande poema epico che coinvolge tutta la città e non solo. “Il ponte siamo noi”: la frase che chiude lo spettacolo è assolutamente vera in quanto fotografa una condizione imprescindibile del nostro essere genovesi, la capacità di trovare unità e compattezza, mettere da parte i mugugni, rimboccarsi le mani e attivarsi. E’ successo in tutte le alluvioni di questi anni, è successo per il ponte. “Il ponte siamo noi” e questa affermazione se fotografa un momento di eccezionale aggregazione, smentisce il quotidiano atteggiamento di distacco e lontananza tra una delegazione e un’altra. “Vado a Genova” dice un abitante di Rivarolo o di Pontedecimo o di Nervi. La grande Genova ha incorporato i tanti comuni satelliti ma ognuno ha mantenuto una propria autonomia, ha il suo patrono e parla un dialetto diverso dagli altri; anche se poi, nel momento del bisogno, si è tutti di Zêna.

Lussana parla dunque delle 3.995 persone che hanno reso possibile il miracolo della ricostruzione, ognuno con una propria professione, dando vita a un cantiere aperto 24 ore su 24, anche in epoca di covid. Una meraviglia, ma non si deve dimenticare che questo capolavoro di tecnologia è nato sulle rovine di un altro ponte che si è portato via vittime innocenti lasciando nel dolore decine e decine di persone. Per questo la nuova edizione dello spettacolo si apre con il ricordo di quel dannato 14 agosto 2018. Un accenno breve, ma doveroso, per conservare una memoria.
E poi il testo oscilla fra storia e cronaca, collegando idealmente i mille del ponte ai mille di Garibaldi e il ponte che c’è (il nostro) a quello che non c’è, sullo stretto di Messina: divertente l’elenco dei proclami con i quali i politici, da Craxi a Salvini, hanno annunciato periodicamente il via al cantiere del ponte di collegamento fra Calabria e Sicilia.
Il testo si alterna a canzoni particolarmente azzeccate scelte nel repertorio dei cantautori “storici” (da Genova per noi a La storia siamo noi a La città vecchia) , con efficaci incursioni nella musica siciliana e con un omaggio doveroso ai Trilli.
Bravissimo Incudine che passa con abilità dal racconto al canto, conquistando gradualmente la platea. E bravi anche gli strumentisti che assicurano un supporto musicale di prim’ordine.
Repliche fino al 5 febbraio.