Gruppo Stranità, quanta bellezza nei margini. Storie di vita e strumenti per affrontarla in “Topografia del Caso”, un grande successo al Teatro della Tosse

Vive più che mai Anna Solaro nel cuore del Gruppo Stranità, nel Teatro dell’Ortica e in tutti coloro che amano l’arte, la vita o semplicemente entrambi. C’è molto di lei (e di Mirco Bonomi che ha fondato il laboratorio)  in “Topografia del Caso”, a partire dal chiaro rimando agli “stivali gialli”, ma anche nei singoli tasselli che compongono  il nuovo spettacolo del Gruppo Stranità, andato in scena con sold out al Teatro della Tosse  di Genova sino al 5 aprile.

” Lo spettacolo – spiegano gli organizzatori-  è un viaggio attraverso i luoghi che abitano la mente e l’anima, con paesaggi fatti di memorie, saperi e affetti, che si fanno tutt’uno con l’aria, gli odori, l’intonaco e il cemento e dove si incontrano la sofferenza e la speranza. La casa, la comunità, la città. Come si abitano questi spazi? È possibile costruire luoghi che fanno salute? È possibile costruire luoghi che favoriscano la salute mentale”?

Protagonisti  i  pazienti psichiatrici seguiti dalla Salute Mentale della ASL 3 Genovese, attori, operatori socio-sanitari e volontari, tutti impegnati in un laboratorio teatrale settimanale.

Tanti gli spunti offerti dallo spettacolo di circa 90 minuti. Centrale l’idea di percorso. O meglio, il viaggio verso l’ignoto, come quello di tutti, che parte ” per caso” e si dirige in una spasmodica ricerca all’orientamento di una possibile via tra selfie, bagagli e  pose di vita, cantieri compresi. Tante le metafore, tra tutte quella di una schiera di fogli  bianchi, solo apparentemente uguali. Ogni pezzo di carta ha una storia dietro: alcuni sono maneggiati con delicatezza, altri con forza. Pochi sono bianchi come l’innocenza e la semplicità, diversi segnati oppure increspati, con pieghe, rilievi, solchi.  Sono le nostre anime con cui cerchiamo di cogliere la realtà, quasi mai con una lettura oggettiva.  Anzi, ne scaturisce proprio la bellezza di ogni sentire, e attraverso le difficoltà di ognuno di noi. Un collettivo, una comunità in relazione di individui che cercano quella X del tesoro sulle mappe dell’esistenza: che sia successo, gratificazione economica o emotiva poco importa. Tutti sono a caccia di qualcosa o semplicemente di essere capiti, di empatia.

Piacciono i momenti in cui si sorride, ma anche quelli in cui si toccano le corde scoperte di ognuno di noi, quando cerchiamo di affondare i nostri piedi in un terreno omogeneo, né solido né liquido,  per darci la spinta, per crescere a partire dalla radici. Piacevolissimi gli incisi “talk show”, azzeccate le freddure sulla tecnologia contemporanea da Google maps alla politica sino alle mode della ginnastica dolce o delle riunioni su tutto e per tutto.

“Topografia del Caso” riprende il discorso iniziato con le precedenti produzioni “Sintomatologia dell’esistenza” e “Supereroi smascherati”. “E’ uno spettacolo che parla di mappe – racconta Giancarlo Mariottini regista – e della possibilità di orientarsi all’interno di mappe da decifrare. Spesso non è facile muoversi all’interno delle traiettorie possibili che si hanno, e all’interno di momenti in cui ci si trova smarriti. L’idea di lavorare sulla ricerca di una strada è nata da una esigenza fortissima interna al gruppo dopo la scomparsa di Anna Solaro, che per tanti anni è stata la guida del progetto. Abbiamo raccolto e rielaborato tutto quello che negli anni abbiamo fatto insieme ad lei. C’era la necessità di ricercare delle nuove strade possibili: quel dolore riguardava tutti, andava messo in campo e condiviso. Costruire questo spettacolo ha avuto il senso di ritrovarsi, dismettendo per quel momento i ruoli che abbiamo, e che spesso ci stanno anche un po’ stretti, e ritrovarsi come persone: ognuno con la sua storia, specificità e unicità, ognuno come un unico caso, un po’ come dice il titolo, al di là di condizioni cliniche”.

Il grande successo è arrivato sia per il contenuto sia per le modalità espressive, perchè i partecipanti sono riusciti in pieno a dare valore a qualcosa che abita i confini. Un qualcosa difficile da spiegare, che gli abitanti di Stranità ben conoscono e che sanno condividere.