I disagi di Amleto per raccontare i propri

Perchè ancora oggi la figura di Amleto è affascinante? perché riflette l’ambiguità, l’introspezione, lo smarrimento dell’uomo contemporaneo impegnato a cercare l’essenza della vita, ma sempre più solo di fronte alla propria coscienza e alla propria ragione.

Tanti nella storia del teatro gli artisti che si sono cimentati nella rilettura del famoso personaggio shakespeariano  che non cessa  di sedurre. Questo lo sapeva  benissimo  Marco Cacciola che nello spettacolo Io sono.solo.Amleto  in scena alla Tosse ieri sera,   ha trovato una sua personalissima declinazione del principe di Danimarca.

La performance di Cacciola ha proposto questo ruolo in molteplici vesti e sfacettature: dal tecnico del suono che cattura le parole del pubblico (invitato a interagire), all’attore vero e proprio nei panni prima di Claudio, poi di Amleto stesso fino ad immergersi letteralmente nel personaggio di Ofelia indossandone l’abito bagnato.

Cacciola intrattiene il pubblico cambiando intonazione della voce, salta qua e là atleticamente nel palco duellando con sè stesso, scrive parole che batte sulla tastiera del computer, mentre il pubblico le vede formarsi su uno schermo. Ma poi è chiaro che queste parole si scrivono da sole come tutta la storia della tragedia.

L’attore fa il massimo per sedurre la platea, corrompendola offrendo birre gelate, sigarette, caramelle. Si ferma quando taglia e sniffa la coca perchè questo sembra “un po’ illegale”. Ma i fantasmi che si muovono e s’agitano nella sua testa sembrano più quelli suoi personali  che quelli di Amleto, per questo anche quando si cimenta nell’immancabile monologo, prova del fuoco per ogni attore, fa un lavoro di sottrazione al testo che riporta inevitabilmente a un suo vissuto poco interessante per chi non lo conosce.

Questo Amleto, dunque, che domina con maestria linguaggio fisico e suoni, fa quello che vuole per mezzo della parola al ritmo martellante di un cuore rivelatore, il cui battito è amplificato dal microfono. Sono tanti gli argomenti che tocca, dal rapporto col padre a quello coi figli, fino a quello con la donna amata che forse lo rifiuta. Indubbiamente riflessioni sull’identità, la solitudine e, perchè no, anche l’arte, ma  il tutto accennato, senza mai scendere in profondità veramente.

Amleto non trova vie di fuga, tanto è immerso nel conflitto tra potere e libertà, tra voglia di fare e impossibilità di azione. L’unico conforto sembra trovarlo nella terra con cui scrive “IO”. Terra come  concretezza, integrità, purezza. Identità a lungo ricercata per cui, secondo la concezione cristiana, ‘cielo’ è il regno di Dio e dei beati, contrapposto alla sede terrena degli uomini.

Alla fine dell’ora di spettacolo il pubblico si alza confuso e un po’ stordito. Qual’è il messaggio?… Quello che sembra chiaro che autore ed inteprete hanno utilizzato la figura di Amleto per una grande urgenza di indagare i propri confini.