La Congiura del Fiesco: da San Lorenzo all’Acquasola

Lo scorso anno, con un’operazione certamente coraggiosa e vincente, il Teatro Nazionale portò nel cuore di Genova, in piazza San Lorenzo La congiura del Fiesco, la grande tragedia che nel 1783 Schiller aveva dedicato a una pagina importante della storia della nostra città: la congiura che nel 1547 fu ordita contro Andrea Doria per spodestarlo e soffocare l’ambizione sfrenata del suo erede designato, Giannettino Doria. Il regista Carlo Sciaccaluga, con la collaborazione della scenografa e costumista Anna Varaldo, ideò una passerella che attraversava piazza San Lorenzo partendo dal palazzo di fronte alla Cattedrale per fermarsi davanti alla scalinata dell’imponente tempio sacro. L’azione si svolgeva dunque in mezzo al pubblico posizionato da una parte e dall’altra della passerella e l’apparizione di Andrea Doria da una finestra del Palazzo contribuiva a calare la vicenda effettivamente nell’antico centro della città con un effetto altamente spettacolare.

In questi giorni lo spettacolo è in scena all’Acquasola, eletto quest’anno a palcoscenico estivo dal Teatro Nazionale. Una scelta felice: centrale, ampio, silenzioso. Un’idea da ripetere anche nei prossimi anni.

Carlo Sciaccaluga ha ripreso lo spettacolo dello scorso anno, recuperando quindi la passerella sospesa fra due strutture che si sostituiscono al Palazzo e alla Cattedrale. Inevitabilmente si è persa la magia dell’ambientazione storica, tuttavia si è recuperata una dimensione più “teatrale”, acusticamente protetta, che ha consentito anche una maggiore percezione della parola, dei dialoghi bellissimi del testo di Schiller.

Un momento dello spettacolo (Foto Federico Pitto)

 

Un’operazione, insomma, felice che ha consentito al pubblico di vedere (o rivedere) uno spettacolo affascinante. Il dramma di Schiller investe non solo la sfera politica ma fa emergere le differenti passioni dei singoli personaggi, dalla sfrenata ambizione di Giannettino al saggio paternalismo di Andrea Doria, dalla cieca fiducia negli ideali repubblicani di Verrina alla sofferente ambiguità di Fiesco. Sciaccaluga ha lavorato con attenzione sul testo utilizzando qua e là anche il genovese per una maggiore caratterizzazione della storia. Rispetto allo scorso anno ha modificato il finale aggiungendo una scena per una maggiore comprensione dell’esito finale della tragedia. Felicemente risolta è anche la caratterizzazione dei personaggi a ognuno dei quali il giovane regista ha conferito uno specifico stile di recitazione atto a svelarne il carattere e i sentimenti più profondi. Fra danze (i movimenti coreografici erano di Alessandra Manari), duelli (maestro d’armi, Giovanni Sciaccaluga), monologhi, scontri appassionati, in un’atmosfera tetra e tesa, l’azione si snoda fluida per circa due ore catturando gli spettatori sistemati nelle due “platee” intorno alla passerella. Rispetto allo spetta, nella scalinata della Cattedrale e in piedi ai margini della piazza. Ottimi gli attori:  Simone Toni è stato uno straordinario Fiesco, Aldo Ottobrino ha costruito con abilità la contorta personalità di Giannettini, Roberto Sepi è stato un autorevole Verrina, Andrea Nicolini (autore anche delle musiche) ha dato corpo e voce profonda al vecchio saggio Andrea Doria. Intorno a loro gli altri componenti del cast, tutti perfettamente in parte: Francesco Sferrazza Papa (Borgognino), Rabii Brahim (Muley), Barbara Giordano (Eleonora), Irene Villa (Giulia), Chiara Vitiello (Berta), Melania Genna (Arabella).

Applausi calorosissimi e meritati. Repliche fino al 14 giugno.