«Avendo poi l’Italia per lungo spazio di tempo, patito grandi inondazioni de’ barbari, s’era spento ogni lume di scienza e come se tutti gli uomini fussero stati soprapresi da grave letargo d’ignoranza, vivevan senz’alcun desiderio di sapere…», Scriveva così nel 1581 Vincenzo Galilei, padre di Galileo, nel suo Dialogo della musica antica e della moderna. Una lettura fortemente negativa del Medioevo al quale allora si guardava, da ogni angolazione, come a un periodo di barbarie. Il Medioevo è stato naturalmente rivalutato nelle epoche successive e da molto tempo ormai si guarda a quei secoli con rinnovato interesse come a una fase di forte trasformazione sociale ed economica. Come è noto Il Comune di Genova ha avviato in questi mesi una rassegna dedicata a Ianua Medievale e nei giorni scorsi “La Repubblica” ha offerto ai propri lettori un bel libro realizzato in collaborazione con l’Università di Genova. Genova medievale – Mirabilia urbis è un agile volume a cura di Fabrizio Benente (professore ordinario di archeologia cristiana e medievale all’Università di Genova) e di Massimo Minella (vicecaporedattore dell’edizione genovese di «Repubblica») che offre attraverso una serie di agili saggi uno spaccato suggestivo sulla Genova antica: «Una città …. – scrive Minella – che potremmo definire globale, ancor prima che questa parola diventasse di pubblico dominio e venisse utilizzata a volte in termini impropri. Globale come la Genova medievale sapeva essere, uno spazio in cui genti e popoli differenti sapevano dialogare al di là dei loro credi e delle loro provenienze».
Una città aperta, insomma, che proprio in quei secoli gettò le basi per la sua grande ascesa economica e politica che nel XVI secolo ne fece una protagonista della scena europea, con un potere finanziario tale da consentirle di finanziare il re di Spagna.
Il libro si articola in una serie di brevi saggi dal taglio divulgativo, ognuno affidato ad uno storico e dedicato a un Palazzo, a un monumento, a un aspetto della Genova del tempo. Dopo l’introduzione di Luigi Pastore (caporedattore dell’edizione genovese di «Repubblica») e la prefazione di Massimo Minella, dunque, si susseguono gli interventi di Clario Di Fabio (La lapide di Simonetta e Percivale Lercari e la Commenda di San Giovanni di Prè), Gianluca Ameri («Quasi pro miraculo»: il Sacro Catino), Anna Boato (La piazza medievale degli Embriaci – ora di Santa Maria in Passione -: un luogo carico di storia), Sandra Macchiavello (Il cartolare di Giovanni Scriba: un manufatto emblematico), Valentina Ruzzin (Il Trattato di Ninfeo, quel documento che cambiò la storia della Repubblica di Genova), Stefano Francesco Musso (Medioevo riscoperto ne restaurato: tracce autentiche e ipotesi creative), Massimo Minella (Guardare il porto con occhi antichi), Paolo Guglielmotti (Piazza San Matteo dalla fine del Duecento: la nuova proposta dei Doria), Lucina Napoleone e Daniela Pittaluga (Palazzo San Giorgio: il restauro del Medioevo alla fine del XIX secolo), Aurora Cagnana (I sarcofagi di San Lorenzo e l’origine del cristianesimo a Genova). Chiude il volume una intervista di Minella a Fabrizio Benente sulle iniziative della rassegna del Comune e sulle prospettive di studio intorno alla storia della nostra città.
Un bel libro, insomma, da leggere e conservare per conoscere un po’ di più il passato di Genova che si riverbera sul presente e sul futuro.