Grande successo per A midsummer night’s dream di Benjamin Britten che ieri sera ha inaugurato la stagione lirica del Carlo Felice di Genova, in collaborazione con la Royal Opera House di Muscat. Una serata all’insegna della musica e della cultura come sottolineato dai saluti iniziali del sovrintendente Claudio Orazi, del sindaco Marco Bucci e del presidente della Regione, Giovanni Toti.
Per l’occasione il teatro ha registrato il tutto esaurito con la presenza di grandi personalità della politica locale, fra cui il viceministro Edoardo Rixi, la parlamentare Ilaria Cavo e il senatore Luca Pirondini.
Composta nel 1960 in occasione della riapertura della Jubilee Hall di Aldeburgh, sede del famoso festival fondato dal compositore britannico nel 1948, l’opera si ispira liberamente all’omonima commedia di William Shakespeare di cui Britten adatta il testo insieme a Peter Pears con alcune piccole modifiche per renderne più scorrevole la trama. Una scelta dettata dalla grande passione per l’opera del poeta inglese e per il suo grande potenziale drammaturgico.
La storia, infatti, si svolge su tre diversi piani narrativi – il regno delle fate, le vicende dei giovani ateniesi innamorati, il gruppo di artigiani aspiranti attori – che Britten riesce a rendere magistralmente in musica con un uso sapiente dell’orchestrazione e delle voci. Trait d’union dei tre piani è l’affascinante atmosfera onirica e fantastica della notte di mezza estate che viene esaltata dalla musica. Il compositore britannico inserisce, inoltre, diverse citazioni alla storia dell’opera, quasi un tributo tanto dal punto drammaturgico quanto su quello musicale, e citazioni musicali popolari e ironiche, come nel caso della parodia della Lucia di Lammermoor presente nella sezione metateatrale del terzo atto.
Al centro della narrazione vi sono il re delle fate, Oberon, interpretato dal valente Christopher Ainslie, a cui Britten conferisce l’inusuale voce di controtenore per esaltarne il personaggio e la foresta popolata da fate, caratterizzata da oniriche voci bianche, abilmente rese dal Coro diretto da Gino Tanasini.
L’inizio è in medias res. In un bosco misterioso e incantato, scenicamente incorniciato da un rettangolo luminoso in cui gli alberi si muovono creando diversi spazi d’azione, l’armonia delle fate viene rotta da una contesa: Oberon, infatti, è geloso della regina Tytania, impersonificata dal potente soprano Sydney Mancasola, che ha preso con sé un piccolo paggio indiano.
Pertanto, insieme al folletto Puck – le cui vesti sono ricoperte dal coinvolgente performer Matteo Anselmi – escogita un piano per sottrarglielo. Nel frattempo, tra gli alberi prendono vita le vicende delle due coppie di innamorati ateniesi: Ermia e Lisandro, Demetrio ed Elena, interpretati rispettivamente dagli appasionanti Hagar Sharvit, Peter Kirk, John Chest e Keri Fuge. Su di loro ricadrà lo stesso incantesimo, dettato da Oberon, demiurgo dell’opera, sotto gli occhi divertiti di Puck per le follie d’amore umane e non solo. E sempre in questa notte lunghissima al chiaro di luna, c’è anche un gruppo di artigiani maldestri, aspiranti attori, ansiosi di esibirsi in uno spettacolo per i sovrani Teseo e Ippolita, che porti in scena le vicende di “Piramo e Tisbe”. L’ottima regia di Laurence Dale insieme alla scenografia di Gary MacCann e alle luci di John Bishop creano un continuo alternarsi di atmosfere sognanti, drammatiche e comiche che rendono l’opera capace di sorprendere, vaneggiare, sorridere e sognare.
Sul podio dell’orchestra il direttore Donato Renzetti ha saputo equilibrare il delicato rapporto tra buca e palcoscenico, con un risultato eccellente.
Fragorosi gli applausi finali per tutto il cast!