Micheletti e Fisch per una splendida Vedova allegra

Ci voleva proprio uno spettacolo come La vedova allegra di ieri sera al Carlo Felice.

Gli ultimi appuntamenti lirici avevano fatto registrare un sensibile calo di pubblico (un dato, va detto, comune a quasi tutti i teatri della penisola) e un livello qualitativo (naturalmente a parere dello scrivente) non eccelso. Premesse preoccupanti in  vista del lancio della nuova stagione in gennaio.

Ieri sera, però, la situazione è parsa del tutto diversa. Platea gremita e spettacolo di altissimo livello sotto tutti i punti di vista.

Insomma un eccellente modo di chiudere un anno sciagurato e salutare con fiducia il nuovo.

La vedova allegra è il capolavoro indiscusso di Franz Lehar e con Il pipistrello di Johann Strauss junior la celebrazione più raffinata, ironica e nostalgica di una Vienna ormai condannata al declino.

Proprio quel misto di sentimenti opposti è la chiave del successo di una partitura che regala melodie affascinanti, ritmi vitali e soprattutto è dominata dal valzer.

Elisa Balbo, elegante Anna Glawari

 

Mettere in scena un lavoro del genere è estremamente complesso per due ragioni: occorre innanzitutto trovare un perfetto equilibrio fra divertimento e malinconia senza cadere nell’avanspettacolo da una parte o nell’eccessivamente serioso dall’altra; e occorre trovare interpreti capaci di recitare e di cantare, il che non è sempre facile.

Il Carlo Felice si è affidato a due artisti ineccepibili quali Luca Micheletti e Ascher Fisch.

Luca Micheletti  ha firmato la nuova versione drammaturgica italiana. Non solo: ha curato la regia e sul palcoscenico ha vestito i panni del conte Danilo.

La sua rilettura, nel rispetto di Lehar, ha assicurato un’azione spigliata, vivace, con battute divertenti, ma senza eccessi, con garbate citazioni (ad esempio da Verdi) e con un ritmo narrativo ineccepibile, anche grazie alla bravura degli interpreti sul palcoscenico.

Il movimento rotatorio tipico del valzer (le coppie che girano su se stesse nello stesso tempo partecipano al movimento circolare delle altre coppie danzanti) ha ispirato le scelte scenografiche di Leila  Fteita: un palcoscenico girevole nel primo atto, una colorita giostra nel secondo. Da segnalare anche l’arrivo di Danilo a bordo di una splendida auto d’epoca e di Anna Glavari su un pallone aerostatico.

Ascher Fisch vanta una solida esperienza nel campo del teatro leggero viennese. E ieri sera lo ha dimostrato. Una direzione, la sua, autorevole, duttile con slanci lirici di raffinata dolcezza, scatti rimici brillanti. L’orchestra lo ha seguito con attenzione regalando una esecuzione globale di notevole livello.

Bene anche il palcoscenico. Un cast affiatato e bel calato nell’azione sia per quanto riguarda gestualità e verve attoriale, sia per quanto riguarda la soluzione della scrittura vocale.

Micheletti, nel ruolo di Danilo, ha dimostrato di saper cantare e recitare in maniera ineccepibile.

Elisa Balbo (sua moglie e sua collaboratrice nella stesura della  versione ritmica) ha evidenziato un bel gusto interpretativo regalando una Anna Glavari scenicamente convincente. Bravissima Francesca Benitez nei panni di Valencienne : la giovane cantante genovese, ben nota ormai al pubblico del Carlo Felice, ha confermato le sue qualità vocali unite a una divertente e piacevole presenza scenica. Filippo Morace è stato un simpaticissmo Barone Zeta, Pietro Adaini ha messo al servizio dell’innamorato Camille una voce solida, a tratti persino troppo esuberante. Bravissimo infine Ciro Masella nella parte del comico Njegus.

Francesca Benitez, brava e simpatica Valencienne

 

Per la cronaca il secondo atto è stato turbato da un incidente scenico, un guasto al palcoscenico retrostante che avrebbe dovuto avanzare dopo la discesa del palcoscenico centrale con la giostra per consentire il posizionamento dell’ultima scena (chez Maxim). Il blocco improvviso del palcoscenico ha comportato un breve intervallo fuori programma che non ha turbato il pubblico né compromesso l’esito felice della serata.