Facile scomodare la rivoluzione pop per raccontare Andy Warhol (1928-1987) e lo fa anche la piacevole mostra, seppur essenziale, ai Magazzini del Cotone di Genova curata da Edoardo Falcioni e prodotta da Navigare srl col patrocinio della Regione Liguria e di GenovaMoreThanThis. Già, perché come tutte le cose belle, “Andy Icona Pop” sembra durare l’espace d’un matin, e sicuramente non si può perdere. Una promessa di felicità, tanto più che ha un punto di forza, la consulenza musicale del critico Red Ronnie per la parte che più penetra nell’immaginifico e nelle corde del visitatore.
Immersive le stanze che trovano il clou nelle sale centrali, tra televisioni analogiche e allestimenti futuribili, spaesanti, seppur giocati su semplici elementi come il “total alluminio” che ricopre pareti ed è utilizzato per il manichino, il ventilatore, la scala e cuscini che ciondolano dal soffitto, letteralmente squarciati dai blocchi di colore che connotano l’opera di Warhol, tra cui tre serigrafie su carta da parati “Cow”. Non si può non soffermarsi su “John Travolta, Diane von Furstenberg e donna non identificata” del 1980 e con la stessa tecnica su “Sting” del 1987, “Boy George” del 1985, ma anche sulla serigrafia su carta, Unique, “Shadow” del 1981. Se vogliamo essere meno onirici e più con i piedi per terra, in mostra è stato ricostruito meticolosamente l’ambiente della Factory di Warhol. Proprio la sua Factory, non una semplice galleria, il cui concetto risultava ormai superato, ma una “fabbrica” tutta sua, dove poter produrre ogni genere di cosa.
Oltre alla denuncia sociale, ben condensata nel delirio di massificazione dei consumi, quello che si coglie in pieno è l’inedita visione dell’arte di Warhol, dai primi film degli anni Sessanta alla carriera da produttore, sino al ruolo azzeccatissimo di manager e produttore, come per la band rock The Velvet Underground. Ecco dipanarsi la sezione delle cover, di cui è regina indiscussa quella dell’album “Sticky Fingers” firmata The Rolling Stones, pietra miliare della storia moderna. Senza contare “Love You Live” del 1977 o “Made in Spain” per Miguel Bosè, 1983 e, orgoglio italianissimo, “Jazz” di Loredana Bertè.
Si aggiunga il fascino dei cimeli come la chitarra e la cover “Liza Minelli Live At Carnegie Hall” del 1981 autografati oppure la chitarra e il cappello Michael Jackson con rivista “Time” del 1985 sempre autografati.
“La rivoluzione warholiana – scrive nel catalogo Edoardo Falcioni, curatore della mostra – non si è limitata solo ad innovare ciò che veniva rappresentato sulla tela, ma è arrivata a modernizzare completamente persino il modo stesso di fare arte, ossia la tecnica con cui venivano realizzate le opere”. Nella musica Warhol trovò l’immediatezza, la comunanza di aspirazioni.
“La musica è sempre stata un vettore di emozioni importantissimo, determinante – dichiara Red Ronnie – Andy Warhol lo sapeva bene. Lui che, ancora squattrinato, nel 1949 aveva iniziato la carriera disegnando copertine di dischi per la Columbia Records, come A program for Mexican music o di artisti jazz come Kenny Burrell o Thelonious Monk. A metà degli anni ’60 Warhol è già un artista famoso. Ma lui sa che la musica gli può dare un ulteriore impulso, proiettandolo in un mondo che amplifica tutto ciò che tocca. Potrebbe approcciare qualsiasi artista famoso. Ma è lui a voler essere il protagonista. Quindi ha bisogno di scommettere su qualcuno che non ha successo, per dimostrare che è lui ad essere l’Artista”.
Andy Icona Pop ai Magazzini del Cotone di Genova è aperta tutti i giorni: dalle ore 9.30 alle 20.30 dal lunedì al venerdì. Weekend e festivi dalle ore 9.30 alle 21 (la biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura). Aperture speciali : il 31 dicembre la mostra è aperta dalle 9.30 alle 18.30, il 1° gennaio dalle 10.30 alle 21 e il 6 gennaio dalle 9.30 alle 21. I biglietti si possono acquistare on line sul circuito Etes (costo tra i 10 e gli 8 euro + prevendita) oppure alla biglietteria della mostra. Bookshop con gadgets di tutti i tipi.