Il centenario di Gassman nella grande mostra a Palazzo Ducale, ben oltre “Il Mattatore”

Ci sono i tanti volti di Vittorio Gassman e gli abissi della sua anima nella bella mostra di Palazzo Ducale a Genova aperta sino al 18 settembre per il centenario dalla nascita (biglietti 10euro e 8euro).

La curatela di Alessandro Nicosia, Diletta d’Andrea Gassmann e Alessandro Gassmann sulle prime apparentemente divulgativa riesce, dopo le sale informative iniziali ,come da copione, a trasferire emozioni, ricordi, ben oltre la lunghissima serie di successi di una vita che ha attraversato i grandi cambi sociologici, politici ed economici. Un processo che conduce dritti all’oggi. Tanti apprezzano i cimeli, le lettere d’amore, i quiz per il figlio, i costumi di scena o ancora i filmati, ma quello che aleggia su tutto è la fotografia cultuale, di malinconica e inseparabile bellezza. Sono fotografie che, per dirlo alla Barthes, incarnano presenza. Questa lichtbild (immagine di luce) accompagna il visitatore nelle diverse zone, da esse emana una “muta apostrofe”, una formula salvifica di testimone, di immortalità, proprio come accade nel guardare i capolavori di Gassman e come ricordano le frasi a tutta parete.

“L’arte dell’attore differisce da tutte le altre perché è l’unica in cui l’artista usa sé stesso come strumento”, si legge a pochi passi dall’entrata. Un concetto chiave, in cui l’uomo passa continuativamente da homo faber a homo ludens, riavvolgendo e superando le resistenze della realtà materiale. C’è anche l’omaggio alla sua Genova, dove era nato (per la precisione a Struppa): ad ancorarlo alla Superba – si legge- furono lo spirito avventuroso da viaggiatore, alcune amicizie durature, il tifo per il Genoa, progetti artistici come il monumentale spettacolo “Ulisse e la
Balena Bianca” che inaugurò le Colombiadi e “L’addio del Mattatore” o il recital che debuttò nel 1998 al Carlo Felice. C’è anche un filmato di Gassman nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale e soprattutto si può visionare un episodio di “Rai Tre Cammin leggendo” in cui definiva i genovesi come “viaggiatori ed emigranti, gente operosa, oculata, capace di grandi imprese”.

Tra le altre sezioni suggerite piace ricordare il Teatro popolare italiano, la Bottega Teatrale di Firenze, solo per citarne alcuni, e l’Accademia d’Arte Drammatica in cui Vittorio Gassman trovava anche gli amici di una vita come Luigi Squarzina e Carlo Mazzarella oppure Luciano Salce, Adolfo Celi, Vittorio Caprioli, Nino Dal Fabbro, Mario Landi, Luciano Lucignani, Umberto Magaldi e Neri Mazzocchi. Poi la televisione dove iniziò e finì nel segno de “Il Mattatore” e dove trasmise anche le prime prestigiose interpretazioni teatrali: Amleto, Kean, Edipo Re.

Su tutto il cinema, in cui è ben messo in evidenza il sodalizio umano e artistico con Dino Risi che lo diresse in sedici film, mentre Mario Monicelli puntò per primo sulle sue doti comiche ed Ettore Scola fu suo regista per nove volte. Le parti in cui si confrontava furono spesso ciniche, egocentriche, sleali ma sempre vive e carismatiche, mai superficiali. Tanti i successi internazionali mentre la prima regia cinematografica per l’allungo in avanti prodigiosissimo della carriera, fu la firma a quattro mani con Francesco Rosi di “Kean – Genio e sregolatezza”.

Sarebbe inutile passare in rassegna in questa sede i tanti capolavori o una modesta selezione degli stessi, ma può esser ancora d’uopo citare l’amore di Gassman di una vita per la poesia e per
la scrittura dall’esordio letterario del 1965 con il romanzo “Luca dei numeri” sino alle letture delle poesie di Leopardi, Foscolo, Saba, Pascoli, d’Annunzio, Pavese, Brecht. Del 2000 il libro con quattro CD di reading “Antologia personale. Poesia italiana dell’Ottocento e del Novecento”. Una sorta di testamento dell’anima che, di fatto, esce postumo. Tutto il resto è storia. O meglio: leggenda.