Dal duo al trio al quartetto. I “Concerti-aperitivo” ideati al Teatro Sociale di Camogli dal direttore artistico e sovrintendente Giuseppe Acquaviva, hanno dedicato ampio spazio alla produzione cameristica di Johannes Brahms, figura centrale nella storia della musica del secondo Ottocento, considerato per certi aspetti “conservatore”, per altri “progressista”. L’equivoco si deve al noto musicologo Eduard Hanslick che nella sua polemica contro Wagner e la musica dell’avvenire, vide in Brahms il paladino della letteratura classica. Aveva ragione solo in parte. Perché se è vero che Brahms si dedicò essenzialmente alle forme ereditate dal classicismo viennese (dalla sinfonia al quartetto a tutta la ricca produzione cameristica), è anche vero che il suo linguaggio, legato (al pari di quello di Wagner) all’ultima esperienza beethoveniana guardava decisamente avanti. Tanto che un compositore “rivoluzionario” come Schoenberg scrisse un articolo dal titolo “Brahms il progressivo”.
Brahms, dunque, è ricco di sfaccettature che lo rendono ancora più interessante. E il suo settore cameristico è certamente fra i più complessi e stimolanti dell’intero XIX secolo.
Protagonisti del ciclo di Camogli sono stati essenzialmente la violinista Francesca Giordanino e il violoncellista Marco De Masi, duo (nella vita come nell’arte) perfettamente affiatato che in combinazione con due diversi pianisti (Simone Sammicheli e Clarissa Carafa) nelle scorse settimane hanno affrontato la sezione “duo” e “trio”.
Domenica prossima (ore 12) con la collaborazione di Riccardo Memore (viola) e Clarissa Carafa (pianoforte) eseguiranno lo splendido Quartetto per archi e pianoforte n.1 in sol minore op. 25.
Scritto fra il 1861 e il 1862, il Quartetto sembra voler tornare ad una dimensione classica, attingendo a una formazione che era stata trattata genialmente da Mozart. I quattro movimenti (Allegro, Intermezzo, Andante con moto e Rondò alla zingaresca), dalla scrittura irta di difficoltà, delineano un percorso musicale quanto mai vario dalla maestosità cupa del primo movimento alle movenze popolaresche dell’ultimo, passando attraverso la malinconia dell’Intermezzo e la incisività ritmica del terzo.
Una pagina insomma da ascoltare anche per la bravura dei quattro interpreti che abbiamo avuto il piacere di ascoltare in prova nei giorni scorsi e che affrontano la partitura con temperamento e bell’equilibrio fonico, in una dialettica calibrata e rigorosa nella evidenziazione tematica.