Rumori fuori scena: il Genovese riapre con il botto

Era il 1983 quando Attilio Corsini portava in scena con la sua eccellente compagnia “Attori e Tecnici”, Rumori fuori scena che l’allora cinquantenne drammaturgo e scrittore inglese Michael Frayn aveva da poco scritto. Un successo clamoroso, accresciuto una decina d’anni dopo dall’uscita del film omonimo firmato da Peter Bogdanovich con Michael Caine e Christopher Reeve fra i protagonisti.

Da allora più compagnie hanno nel tempo ripreso il fortunatissimo copione. Fra queste anche “The Kitchen Company” che ne ha fatto qui a Genova il proprio “cavallo di battaglia” tanto da conquistare negli anni ben 55.000 spettatori.

Una prova dello spettacolo

 

E ieri la stessa Compagnia ha riproposto lo spettacolo per la duecentoventisettesima volta (sia pure con un cast rinnovato) in occasione dell’inaugurazione della nuova stagione del Politeama Genovese. Successo garantito e addirittura già aggiunte nuove recite tanto che si potrà vedere il capolavoro di Frayn fino al 18 ottobre.

Rumori fuori scena è uno splendido saggio comico nel quale una sgangherata compagnia di attori vive l’incubo della realizzazione di una rappresentazione teatrale. Tre atti e tre differenti  visuali di uno stesso copione: la prova generale condotta in assoluta emergenza, il debutto fra tensioni e paure visto da dietro le quinte e una delle ultime repliche in un teatrino di provincia in un clima assolutamente delirante.

Frayn con ironia e genialità porta, dunque, lo spettatore dentro il teatro. Non è importante la storia, non esiste neppure. Quel che conta è il rapporto fra gli attori, le debolezze, gli amori contrastati che dividono il cast e, soprattutto, gli incidenti di scena, gli inconvenienti che non ci si aspetta e che possono destabilizzare un interprete facendo saltare l’organizzazione di una scena: basta un oggetto spostato o dimenticato dietro le quinte e i nervi dell’attore protagonista di quella scena  sono messi a dura prova! Frayn, insomma, costruisce un’azione teatrale nella quale i colpi di scena sono continui:  fondamentale è il sincronismo e il ritmo narrativo, un meccanismo perfetto di entrate e uscite, di gesti che si debbono ripetere identici fra un atto e l’altro. Massimo Chiesa, avvalendosi della traduzione di Filippo Ottoni e della bella scena rotante di Laura Paola Borello, ha costruito uno spettacolo brioso, divertente, dal ritmo incalzante con una puntuale caratterizzazione dei personaggi. Lodevole tutta la compagnia tanto per la coralità dell’interpretazione, quanto per la bravura individuale. Fabrizio Careddu è stato un divertente “regista” (diviso sentimentalmente fra la sua assistente e un’attricetta) , Daria D’Aloia ha vestito con grande simpatia e varietà di sfumature le vesti della governante di casa. Bravissima Susanna Valtucci nel restituire la svampita Brooke che nonostante in scena succeda di tutto, compaiano e spariscano fuori tempo oggetti essenziali all’azione, continua imperterrita a ripetere parole e gesti a lei assegnati dal regista come se nulla fosse. Assai convincente anche la prova del “ladro” Marco Zanutto e bene pure tutti gli altri: Lorenzo Tolusso, Mauro D’Amico, Marco Zanutto, Caterina Cottafavi, Lidia Castella e Fabio Facchini.

Gli applausi finali

 

Innumerevoli le risate a scena aperta e applausi finali calorosissimi e meritati.

Una commedia, insomma, da non perdere.