“Il mio sogno musicale è quello di potermi dedicare a questa meravigliosa scienza, che è la musica, senza sentirmi un inutile perditempo o giudicato come obsoleto o, peggio ancora, fuori del tempo. Il mio sogno musicale è che le cose belle come questa arte siano considerate importanti come mangiare bene, dormire bene e fare l’amore”.
A sostenerlo è Matteo Camponero. Genovese, 35 anni, si è diplomato al Conservatorio “Niccolò Paganini” in composizione e al Conservatorio di Torino in direzione d’orchestra. Nelle scorse settimane ha dato vita a una classe di composizione presso la Scuola musicale di Pegli “Giuseppe Conte”.
Essere compositori oggi, non è facile. Raccontava un mio illustre Maestro alcuni anni fa che da giovane interrogato da un amico del padre su quale lavoro facesse, aveva risposto “il compositore” al che l’altro aveva ribattuto: “Va bene, e come lavoro?”.
Un tempo la società consumava la musica del proprio tempo e ai compositori era richiesta una produzione adeguata. Oggi esiste quasi unicamente il repertorio e le “novità” si contano con il contagocce, sicchè ai giovani che si affacciano al mondo produttivo è richiesto anche uno spirito imprenditoriale per crearsi un proprio spazio e un proprio futuro.
Gli sbocchi possono essere l’affermazione a un concorso autorevole, oppure la commissione da parte di qualche Società importante o di un Teatro di spicco.
“Purtroppo – lamenta Camponero che ha già avuto alcune commissioni e sta lavorando a un quartetto richiestogli dall’Associazione Amici del Teatro Carlo Felice – oggi non c’è mercato. Si scrive quasi per il piacere di farlo, ma le prospettive sono poche. Bisogna organizzarsi. Nel marzo del 2023 tre giovani compositori miei colleghi, Paolo De Iorio, Salvatore Padula e Gabriele Petouchoff, hanno creato la “Nuova fucina musicale”, un’associazione di cui faccio ora parte e che intende dare la possibilità a musicisti emergenti di far sentire le proprie creazioni, in un costruttivo confronto fra artisti e con il pubblico. In questa ottica si è anche formata una “Nuova Orchestra Genovese”, un gruppo strumentale che nel suo interno ha diverse formazioni minori, adatte dunque a esecuzioni cameristiche con organici differenti. L’obbiettivo, dunque, è quello di programmare periodici appuntamenti musicali cercando di farci conoscere a un pubblico si spera sempre più ampio.”
Camponero sul piano stilistico si definisce un neoclassico: “I miei punti di riferimento sono Haydn, Mozart, Beethoven e poi Ravel e Stravinskij. Credo nel valore delle strutture compositive solide del passato che garantiscono sempre la buona riuscita di un prodotto artigianale, prima di tutto, e poi artistico a seconda della genialità del compositore”.
E a proposito di “iniziative” nel gennaio 2022, Camponero ha aperto un canale youtube e lanciato un vero e proprio manifesto parlando forse un po’ ottimisticamente (ma se non credono nel futuro i giovani, chi ci può credere?) di “Nuovo Rinascimento Italiano”.
“L’obiettivo primario – ha scritto il giovane compositore – è quello di restituire gli artisti all’Arte, vale a dire consentirgliene la professione, speranza utopica per tutti i giovani attualmente diplomati e talentuosi privi di “significative amicizie”. Se gli artisti verranno restituiti all’Arte così lo saranno anche i suoi spazi e patrimoni culturali, tornando ad essere lo scenario che da sempre ha ispirato i geni alla creatività. La “bellezza”, come valore cardine sarà la stella guida della nostra missione, volta a dimostrare che vi è ancora molto da dire in tal senso, se pur gli ultimi decenni hanno convinto del contrario lo spettatore, che ora infatti rifugge da ogni tipo di modernismo se non canonizzato ad almeno un secolo fa. […] Occupandomi personalmente della materia Musicale mi impegnerò a sviluppare una vetrina, attraverso un canale YouTube, dedicata alle migliori composizioni contemporanee, per dare lustro alla mia città e ai miei colleghi che come me stanno cercando di crearsi una posizione in questo ambiente. […] Per questo ho dato il titolo di Rinascimento a questo mio sogno diventato ora Manifesto, perchè è insito in esso la ricerca di una vera e propria “armonia” fra le discipline, caratteristica di tempi antichi, per non dire perduti, che sta solo a noi rievocare, attraverso lo studio ma soprattutto l’amore per le nostre radici e la nostra storia. E’ più difficile restare che andarsene, per questo “Il Nuovo Rinascimento Italiano e la Scuola di Genova” sono la mia sfida, la mia preghiera”.