Nella storia di Genova gli anni Settanta del secolo scorso sono stati caratterizzati da tensioni e contraddizioni.
La città era ben diversa da quella di oggi e viveva contraddizioni sociali, politiche e culturali molto forti. Nel 1974 era stato rapito Mario Sossi, nel 1976 l’assassinio di Francesco Coco e della sua scorta da parte della Brigate Rosse segnava una escalation di violenza che aveva sconvolto il Paese e Genova in particolare. I cosiddetti “anni di piombo” con un ulteriore, momento drammatico per la città: proprio oggi è la ricorrenza del brutale assassinio dell’operaio Italsider Guido Rossa, nel 1979.
Una città, dunque, percorsa dalla violenza in un momento fra i più oscuri della sua storia più recente; e nello stesso tempo, però, animata da una sorta di reazione culturale che portò alla nascita di molteplici iniziative destinate a incidere fortemente sul suo futuro. In campo musicale, con la nascita di complessi che inventavano spazi e programmi diversi (dalla Orchestra di Genova diretta da Antonio Plotino ai Cameristi fondati da Nevio Zanardi con i concerti domenicali all’Oratorio di San Filippo) e in campo teatrale con la fondazione nel 1975 del Teatro della Tosse e nel 1976 del Teatro dell’Archivolto.
Proprio nel 1975 Tonino Conte, regista, drammaturgo, poeta, fondatore con Aldo Trionfo e Lele Luzzati del Teatro della Tosse, scriveva “Una settimana di bontà”, un testo ironico, aggressivo, in cui di “buono” non c’era nulla perché le sette scene corrispondenti ai giorni della settimana mostravano, in uno stile esilarante e assurdo, la ferocia e la crudeltà individuale e collettiva.
Quel testo è rimasto inedito fino a ieri. E ieri il figlio Emanuele Conte lo ha proposto in prima nazionale nella sala Campana del Teatro della Tosse, aggiungendo al titolo l’anno “1975”.
Emanuele Conte nel riprendere il testo del padre, ha giocato, dunque, sulla memoria, vedendo in questa settimana di finta bontà il mezzo per riflettere su un momento della nostra storia così lontano eppure ancora così vicino.
Gli attori hanno i loro sei piccoli camerini sul fondo del palcoscenico e lì si cambiano fra una scena e l’altra. La scena stessa è dominata da una impalcatura alla quale si aggiungono semplicemente un tavolo e qualche sedia. A riempire lo spazio provvedono le luci, articolate, e la musica di Piero Ciampi, di Rino Gaetano, di Dalla, di Gaber e dello stesso Tonino Conte.
Il cast è formato da giovanissimi attori che hanno lavorato egregiamente, con simpatia, con spirito e con ammirevole verve: Ludovica Baiardi, Raffaele Barca, Christian Gaglione, Charlotte Lafaste, Antonella Loliva, Marco Rivolta e Matteo Traverso.
Repliche fino al 2 febbraio.