L’Orchestra Paganini da “promessa” a solida realtà

Era dedicato a Mario Trabucco il concerto dell’Orchestra Paganini ospitato ieri nell’elegante Palazzo della Meridiana. Un doveroso omaggio a un violinista che ha svolto un ruolo di primo piano nell’ambiente musicale genovese come solista, come primo violino dell’Orchestra del Carlo Felice, come primo violino dei “Cameristi”, come componente di altre formazioni cameristiche e come didatta. E ha lasciato un bellissimo ricordo di sé sul piano umano in tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo.

Palazzo della Meridiana non è stato scelto a caso per il concerto inserito nel ciclo “Gems a la Paganini” organizzato dagli “Amici di Paganini”. Non solo infatti gli Amici vantano un rapporto stretto con il Palazzo che da anni ormai ospita manifestazioni paganiniane, ma il presidente della Fondazione Palazzo della Meridiana, Davide Viziano, è anche presidente dell’Orchestra.

Vittorio Marchese ha proposto per la serata un programma particolarmente interessante, articolato in due parti nettamente distinte.

Nella prima largo agli enfant prodige con il Divertimento K 137 che Mozart scrisse a 16 anni e la Sinfonia n.10 per archi che Mendelssohn creò fra i 12 e i 14 anni. In mezzo alle due partiture, una trascrizione felicemente realizzata da Michele Trenti della Sonata n.1 dal “Centone” M.S. 112 di Paganini originariamente per violino e chitarra e qui per violino e archi.

I tre lavori hanno evidenziato la compattezza e la maturità del complesso ammirevole soprattutto per l’eleganza del fraseggio e la duttilità del suono. Quest’ultimo aspetto è risaltato appieno nel passaggio da Paganini a Mendelssohn , attaccato con una profondità di suono, una corposità davvero ammirevole. In Paganini si è confermato brillante solista Filippo Taccogna che il pubblico genovese ormai conosce da tempo e che a una indubbia freschezza tecnica unisce una crescente maturità espositiva.

Filippo Taccogna

 

Seconda parte e clima musicale totalmente diverso con il complesso e affascinante Concerto grosso n.1 di Bloch, un compositore ancora troppo poco conosciuto e frequentato e che ha invece lasciato opere di notevole spessore e interesse. Fra queste appunto il Concerto eseguito che si fa ammirare per la varietà interna, la spigolosità di certe parti e di contrasto la fluida cantabilità di altre come la Pastorale e la danza rustica. A concludere il lavoro, poi, una fuga vorticosa che impegna davvero a fondo l’intero strumentale. Il complesso ne ha offerto una esecuzione lodevolissima per coesione e chiarezza espositiva. Brava la pianista Lisa Amirfeiz e lodevoli tutte le prime parti chiamate a interventi solistici.

Applausi calorosissimi e meritati da una platea affollatissima per un’Orchestra che non è più semplicemente una “promessa”, ma una bella e solida realtà.