Parlami d’amore Mariù, le note di Bixio per raccontare l’Italia del Novecento

E’ partito bene, ieri sera, il Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Un appuntamento irrinunciabile nell’estate ligure, vetrina, spesso, per spettacoli che poi girano i teatri nelle stagioni successive. Quest’anno, naturalmente, il programma è stato ridimensionato, ma l’avvio  è risultato gradevole e ben strutturato.

Paolo Conticini e Rocio Munoz Morales

Nei disegni iniziali del direttore artistico Stefano Delfino l’inaugurazione avrebbe dovuto coinvolgere il regista Francesco Bellomo premiato lo scorso anno  per “Liolà”. Il progetto di Bellomo aveva un progetto tutto al femminile che tuttavia non appariva compatibile con le norme anticovid. Ha allora “inventato” un nuovo spettacolo fra musica e prosa, prendendo spunto dal centenario della casa musicale Bixio fondata, appunto nel 1920 da Cesare Bixio, il primo autore di canzoni in lingua, da Mamma a C’è una strada nel bosco a Parlami d’amore Mariù. Quest’ultima, famosa in tutto il mondo ha dato il titolo al lavoro di Bellomo che si basa su un testo scritto da Paolo Logli. Sul palcoscenico Paolo Conticini affiancato da Rocio Munoz Morales e Alessandra Ferrara come attrici, dal cantante Alessandro D’Acrissa e dal pianista Andrea Biagioli per gli interventi musicali. Bellomo ha impostato l’esecuzione come una sorta di mise en espace più sviluppata: attori con il copione in mano, dunque, ma anche qualche azione scenica, un supporto scenografico e un grande, vecchio televisore nel fondo a scandire il susseguirsi degli episodi.

L’attrice Alessandra Ferrara

Le canzoni di Bixio fanno infatti da sfondo a varie storie che raccontano i primi sessant’anni del Novecento fino al boom economico annunciato dalla Topolino.

In mezzo episodi della storia italiana: l’emigrazione in America, , la disastrosa avventura coloniale, il fascismo con la dolorosa spaccatura fra partigiani e seguaci di Mussolini.

Gli attori danno voce e corpo ai vari personaggi (lo stesso Bixio e la moglie Mariù, una giovane partigiana, un nipote in cerca di denaro presso la vecchia zia avara, un fascista e un partigiano divisi dalla ideologia ma accomunati dal loro desiderio di rivedere la famiglia), in un alternarsi di momenti ironici e di letture di forte tensione emotiva. E poi le parole cedono il passo alla musica e alle evocative canzoni di Bixio.

Spettacolo fluido, piacevole con alcuni momenti davvero belli. Bravi i tre attori, lodevoli le prove del pianista e del tenore. Unico appunto, l’amplificazione eccessiva della parte musicale che ha appiattito le interpretazioni del cantante e reso un po’ troppo  meccanico il suono del pianoforte.

Il tenore Alessandro D’Acrissa e il pianista Andrea Biagioli

Ingresso in piazzetta contingentato, con il pubblico invitato a mantenere in coda una corretta distanza. E poi posti ravvicinati ma separati da tavole di plexiglass disposte in modo da creare una barriera fra persone non congiunte. Una buona soluzione che probabilmente ha consentito di mantenere qualche seggiola in più.