Storie di pazzie e pugnali da Stradella a Leoncavallo

Era il 24 febbraio del 1607 quando nel Palazzo Ducale dei Gonzaga a Mantova risuonava la squillante Toccata che Monteverdi aveva anteposto all’Orfeo. Non era la prima l’opera della storia, i fiorentini erano arrivati prima e persino il romano De’ Cavalieri aveva già fatto calcare le scene ai suoi personaggi sia pure in un Oratorio. Certamente però quell’Orfeo fu la prima opera davvero importante, l’avvio di un teatro musicale che da allora non si è più fermato.

Significativamente il sovrintendente Claudio Orazi ha scelto di far aprire la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione, ieri mattina, dai fiati della sua Orchestra che hanno intonato appunto quella Toccata. Una sorta di ripartenza ideale della stagione lirica dopo il lungo lockdown che ha cancellato quasi una stagione e costretto al silenzio tanti nostri cantanti.

A rendere ancora più significativa la scelta, anche l’idea di inaugurare il breve cartellone (tre titoli fino a dicembre oltre a sei concerti) con Il Trespolo tutore che Alessandro Stradella (l’Orfeo romano come lo chiamavano i genovesi) mise in scena al Teatro del Falcone nel 1679, tre anni prima di essere pugnalato in piazza Banchi da due sicari ingaggiati da un marito potente e geloso.

Il Trespolo tutore, esempio importante di opera comica ante litteram nella quale sono i protagonisti maschili a impazzire e a rinsavire (nell’Ottocento la pazzia sarebbe stata coniugata essenzialmente al femminile con qualche eccezione in Donizetti) andrà in scena il 1° ottobre con un’anteprima il 29 settembre e una replica il 2 ottobre. Sul podio salirà Andrea De Carlo, mentre la regia porta la firma di Paolo Gavazzeni (nipote del grande e indimenticato direttore Gianandrea Gavazzeni) e Pietro Maranghi e le scene sono di Leila Fteita. Interpreti saranno Marco Bussi, Raffaella Milanesi, Carlo Vistoli, Jian Sancho, Silvia Frigato e Paola Valentina Molinari.

Il 27 novembre (sei repliche fino al 6 dicembre) largo all’operetta con uno dei titoli più celebri del repertorio viennese, “La vedova allegra” di Franz Lehar. Firmerà lo spettacolo il regista Luca Micheletti che vestirà pure i panni del Conte Danilo. Sul podio Lorenzo Passerini mentre l’affascinante vedova avrà la voce di Elisa Balbo e la genovese Francesca Benitez canterà nel ruolo di Valencienne. Per scene e costumi tornerà Leila Fteita.

Un figurino per Nedda

Dai pugnali autentici che stroncarono la ancor giovane vita di Stradella al finto pugnale che il 22 dicembre sul palcoscenico del Carlo Felice chiuderà la vita di Nedda: a unirli la gelosia reale nel primo caso, di semplice finzione scenica (anche se ispirata a un autentico fatto di cronaca) nel secondo. Pagliacci opera manifesto del verismo per quelle parole che Leoncavallo inserì nel Prologo (“… L’autore ha cercato invece pingervi uno squarcio di vita. Egli ha per massima sol che l’artista è un uomo e che per gli uomini scrivere ei deve. E al vero ispiravasi…”) è fra i drammi più violenti del teatro lirico. L’allestimento genovese vedrà il debutto della coppia Francesco Meli e Serena Gamberoni rispettivamente nelle parti di Canio e di Nedda. Cristian Taraborrelli firmerà una regia multimediale con scene virtuali e una serie di telecamere piazzate in teatro per ottenere effetti cinematografici. L’idea delle scene virtuali fu già sperimentata, il pubblico genovese lo ricorderà, in una Aida di qualche anno fa e fu francamente una delusione. Il problema non è l’utilizzo delle scene virtuali, ma come le si utilizzano e quindi c’è da sperare che Taraborrelli che ha esperienza nel campo metta in piedi un progetto innovativo e effettivamente funzionale. Lo spettacolo sarà ripreso da Rai 5. Andriy Yurkevych salirà sul podio dei complessi genovesi.