Romeo e Giulietta – un brutto show salvato da Ugo Pagliai e Paola Gassman

Romeo e Giulietta fonde tutti i generi, tutti gli stili, alternando la grossolanità più rozza  al lirismo più raffinato, ma soprattutto, è un’opera sostenuta da una poesia che oltrepassa il tempo e lo spazio. Non a caso è la tragedia più popolare di Shakespeare. Da questo momento in avanti l’amore e Romeo e Giulietta faranno tutt’uno nell’immaginazione di tutti.

Messa in scena milioni di volte e nelle versioni più svariate ci rimanda sempre quell’emozione voluta e dovuta all’amore puro, rarefatto e senza condizioni. L’enfasi e il lirismo sentimentale senza paragoni del fraseggio amoroso dei due protagonisti, il ballo intrecciato del caso e della malasorte, il sinistro operare dei veleni nel freddo dell’avello, le morti incrociate degli amanti hanno appassionato, e continuano a farlo, tanto i lettori che gli spettatori, avvinti nel binomio di sempre: l’amore che eleva le anime in cielo e la morte che trascina i corpi sottoterra.

Ebbene tutto ciò che celebra il mito in un modo tale da fare assumere alla pièce la funzione di paradigma non può essere manipolato e ridotto a cosa povera e fragile. La versione vista ieri sera al Teatro Ivo Chiesa e ideata da Babilonia Teatri non solo ha impoverito l’intera tragedia, ma ne ha data una visione farsesca poco consona, anche e soprattutto, a chi rappresentava i due eroi del dramma Shakespeariano, due grandi attori del teatro italiano: Ugo Pagliai e Paola Gassman.

Il corto circuito che si esplicita al confronto dell’età tra i giovani personaggi e gli attori poteva senz’altro essere un punto interessante, ma non è stato sfruttato nella maniera giusta. La sequenza di frammenti dal testo classico, è stata contaminata da linguaggi diversi – dalla prosa al playback musicale, dal circo all’aneddotica – attraverso il meccanismo dell’intervista, che spezza l’opera nei suoi nodi cruciali con le domande poste agli attori direttamente da Enrico Castellani, regista mobile che interagisce in voce amplificata dalla platea. Il risultato è un brutto show dal taglio televisivo che mette a nudo la vita di due fantastiche persone che vivono insieme da 53 anni e che del loro privato hanno molto pudore, come lo stesso Pagliai ha affermato in scena.

Un momento dello spettacolo ideato da Babilonia Teatri

 

Interrompere continuamente la recitazione di Shakespeare a vantaggio dei racconti più personali di Paola e Ugo sulle percezioni da dietro le quinte, sulle sfide cui la scena chiama volta per volta, arriva stonato, un’intrusione fuori luogo che al pubblico dà una sensazione che rimanda al Ginger e Fred di Federico Fellini. Il pubblico non si diverte,  è disabituato a vedere i due attori  in un contesto così sperimentale, che li mette allo sbaraglio, come all’inizio in cui sono in balia di un tiratore di coltelli.

Ma malgrado ciò, per fortuna, l’arte vera riesce a trionfare sempre e da un informe marasma esce comunque fuori il bello e l’elegante, grazie a chi il mestiere lo conosce bene e ne ha un profondo amore e rispetto. Il pubblico è a Paola e Ugo che riserva gli applausi finali dopo l’ennesimo errore registico che chiude lo spettacolo sulle note di  “Mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare” di Luigi Tenco.

Lo spettacolo è in scena fino a domani, sabato 22 maggio.