Le emozioni che avvinghiano e accarezzano il pubblico di “Vorrei una voce” lo spettacolo che apre la sezione teatro del festival dell’Eccellenza al femminile (alla Sala Mercato del Modena di Sampierdarena il 15 e 16 ottobre) nascono anche dalla consapevolezza che il teatro in carcere è una bomba ad alto potenziale sociale e artistico da maneggiare con cura.
Tra le diverse e diversamente interessanti esperienze che in tutta Italia sono ormai convogliate in un vero e proprio filone, Tindaro Granata ha scelto una strada personalissima che, da un punto di vista pratico, gli consente di evitare l’intreccio di problemi legati a una tournée nazionale di detenute e che, su un fronte squisitamente drammaturgico, gli lascia liberare un’espressività a tutto tondo.
“Vorrei una voce” è un monologo che intreccia le esperienze personali difficili di un gruppo di donne con i sentimenti evocati dalle canzoni di Mina e con il vissuto dell’attore-autore. Propone alla platea un volo di sentimenti in libertà lievitato in un sezione di massima sicurezza nella Casa Circondariale di Messina. Granata fa proprie le confessioni non dei delitti ma di una quotidianità rimossa della quale le donne, dopo diffidenze e reticenze nei confronti dello strano intruso, si riappropriano abbandonandosi all’onda della musica, scavando inconsapevolmente in se stesse e tra le pieghe di ciò che anche il maestro aveva rimosso, in una sua femminilità segreta e nei primi turbamenti infantili.
L’ultimo concerto di Mina, rivissuto in play back, obbliga tutti a un gioco di identificazione e a un triplice flusso di pensieri in libertà, che in qualche modo si salda all’intero percorso artistico di Granata , da sempre capace di dare voce teatrale senza ideologismi e retorica ai temi più scomodi e spinosi da “Invidiatemi così come ho invidiato voi nel 2013” che affronta la piaga degli abusi sui minori a “Geppetto e Geppetto” storia di un’adozione cercata da una coppia omosessuale .
In questo suo ultimo spettacolo la sfida è anche visiva: gli abiti che, appesi in palcoscenico mandano bagliori di paillettes, gli occhi bistrati dell’artista che imitano il trucco scenico di Mina sfuggono ad ogni sospetto di travestitismo di maniera e lasciano volare una teatralità che va oltre gli schemi.