Al Carlo Felice in scena lo Schiaccianoci, il balletto natalizio per eccellenza

E’ la sera della vigilia di Natale. Nella casa del borgomastro di Norimberga, Clara e Fritz, i suoi due figli, stanno addobbando l’albero. Arrivano gli invitati, gli amici dei due bambini e i loro genitori. Giunge anche Drosselmeyer, il padrino, uno strano tipo con una benda nera su un occhio. Ha portato doni per tutti, per Clara un regalo speciale: uno Schiaccianoci a forma di soldatino che Fritz, geloso, le strappa dalle mani e butta per terra rompendolo. 

Inizia così la versione in forma di balletto di una delle favole più celebri del Natale, “Lo Schiaccianoci”, opera di Čajkovskij – Petipa tratta dal racconto di Ernst T. A. Hoffmann “Schiaccianoci e il Re dei Topi”. E per celebrare le festività comme il faut, tra i regali impacchettati sotto l’albero ecco per il pubblico genovese al Teatro Carlo Felice quello che mancava da qualche anno, il balletto a Natale per la gioia degli appassionati e degli amanti della tradizione. Interpretato dall’Armenian National Opera and Ballet Theatre Ballet, sarà in scena il 21 e 22 dicembre con doppio spettacolo in entrambi i giorni (ore 15 e 20). Dopo le quattro rappresentazioni genovesi lo Schiaccianoci caucasico sarà al Teatro Comunale di Vicenza (il 24 dicembre) e il 28 e 29 al Regio di Parma.

Terzo titolo di balletto composto dal grande musicista russo Čajkovskij dopo il «Lago dei Cigni» (1876) e «La Bella addormentata nel bosco» (1889), «Lo Schiaccianoci » chiude la trilogia che ha letteralmente trasformato il balletto classico. Debuttò il 18 dicembre 1892 al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo; la fonte letteraria del libretto del coreografo Petipa è il racconto di Hoffmann ma nella versione francese “Histoire d’un Casse-Noisette” di Alexandre Dumas padre. Lo scritto di Hoffmann è disseminato di elementi sinistri e diabolici, mentre la narrazione di Dumas era più consona alle vedute di Petipa, che eliminò ogni elemento noir adattando la storia al pubblico dell’alta società russa. La vicenda ripercorre le avventure della piccola Clara, che  dopo la festa e ricevuto il regalo, si addormenta esausta. Durante la notte la bambina sogna incredibili avventure: a fianco del soldatino, animato e trasformato in un principe, sconfigge il pauroso Re dei topi e insieme  al principe Schiaccianoci si avvicenderanno nel Regno dei Dolciumi, del quale diventeranno i sovrani.

 

Scena d’insieme del Valzer dei fiocchi di neve

“Lo Schiaccianoci” è un classico che esercita un fascino perenne, ha la capacità di riproporsi sempre diverso eppure sempre uguale a se stesso. In questo caso non si assisterà a una versione “moderna” o “d’autore”: la compagnia armena porta in scena una versione fedele all’originale, emblema della tradizione ballettistica russa. La coreografia di Georgy Kovtun ripercorre infatti i passi di Marius Petipa e Lev Ivanov con lo scopo di restituire lo splendore della sua veste ottocentesca. Nei decenni passati tantissime sono state le originali rivisitazioni e variazioni sul tema che hanno affascinato il pubblico mostrando la creatività di coreografi di fama come John Neumeier, Roland Petit, David Bintley, Maurice Béjart, Jean-Cristophe Maillot. Alcune – come la versione di Rudolf Nureyev in scena alla Scala proprio in questi giorni sino a gennaio – sono entrate nel repertorio di compagnie di balletto; altre sono ormai impossibili da rivedere dal vivo ma ne esistono video integrali su Youtube. E’ il caso di quella esplosiva, divertente e poetica dell’americano Mark Morris,  autore di uno Schiaccianoci punk-pop dal titolo “The hard nut” rappresentato nel 1991 al Teatro Royal de la Monnaie a Bruxelles. In questo caso l’ambiente è un soggiorno anni ’60 alla periferia di una città americana e i personaggi hanno le sembianze di fumetti, un po’ Barbie e un po’ Robot.

Tra gli aspetti più affascinanti di quest’opera ci sono le musiche di Čajkovskij, la cui sensibilità musicale era particolarmente affine alla dimensione fiabesca che caratterizza il balletto. Molti brani della partitura fanno ormai parte di un immaginario musicale collettivo, oltre ad essere tra i pezzi più celebri del repertorio musicale romantico. Dal primo atto citiamo l’iniziale Marcia, il Galop e il Valzer dei fiocchi di neve; del secondo atto le variazioni del divertissement: il Trepak, o Danza Russa, la variazione della Fata Confetto, la Danza Cinese, la Danza Araba e il Valzer dei fiori, eseguite e utilizzate tutt’ora anche nel cinema e in televisione. Nello spettacolo in scena al Carlo Felice il direttore Keren Durgaryan dirigerà l’Orchestra del Teatro, il coro di voci bianche è diretto da Gino Tanasini.