Bolle sbanca Nervi

I più attempati frequentatori dei Balletti di Nervi, ricordano certamente i tanti Gala di stelle che Mario Porcile ha organizzato ai tempi d’oro del Festival: una parata di etoile (come dimenticare Vladimir Vassiliev e Ekaterina Maximova, tanto per citare due grandi) e di talenti emergenti che Porcile, autentico talent scout, proponeva con la certezza del successo: pensiamo a Renata Calderini o Davide Bombana o Gabriella Cohen.

I Gala hanno sempre incontrato il favore della platea perché la formula è vincente: varietà di proposta, acrobazie e eleganza, virtuosismo e grande tecnica. Una ricetta perfetta.

La formula del Gala è stata in qualche modo fatta propria alcuni decenni fa dall’indimenticabile Luciano Pavarotti che ha inventato i “Pavarotti and friends”, ovvero spettacoli in cui la sua voce inconfondibile per bellezza e ampiezza duettava con cantanti lirici, rock, pop in serate di forte richiamo mediatico.

Fondendo le esperienze precedenti, alcuni anni fa Roberto Bolle ha creato i “Roberto Bolle and friends”, ovvero una parata di stelle che danno vita con lui a un articolato programma fra classico e moderno.

I genovesi hanno più volte applaudito questo evento negli anni scorsi. Ma ieri sera, per la prima volta, Bolle l’ha portata Nervi, nel tempio della danza.

E “Roberto Bolle and friends” ha chiuso con il botto il Nervi Musica Ballet Festival richiamando la folla delle grandi occasioni.

Il grande danzatore, etoile della Scala, ospite fisso su Rai 1, è ormai un personaggio popolare al di fuori del mondo del balletto. Ieri sera, in effetti, ai Parchi c’era un pubblico che non si era mai visto negli appuntamenti precedenti, attirato non tanto dalla danza in sé, quanto dalla prospettiva di ammirare dal vivo il divo visto per televisione. I “neofiti” si riconoscono da due aspetti: l’espressione sorpresa di chi ammira lo scenario naturale per la prima volta e la spasmodica ricerca del posto, con la amara constatazione che il n.8  non esiste fra il 7 e 9, salvo poi scoprire che le sedie sono ripartite fra pari e dispari.

Per questo appuntamento speciale, dunque, Bolle si è fatto accompagnare da artisti di indiscusso talento: Timotei Andrijashenko (Scala di Milano), Nicola Del Freo (Scala di Milano), Melissa Hamilton (Royal Ballet, Londra), Michal Krcmar (Finnish National Ballet, Helsinki), Toon Lobach (International Guest Artist), Nicoletta Manni (Scala di Milano), Tatiana Melnik (Hungarian National Ballet, Budapest), Casia Vengoechea (International Guest Artist).

Roberto Bolle, naturalmente non si è risparmiato. Ha aperto con Tre Preludi (coreografia di Ben Stevenson su musiche di Rachmaninov egregiamente interpretate dal vivo dal pianista Marco Samuel) in duo con Melissa Hamilton: una danza molto elegante con alcune invenzioni efficaci soprattutto nel secondo Preludio. Ineccepibile l’interpretazione dei due artisti che hanno poi ancora danzato insieme Caravaggio, una felice coreografia di Mauro Bigonzetti su musiche di Bruno Monetti da Monteverdi. Abbiamo ancora ammirato Bolle in SENTieri di Philippe Kratz su musiche di Chopin con Casia Vengoechea e Toon Lobach e in Duel in coppia con Nicola Del Freo su musica percussiva eseguita dal vivo da Ezio Zaccagnini e su una coreografia alquanto ripetitiva di Massimo Volpini. Ma il momento più interessante della serata è stato l’assolo di Bolle in In your black eyes, coreografia di Patrick De Bana, musica di Ezio Bosso: un ostinato di forte carica drammatica su cui De Bana ha costruito una gestualità fatta di piccoli movimenti ripetitivi in un crescendo emotivo che richiamava in maniera suggestiva la figura di Bosso, la sua espressività, la sua capacità di essere tutt’uno con la musica. Una grande interpretazione di Bolle accolto da autentiche ovazioni.

Il programma ha offerto anche due pagine classiche: il Grand Pas Classique su coreografia di Victor Gsovskij che ha esaltato la eleganza e la classe di Nicoletta Manni in duo con Timotei Andrijashenko e Don Chisciotte, coreografia storica di Petipa con Tatiana Melnik e Michal Krcmar, entrambi in splendida condizione.

Pubblico entusiasta, grandi applausi finali.

Cala dunque il sipario sulla danza a Nervi e vale la pena in chiusura fare una annotazione sulla logistica. Durante questo Festival ci è capitato di sedere in posti differenti in platea. E purtroppo va notato che la visibilità spesso è seriamente compromessa. Un tempo il Teatro Taglioni era sistemato in una conca in altra parte dei Parchi, caratterizzata da una naturale discesa del prato che favoriva la visibilità, una sorta di teatro greco naturale. L’attuale posizione (usata, sia chiaro, ormai da molti anni) prevede la platea in una posizione quasi pianeggiante sicchè più si arretra e meno si vede: e se in uno spettacolo di danza si intravvedono solo le teste dei ballerini, non è per gli spettatori una grande soddisfazione. Occorrerebbe forse pensare a qualche soluzione per il prossimo anno.