Sergio Badino, fra romanzi e fumetti

Trovare qualcuno che al 2020 può persino dire grazie riempie di gioia e di speranza. Stiamo parlando dello scrittore e sceneggiatore genovese Sergio Badino che in questo difficile anno ha messo a segno più di un traguardo. E il 2021 appena iniziato è legato ad alcuni anniversari importanti: venti anni di carriera e dieci di matrimonio. E per festeggiare con lui questi risultati avremo molto da leggere, perché negli ultimi tempi Badino è stato particolarmente prolifico. In primis a fine febbraio arriverà un romanzo dal titolo Un drago in metropolitana  edito da Coccole books.

(Foto copertina in courtesy stampa di Giovanna Cavallo)

«È una storia per bambini, però, diciamo che come tutte le favole ha anche dei messaggi, in primis quello dell’integrazione, tema quanto mai attuale di questi tempi».

Hai in cantiere tantissime altre novità andiamo in ordine cronologico o di genere? Perché hai un’altra sorpresa per i ragazzi…

«Sì, un libro Illustrato per bambini edito da Giunti. Di questo mi è consentito dire ancora poco, ma posso anticiparvi che i protagonisti sono un nonno e una nipotina che dovranno affrontare un problema che ribalterà le loro prospettive».

E poi ci sono in arrivo quattro storie di Topolino e tre di Paperinik?

«Sì, ormai sono venti anni che lavoro per la Disney, una collaborazione prolifica e collaudata, che mi ha dato molte soddisfazioni».

 E tu chi preferisci Paperinik o Topolino?

«Amo molto Topolino. Paperinik è un personaggio sul filo dell’eccesso, ovviamente molto carismatico, ma il fascino di Mickey Mouse è che rappresenta l’uomo qualunque a cui accadono cose allucinanti».

I fumetti hanno formato generazioni di lettori e di ragazzi. Senti il peso di questa responsabilità?

«Proprio in questi giorni ho partecipato a una tavola rotonda organizzata dall’Osservatorio Artico e ho parlato del mio lavoro di sceneggiatore non solo di Topolino, ma anche di Martin Mystère (a settembre uscirà una nuova storia targata Badino, ndr.) A quel punto uno dei relatori ha replicato stizzito che i fumetti sono letteratura di serie B. Questo intellettuale, di cui preferisco non fare il nome, forse no sa che, se oggi c’è qualcuno che legge la sua letteratura di serie A, è molto probabile che sia stato un bambino nutrito con libri e fumetti per bambini e ragazzi, ovvero quell’insignificante forma letteraria di serie B».

 Ma come funziona il tuo lavoro? Ti interfacci con gli illustratori? E come nascono le storie?

«In genere parto da zero, sviluppo un’idea, scelgo il soggetto e poi lavoro sulla trama. A quel punto il mio lavoro viene passato all’illustratore. Teoricamente sono due ruoli slegati, anche se con alcuni illustratori ci siamo ritrovati spesso a lavorare e c’è una bella intesa».

Quindi non lavori su una traccia prestabilita?

«In genere no, ma può capitare che ti diano un incarico. Per esempio è successo con il direttore di Topolino Aveva trovato molto divertente un’idea che avevo usato in un numero e così mi ha chiesto successivamente di ampliarla e farne proprio una storia a sé».

 Un lavoro che, di sicuro, non annoia. Quindi la pandemia l’avrai vissuta relativamente bene!

«Mi sono dedicato molto alla scrittura, infatti ho un po’ messo da parte la mia scuola di formazione “StudioStorie”. Ho tenuto solo un corso avanzato perché me lo hanno chiesto i miei vecchi studenti, che ovviamente prosegue online, ma non ho attivato nuovi corsi perché non avrei potuto seguirli con la giusta concentrazione».

 Però, non hai abbandonato chi vuole orientarsi nel mondo della scrittura! Infatti a marzo esce la terza edizione di Professione sceneggiatore edito da Tunué

«Sì, in questa edizione per la prima volta si parte da un approccio più organico. È un libro molto completo per chi vuole approcciarsi alle storie, perché le analizza da tutti i punti di vista, partendo dal presupposto che le forme di comunicazione ormai sono interconnesse e parlano tra loro. Ed è utile conoscerle tutte per scriverle meglio. Inoltre la parte finale è sulla narrativa, filone che mancava nelle edizioni precedenti. Il mio è un rapporto molto diretto e pratico, parlo con il lettore dandogli del tu. Inoltre la prefazione è di Sandrone Dazieri, motivo in più per esserne orgoglioso».

 E per finire con gli anniversari il 27 gennaio è un anno che è uscito il tuo romanzo La via del ricordo 

(EDB editore)?

«Sì è a questo proposito ho appena ricevuto una sorpresa graditissima. Una recensione di Mario Sellitri su Mangialibri dove consigliano di farlo leggere nelle scuole insieme a Se questo è un uomo di Primo Levi. Direi che non potevo chiedere di più».