Un partigiano negli States

Un pezzo di storia della resistenza genovese approderà negli States. Infatti il docu-filmGiotto – Il novecento proletario di Giordano Bruschi”  e stato selezionato al Reel Work May Day Labor Film Festival di Santa Cruz in California.

Gli autori sono Ludovica Schiaroli e Ugo Roffi, coppia collaudata nella vita e sul set, che hanno già firmato lavori come il documentario “Il Canto del Gallo” sulla vita di Don Andrea Gallo, edito da Chiarelettere nel 2012; “Giovanni Burlando’s Vision” mini-documentario pluripremiato sulla vita del decano della corse motociclistiche in salita nel 2015, “DigaVox – testimonianze dalla Diga di Begato” sull’emergenza abitativa a Genova nel 2018 distribuito da Distribuzioni Dal Basso.

Il loro marchio di fabbrica è l’impegno sociale e l’occhio rivolto a episodi significativi del passato. Con questo lavoro tornano a raccontare un periodo della storia di Genova, quello delle lotte operaie genovesi, raccontate da Giordano Bruschi protagonista e testimone del secolo scorso. Il documentario vuole restituire, tramite il racconto diretto del protagonista (classe 1925), alcune vicende storiche di Resistenza e lotta sociale. Dalla partecipazione di Giordano alla Resistenza come staffetta partigiana ai moti dei 30 giugno 1960, dalla battaglia operaia per l’autogestione della San Giorgio del 1950, allo sciopero dei quaranta giorni organizzato dai marittimi nel 1959, fino alla sua attività come politico e sindacalista genovese.

Un momento delle riprese

Che cosa vi ha spinto a raccontare questa storia?

La convinzione che ci sia ancora bisogno delle ideologie, quelle giuste. Il novecento genovese è stato laboratorio e prassi di quelle lotte mosse da ideali di emancipazione e affrancamento delle masse. In un momento in cui, citando Warren Buffet, la lotta di classe è stata vinta da quell’1% che detiene la ricchezza planetaria, Giordano ci ricorda come quelle lotte dalla parte del 99% siano attuali e necessarie. Beh abbiamo pensato che sarebbe stato un crimine non raccogliere le sue testimonianze e lo abbiamo fatto nel modo in cui siamo capaci. Inoltre i fatti raccontati hanno una valenza che trascende il livello locale, sono lotte universali, l’autogestione della San Giorgio è  forse l’unico esempio in cui i lavoratori portano avanti la commessa affidata loro, e non solo, nonostante i boicottaggi da parte padronale riescono a consegnare la macchina entro i tempi previsti ed essere pagati per il proprio lavoro. Una cosa veramente rivoluzionaria che mette in discussione l’intero sistema della produzione industriale.

Come avete conosciuto Giordano Bruschi?

Ludovica:  Io l’ho conosciuto durante il G8 poi il nostro rapporto è diventato di amicizia quando lavoravo da Fratelli Frilli Editori perché  pubblicammo dei libri sulle lotte operaie.

Ugo: l’ho conosciuto quando lavoravo nelle emittenti private e lui era segretario del PRC, conoscevo bene la sua storia e ho sempre pensato che la sua vita così avventurosa.

Della Resistenza si conoscono già molti episodi. Qual è la cosa che vi ha raccontato che vi ha colpito di più?

Come ci ricorda Giotto vengono spesso ricordati i “Partigiani della montagna”, ma nel suo racconto si capisce che la Resistenza era fatta anche e soprattutto dalle operaie e dagli operai. Anche la liberazione di Torino è stata realizzata con il contributo degli operai della Fiat che erano in sciopero a cui era venuto in soccorso il comandate Barbato Colajanni. Gli scioperi genovesi del 43 e 44 della Valpolcevera e del ponente, un episodio in particolare è significativo quando nella San Giorgio in sciopero il prefetto fascista Carlo Emanuele Basile andò nel reparto più comunista e si fece indicare l’operaio comunista Emilio Boffardi, gli puntò la pistola alla testa e gli ordinò di riprendere il lavoro, lui rifiutò e Basile sconfitto se andò giurando di fargliela pagare poi ci furono le deportazioni degli operai.

A parte la testimonianza di Bruschi come vi siete documentati per affrontare questo lavoro?

È stato un lavoro lungo e complesso interrotto dal Covid. A febbraio 2020 siamo andati a casa sua e gli abbiamo spiegato la nostra idea di documentario e abbiamo fatto una prima lunga intervista per capire il focus del documentario. Poi il Covid ha bloccato tutto. Nel frattempo ci siamo riletti i suoi libri e abbiamo iniziato a cercare il materiale che fosse di complemento alla sua testimonianza. Siamo partiti con la scansione dell’archivio personale di Giordano, a seguire siamo andati alla Fondazione Ansaldo da dove abbiamo preso anche alcuni filmati inediti. Per le lotte operaie ci ha aiutato Giovanna Cereseto della Camera del Lavoro di Genova che ci ha messo in contatto con l’Istituto Gramsci, la Cgil nazionale. Poi abbiamo fotografato tutti i giornali dell’epoca custoditi negli archivi storici della Biblioteca Berio e nell’Archivio Storico del Secolo XIX.  Abbiamo preso contatti con gli Istituti della Resistenza di Genova e Torino perché Giordano/Giotto ha partecipato alla Liberazione di Torino. Alcune foto del Governo Tambroni arrivano direttamente dall’Archivio Storico dalla Camera dei Deputati. Nella ricerca del materiale sulla battaglie dei marittimi, ci sono stati anche incontri “fortunati”, come quello con Ugo Borsatti fotografo triestino, coetaneo di Giordano, che nel 1959 fu manganellato a sua volta mentre fotografava gli scontri e riuscì a salvare la pellicola dal sequestro. Complessivamente abbiamo attinto materiale da almeno quindici fra istituti, fondazioni, archivi… un lavoro enorme!

Quale insegnamento resta alle nuove generazioni?

Giordano va fiero della sua costante attività con i ragazzi delle scuole e come dice nel film, l’insegnamento per le nuove generazioni lo si può trovare non in una rivoluzione comunista, ma in una rivoluzione borghese: Libertà, Fraternità e Ugualianza. Questo trinomio deve essere la bussola.

Lavorate insieme da tanto, come vi distribuite i compiti?

Ugo: Io mi occupo della parte delle riprese, montaggio, post-produzioni e Ludovica segue la pre-produzione, quindi fa le ricerche e prepara i testi e naturalmente la comunicazione. Ma di solito tutti i nostri lavori non nascono da un giorno all’altro.

Ludovica: Sì, ad esempio per il film di Giordano era tanto tempo che dicevamo, facciamo qualcosa… poi un po’ che eravamo sempre impegnati, un po’ che sapevamo che mole di lavoro avremmo avuto davanti… e poi credimi, quello che ti immagini è la metà di quello che ti capita. Soprattutto per produzioni come le nostre che facciamo tutto da soli, avendo budget molto limitati, per non dire budget zero!

 

Link al video: https://vimeo.com/user7893385