Sinfonica: alla riscoperta di Cherubini

Beethoven lo considerava il maggior compositore del suo tempo. Berlioz, penna caustica e difficilmente incline alla benevolenza nei confronti di colleghi soprattutto italiani,  gli dedicò un saggio critico di grande interesse, esaltandone soprattutto il Requiem. Luigi Cherubini è stato fra i grandi protagonisti della storia musicale nel periodo fra il Settecento e l’Ottocento; lo è stato non solo lasciando partiture di indiscutibile valore (da Medea al citato Requiem) ma anche svolgendo un’attività didattica di primo piano che l’ha portato a dirigere per circa un ventennio il Conservatorio di Parigi.

Oggi Cherubini è pressochè dimenticato se si eccettuano rare rappresentazioni di qualche suo titolo (Medea,appunto, Lohoiska).

Bene ha fatto, dunque, il Carlo Felice ad avviare ieri sera il suo breve ciclo sinfonico primaverile proponendo la Sinfonia in re maggiore che il compositore fiorentino scrisse nel 1815 per la Società Filarmonica di Londra e successivamente ritirò per rielaborarla poi in quartetto. Cosa spinse Cherubini a “rinnegare” la versione sinfonica non lo sappiamo; certo è che si tratta di una partitura di estremo interesse in cui abilmente l’autore immette una ricca cantabilità di marca italiana in una architettura che guarda al classicismo viennese: si veda, ad esempio, il fitto intreccio polifonico di certe parti e soprattutto l’intricato finale .

Il direttore Nicola Luisotti

Lavoro non facile che impegna l’orchestra a fondo. A rileggerle è stato chiamato Nicola Luisotti, direttore di solido mestiere che vanta un lungo “rapporto” con Cherubini: “Quando da giovane ero nel coro del Maggio Musicale – ha ricordato l’artista – cantai il suo magnifico Requiem in re minore con la direzione di Gavazzeni; e nel 1997 il mio primo concerto importante da direttore fu nuovamente con Cherubini. Beethoven lo considerava il maggior musicista del suo tempo e questo ci deve far capire la grandezza di un artista che in realtà oggi è poco considerato. La Sinfonia, l’unica che ha scritto, è serena, solare, estremamente interessante e molto difficile perché ricca contrappuntisticamente; l’orchestra deve lavorare davvero tanto!”

L’esecuzione è parsa piacevole, spigliata, ben equilibrata nelle sezioni orchestrali.

Poi la Sinfonia n.3 di Brahms, un gioiello di cantabilità: si pensi ai due movimenti centrali, di rara eleganza. La lettura, forse un po’ troppo affrettata nel primo tempo, ha avuto proprio nel secondo e terzo movimento i suoi momenti migliori in virtù delle scelte dinamiche del direttore e della buona verve dell’orchestra, in particolare di alcune prime parti.

Applausi calorosi e meritati.

Gli applausi finali del pubblico al direttore Luisotti e all’orchestra