30 anni di Festival Musicale del Mediterraneo con Davide Ferrari, stesso spirito senza confini

Quante e quali musiche abbiamo conosciuto in tre decenni di Festival Musicale del Mediterraneo? Difficile rispondere in poche righe, per condensare lo sguardo anticonformista e inclusivo, seppur nella continua valorizzazione delle differenze che da sempre connota la manifestazione – crogiuolo di culture dai più disparati angoli del mondo. Con un’audacia in più: quella di sottolineare i passaggi naturali come la sera, il tramonto e l’alba, quasi a volerne accogliere l’energia. E, ovviamente, lanciando messaggi universali oltre alla musica, abbeverando il pubblico della  ricchezza di una fonte inesauribile fatta di persone, di scambi, di idee senza confini all’insegna della contaminazione.  Ecco perché è tanto variegato  il Festival Musicale del Mediterraneo, narratore instancabile dello  ‘spartito del mondo’, degli strumenti, degli interpreti più eterogenei, con diversi omaggi al passato.

“Tra i musicisti che si sono espressi in concerto per la prima volta al di fuori dei personaggi di appartenenza si potrebbero ricordare” come sottolineano gli organizzatori  “i Gnawa dal Marocco, i Pigmei Banda Linda della Repubblica Centroafricana, i Tuareg del deserto dell’Hagghar da cui poi nacquero i Tinariwen, i gitani del Rajasthan, gli Indios Meinakhu dalla profonda Amazzonia, Compay Segundo   Omara Portundo; i Masterdrummer del Burundi e del Nepal, i Dogon, Justo Pelladito da Cuba;  Zumreta Ljubojevic e i Nesidu  I Huda dalla Bosnia post guerra, gli Ikhwan Al Hadra dalla Tunisia, i Monaci Tibetani di Drepung, gli Aborigeni australiani White Cookatoo, gli Imani Ngoma da Zanzibar”.

E poi una lista sconfinata di incontri, di workshop, appuntamenti online come ha dettato l’ultima pandemia per raggiungere davvero tutti.

Importante e sempre in primo piano la finalità umanitaria con raccolte fondi tra gli altri ad Emergency, ad Amnesty International, ai bambini, ai più deboli, alle donne vittime di violenza.  Una casa definitiva il Festival non ce l’ha perchè veicola una volta l’Eurafrica , quindi l’Eurasia, un’altra l’Oceania, ma uno spazio espositivo sì, quello del Museo delle Culture del Mondo al Castello d’Albertis. E ha tanti cuori, come quelli dei volontari che gravitano intorno, dei simpatizzanti, di chi ci lavora, e un volto ben noto che non solo lo ha ideato, ma lo porta avanti con determinazione: Davide Ferrari, conosciuto anche per la musicoterapia (Ospedali San Martino, Gallino, Gaslini).

I ricordi verranno fermati nel tempo in un libro con tanto di materiale multimediale che uscirà a dicembre, ma adesso non è tempo di nostalgia: oggi a Palazzo Ducale (ore 20.30) con IL FOLLE E LAYLA di DEOS & WWW WORLDWIDEWOMEN inizia ufficialmente il calendario dei concerti (1-19 settembre) scaricabile al link www.echoart.org/programma-fmm-2021. Per chi non riesce a partecipare all’apertura l’evento più prossimo è il 3 settembre alla Piscina Del Porto Antico per le 21.30 con le percussioni acquatiche delle donne camerunensi. In totale 14 appuntamenti, dall’isola delle Chiatte a Forte Begato, da Castello D’Albertis  a Villa Bombrini, da Palazzo Tursi a Palazzo Ducale, tutti luoghi simbolo della città.

 

Modalità di ingresso

Biglietto intero: € 12
Ridotto: € 10
Abbonamento intero: € 80
Prevendita: mailticket.It

Biglietteria aperta in sede spettacolo a partire da un’ora prima dell’inizio.
Posti limitati e accessi secondo ordinanza sanitaria.

Per partecipare agli spettacoli è necessario il Green Pass.

In caso di pioggia gli spettacoli del 4 e 5 si terranno in luoghi chiusi comunicati sulla pagina Facebook e sul sito web.
Lo spettacolo del 3 si riproporrà il giorno 4. Non si effettuano prenotazione posti.

Prenotazioni e contatti
c/o info@echoart.org
www.echoart.org