“E’ una fortuna che Paganini non si dedichi al genere lirico! Che rivale pericoloso sarebbe!”, così sembra aver detto Rossini in merito al suo amico e collega genovese, che pur non dedicandosi mai al teatro, ha lasciato alcune pagine vocali molto godibili.
A riproporle ieri sera nel Salone del Minor Consiglio di Palazzo Ducale (nell’ambito del Paganini Genova Festival organizzato dagli Amici di Paganini) è stato il mezzosoprano Elena Belfiore, accompagnata dal pianista Roberto Mingarini, inserendole in un programma quasi totalmente rossiniano, sottolineando il legame di amicizia tra questi due compositori.
Il Ghiribizzo vocale M.S.120 di Paganini, il cui testo è tratto dal secondo atto dell’Attilio Regolo di Metastasio, ha aperto la serata e poco dopo lo ha seguito l’arietta Sul margine d’un rio, che per lungo tempo è stata attribuita a Paganini, ma che recenti studi hanno dimostrato essere in realtà di Giacomo Cordella e che il nostro aveva trascritto per l’esibizione della sua amante, la cantante Antonia Bianchi.
La Belfiore padroneggia bene questi due brani, donando la giusta espressività al primo e la giusta aria sognante al secondo, convincendo però maggiormente nelle arie rossiniane tratte dal Péchés de vieillesse, raccolta appartenente all’ultima fase creativa di Rossini, in particolare modo in Adieu à la vie, dove il mezzosoprano raggiunge la massima espressività drammatica, e La regata veneziana. Tre canzonette, con testo in dialetto veneto, in cui la Belfiore riesce a trasmettere tutta l’ironia e la leggerezza di questa donna che prima tifa per il suo amato e poi lo assiste vincere alla regata, ricompensandolo con numerosi baci. Affronta bene anche l’aria Di tanti palpiti dal Tancredi di Rossini, che crea un collegamento con le variazioni che Paganini fece proprio su questo famoso brano dell’amico.
Roberto Mingarini invece si destreggia bene sia nelle variazioni su Nel coro più non mi sento da La Molinara di G. Paisiello che nello Studio n.1 di F.Liszt, che rientra nelle serie di sei Studi di esecuzione trascendentale, ispirati ad altrettanti Capricci del Genovese. Un po’ in difficoltà invece sulla bellissima e difficilissima Ouverturede La Cenerentola, che essendo una riduzione per pianoforte di un brano puramente orchestrale presenta per un pianista non poche insidie.
Il pubblico si è dimostrato entusiasta e gli artisti hanno voluto offrire un piccolo bis non solo in omaggio alla riapertura dei teatri a capienza massima, come ricordato dalla Belfiore, ma anche alla data che ricorreva ieri e cioè il compleanno di Giuseppe Verdi, festeggiato con l’esecuzione dell’aria O Don fatale dal Don Carlo.
Un concerto piacevole, che dava anche alla voce la possibilità di esprimersi e di farsi ascoltare all’interno di una rassegna, per ovvi motivi, quasi sempre prettamente strumentale.