Carlo Felice: una bella maratona con suspence

E’ stata una gran bella festa, la maratona musicale organizzata ieri dal Carlo Felice per la sua riapertura, con tanto di suspence finale, un “incidente” , l’improvviso malore del direttore d’orchestra  Federico Maria Sardelli, che ha rischiato di rendere drammatica una giornata gioiosa. Nota positiva da rimarcare immediatamente, la soddisfazione del pubblico che finalmente dopo mesi di lontananza si è riappropriato del proprio teatro, rispondendo numeroso alla “chiamata”. La maratona era stata congegnata intelligentemente per coinvolgere tutte le componenti artistiche del Teatro. Ecco dunque la cronaca.

Roberto Iovino – I due cori

Il Coro di Voci Bianche diretto da Gino Tanasini

 

Alle 18, dunque,  è stato il Coro di Voci Bianche magnificamente diretto da Gino Tanasini (con Enrico Grillotti al pianoforte) a regalare tre simpatiche e inappuntabili esecuzioni: Strike the viole, un invito alla musica composto nel Seicento da Purcell, la spiritosa pagina Però mi vuole bene dal repertorio dell’indimenticabile Quartetto Cetra  e il poetico Voir sur ton chemin da Les Choristes. Interpretazioni inappuntabili da parte di un complesso di cui va lodata non solo la qualità vocale, ma anche l’atteggiamento professionale.

Il Coro diretto dal M° Aliberti

Poi è subentrato il Coro degli adulti diretto da Francesco Aliberti con Patrizia Priarone al pianoforte. Un viaggio nella coralità colta sotto vari aspetti stilistici: Orff (Fortunae piango vulnera dai Carmina burana) Rameau (Hymne a la nuit da Hippolyte et Aricie), Vivaldi (Gloria in excelsis deo), Mozart (Che del ciel che degli dei daLa clemenza di Tito), Lehar (Tanz da La vedova allegra), Donizetti (Vedeste da Maria Stuarda), Verdi (Chi del gitano dal Trovatore e Va pensiero dal Nabucco), Rota (Canzone arrabbiata da Film d’amore e d’anarchia) per finire con  Ma se ghe penso” nella cui esecuzione il direttore ha coinvolto anche la platea. Applausi interminabili e simpatica consegna di un mazzo di fiori a Annarita Cecchini, una vita nel Coro del Teatro, felice per aver potuto calcare ancora una volta il palcoscenico prima di andare in pensione, la prossima settimana.

I ragazzi dell’Accademia sul palcoscenico del Montale

 

Silvia Tassino – I ragazzi dell’Accademia

Numerosissime le persone presenti al secondo appuntamento della maratona all’Auditorium Eugenio Montale. L’atmosfera era quella di una festa, di un evento tanto voluto e atteso da molti mesi. E questo momento di riapertura è stato apprezzato maggiormente grazie alle giovani voci dei 13 cantanti lirici, gli allievi dell’accademia diretta da Francesco Meli che hanno dato al pubblico una grande speranza per il futuro.

Si sono esibiti in un breve ma intenso concerto, composto da 9 pezzi tra assoli e duetti accompagnati dal pianista Sirio Restani.

Il concerto si è aperto a tutta voce con l’aria del tenore Davide Tuscano Fra voi belle brune e bionde dalla Manon Lescaut. Successivamente si è potuto ascoltare un anticipazione di quella che sarà l’opera che gli allievi metteranno in scena a giugno, Elisir d’amore, con il duetto Una parola oh Adina (Lorenzo Martelli e Patricia Cavache),l’aria di Malatesta Bella siccome un angelo (Alberto Bonifazio) e altri due duetti, La donna è un animale (il baritono Alberto Bonifazio e il tenore Nino Franchini) e “Quanto amore” (Claudia Muschio e Francesco Auriemma”.

Il repertorio del concerto si è presentato piuttosto eterogeneo, con Le nozze di Figaro di Mozart in Deh vieni non tardar interpretata dal soprano Roberta Mancuso e, ancora di Mozart il duetto Bei Männer welche Liebe fühlen (il soprano Alessandra Rizzini e il baritono Gabriel Wernik). Da Mozart si è passati a Puccini attraverso l’aria di Musetta Quando men vò proposta dal soprano genovese Giulia Filippi, e “Oh mio babbino caro” che ha impegnato la più giovane degli allievi Gabriella Ingenito.

L’Orchestra del Teatro durante l’esecuzione prima del malore del direttore Sardelli

 

Roberto Iovino – L’Orchestra e il giallo del direttore

Ed eccoci all’ultimo dei tre appuntamenti  che prevedeva l’esibizione dell’orchestra del Teatro diretta da Federico Maria Sardelli. Programma classico, sala affollata e avvio sereno con la Sinfonia n.29 di Mozart. Poi Sardelli attacca la Sinfonia n.96 “Il miracolo” di Haydn: il primo movimento passa, ma dopo poche battute del Minuetto, il direttore lascia il podio e si avvia all’uscita. Elisabetta Garetti, primo violino, assume la guida e l’orchestra chiude il movimento da sola. Applausi del pubblico. Il sovrintendente informa che Sardelli ha avuto un malore ma sta migliorando.  Si spera in un suo rientro, ma ciò non avviene, tanto che l’artista, si dice per motivi precauzionali, verrà accompagnato al pronto soccorso del Galliera per accertamenti. Si torna dunque all’antico quando non esisteva ancora la figura del direttore con bacchetta e la conduzione era affidata al Kappelmeister, il primo violino o l’autore al cembalo nel caso di rappresentazioni operistiche. E viene alla mente una lettera di Haydn in cui inviando una sua sinfonia a un collega che avrebbe dovuto eseguirla, gli raccomandava di provarla almeno una volta per intero prima della esecuzione!

L’Orchestra genovese non solo l’aveva provata ma ha mostrato una indiscutibile professionalità e sotto la guida della Garetti ha eseguito gli ultimi due tempi (l’ultimo alquanto insidioso) con esito indubbiamente positivo. Il pubblico ha accolto la prova con una vera e propria ovazione.