Bianca e Fernando, un bel convegno per capire

Il Teatro Carlo Felice ha puntato molto per questa stagione sull’opera Bianca e Fernando di Bellini, nel nuovo allestimento affidato alla direzione musicale di Donato Renzetti e alla regia di Hugo De Ana. Tanti gli eventi intorno a questa prima tanto attesa, di cui sicuramente il più importante ed interessante è stato quello di venerdì scorso nel primo foyer del teatro dal titolo “Intorno a Bianca e Fernando”. Un incontro di studio aperto al pubblico che ha visto sul tavolo della presidenza figure insigni del mondo della musica che con le loro competenze ci hanno non solo raccontato storia e aneddoti riguardanti l’opera belliniana, ma anche passaggi importanti relativi alla storia della nostra città e del nostro paese in generale.

A condurre l’incontro è stato Francesco Zimei, musicologo di formazione interdisciplinare, giornalista che ha colloborato con il quotidiano “Il Tempo” e con RadioTre Rai come autore e conduttore di programmi musicali, con al suo attivo numerose pubblicazioni soprattutto sulla musica rinascimentale, sua materia di ricerca. In ordine cronologico il primo intervento è stato quello di Stefano Verdino, critico letterario e docente di Letteratura Italiana all’Università di Genova,  che ha raccontato piacevolmente quella che era la Genova degli anni ’25 – ‘30 dell’Ottocento. Una Genova che ha avuto come ospiti Lord Byron nel 1828, Stendhal nel 1827 che in quell’occasione incontrò anche Manzoni ed anche Metternich nel 1825 che nella nostra città visitò l’Istituto dei sordomuti e l’Acquasola con Villetta Di Negro. Naturalmente il Prof.Verdino non ha tralasciato di raccontare l’opera dell’architetto Carlo Barabino protagonista della rivoluzione urbanistica della città di Genova dell’800, la firma degli interventi più importanti del XIX secolo, a cui nel 1825 viene affidata la costruzione del Teatro e dell’Accademia.

Dopo di lui Raffaele Mellace, professore ordinario di Musicologia e Storia della musica presso l’Università di Genova e docente nel Master in Arts Management dell’Università Cattolica, ha parlato dei vari musicisti che in quegli anni vivevano o roteavano intorno alla nostra città. Bellini pare fosse tra i compositori preferiti dai genovesi che invece sembra non apprezzassero molto Mozart. Ma c’erano anche Camillo Sivori e Carlo Andrea Gambini. Mellace ha ricordato anche che nel 1824 ad Albaro presso la casa dei Lomellini esisteva una filodrammatica con orchestra nella quale cantava anche la marchesa stessa.

La studiosa Graziella Seminara

 

Ma ad entrare nell’argomento specifico di Bianca e Fernando sono stati Fabrizio della Seta e la Graziella Seminara, rispettivamente docente di  Storia della musica medievale e Filologia musicale presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Siena nonchè membro del comitato scientifico per l’edizione delle opere di Vincenzo Bellini (Ricordi, Milano) e Professoressa associata di Musicologia e Storia della Musica all’Università di Catania. Interesssante il percorso fatto da Della Seta all’interno dell’opera belliniana che ha messo in risalto l’importanza che in quegli anni aveva la famiglia, il cui padre era figura centrale che incarnava i valori della società del tempo. Con la professoressa Seminara si sono letteralmente voltate le pagine della composizione belliniana con tutti i suoi appunti, note e cambiamenti apportati dalla prima alla seconda edizione. A parlare del librettista Felice Romani è stato invece Alessandro Roccatagliati, professore  ordinario di Musicologia e Storia della musica all’Università di Ferrara. Romani esordì nella nostra città nel 1813 scrivendo versi per il matrimonio del marchese Brignole Sale. Giornalista di professione fu colui che nell 1827 ebbe il coraggio di stroncare i Promessi Sposi del Manzoni. Frenetica la sua attività di librettista tra cui naturalmente l’autorevole revisione del  libretto di Bianca e Fernando. Le modifiche e le aggiunte operate dal Romani sul libretto del Gilardoni sono state: l’aggiunta della Sinfonia a introduzione dell’opera; la nuova Cavatina e Cabaletta di Bianca nel primo atto “ La mia scelta a voi sia grata” e “Contenta appien quest’alma “ con cui presenta Filippo al popolo come futuro difensore della città di Agrigento; la sostituzione del clarinetto con il flauto nel preludio alla romanza di Bianca del 2°atto; l’aggiunta del Coro di Congiura dei seguaci di Fernando contro Filippo “Tutti siam?” che ricalca le note della Sonata Al Chiaro di luna di Beethoven; l’aggiunta di Cavatina e Cabaletta di Fernando nel 2°atto “All’udir del padre afflitto” e “Odo il tuo pianto o padre” e infine l’aggiunta della Cavatina e Cabaletta di Bianca nell’ultima scena : “Deh, non ferir” dove Bianca prega Filippo di non ucciderle il figlio e “Alla gioia ed al piacer”  a suggellare il lieto fine.

Insomma indubbiamente a fine conferenza i presenti  ne sapevano di più sull’opera che avrebbero ascoltato la sera a seguire.