Rosa Feola, una nuova Violetta

Ogni debutto nel mondo della lirica costituisce un evento importante. Ma il debutto nel ruolo di Violetta assume una rilevanza a sé. Perché l’eroina verdiana costituisce uno dei ruoli più ardui e nello stesso tempo affascinanti del teatro musicale. Si dice, in genere, che per affrontare il personaggio occorrerebbero due cantanti diverse, una per risolvere le parti più “leggere”, l’altra per affrontare  gli episodi più drammatici e passionali. Due voci in una, insomma, senza contare la necessità di entrare  in un carattere molto complesso nel quale convivono, ancora, due donne in perenne conflitto fra loro.

Venerdì sera l’onore e l’onere di esordire nella parte di Violetta spetterà a Rosa Feola che ne vestirà i panni al Teatro Chiabrera nella nuova produzione approntata dal teatro dell’Opera Giocosa. Traviata sarà diretta da Giovanni Di Stefano sul podio dell’Orchestra Sinfonica di Savona e del Coro del Teatro dell’Opera Giocosa (preparato da Gianluca Ascheri).

Nel cast accanto a Rosa Feola, ci saranno Leonardo Sanchez Rosales (Alfredo), Sergio Vitale (Giorgio Germont) e poi Francesca Di Sauro, Carlotta Vichi, Blagoj Nacoski, Carlo Feola, Matteo Peirone. Le scene sono di Michele Olcese. La regia porterà la firma di Renata Scotto, la grande artista savonese che proprio al Chiabrera, a 18 anni, debuttò il ruolo di Violetta e poi, saggiamente, lo ripropose con attenzione nel corso della sua straordinaria carriera, scegliendo di volta in volta teatri e partner di prestigio. Due, tra l’altro, le sue incisioni ormai storiche: la prima sotto la bacchetta di Antonino Votto con Alfredo Kraus, la seconda con la direzione di Riccardo Muti e con Carlo Bergonzi.

Rosa Feola è una giovane artista che ha però già percorso un itinerario importante nel mondo dell’opera a livello internazionale. Nelle scorse settimane, tra l’altro, si è esibita al Quirinale sotto la direzione di Riccardo Muti.

“Da quando sono entrata all’Opera Studio – racconta l’artista –  mi si dice che è il ruolo più ostico che un soprano possa immaginare. E affrontandolo mi sto rendendo conto che è vero. Non è solo ardua la scrittura, così diversa da un atto e l’altro; è problematica l’interpretazione di un personaggio che ha sfaccettature molto differenti”.

-Quale delle diverse anime di Violetta l’affascina maggiormente?

“Io amo soprattutto la passionalità e la profondità dell’ultimo atto. E’ meraviglioso”.

-Avere come regista un’artista del calibro di Renata Scotto è certamente un vantaggio per una giovane interprete. Com’è la Scotto in cabina di regia?

“E’ un esempio incredibile. La conosco ormai da tempo perché l’ho avuta come maestra all’Opera Studio. Io, apro una parentesi, sono entrata nel mondo dell’opera in maniera casuale. Ho sempre cantato, tanto che da ragazzina mi esibivo in chiesa. Una mia zia, accorgendosi che avevo una buona predisposizione vocale, mi consigliò di dedicarmi allo studio del canto, ma non avevo idea che questa sarebbe diventata la mia professione. L’incontro con Renata Scotto è stato determinante perché grazie a lei ho scoperto quanto può essere meraviglioso il teatro e quanto può essere magico stare su un palcoscenico. Da lei c’è tutto da imparare. Quando si prova si immedesima in tutti i ruoli, anche sul piano gestuale, mimico, non c’è bisogno di tante parole, per capire basta guardarla. Io cerco di non perdermi nulla perché un’artista di quel livello è una maestra insostituibile”.

-Un sogno nel cassetto? Un ruolo che vorrebbe interpretare?

“Il mio sogno era Violetta e sto per esaudirlo. Mi piacerebbe fare la Manon di Massenet e riprendere i Puritaniche ho cantato cinque anni fa una sola volta e che ora mi sentirei di affrontare con una maggiore maturità”.

-E se non avesse fatto la cantante?
“Risposta impossibile. Non ci sono alternative. Ho provato a studiare economia, ma ho rinunciato subito. Ormai non posso immaginarmi in un altro posto se non su un palcoscenico.