La chiusura dei Teatri: parlano i cantanti genovesi (seconda puntata)

Prosegue la nostra inchiesta sulla crisi della lirica a seguito della pandemia e della forzata chiusura dei teatri. Ecco la seconda parte delle testimonianze dei cantanti lirici genovesi, raccolte da Clarissa Leonardini e Bianca Liuzzo.

– Quale potrà essere secondo lei il prossimo futuro per i teatri e lo spettacolo dal vivo?

Francesco Meli: ripensare alle modalità di spettacolo sperando in un ritorno alla normalità

I problemi che si sono creati oggi ce li porteremo dietro per tantissimo tempo, e riguardano in particolare le masse dei cori e delle orchestre (le buche per quanto grandi sono sempre troppo piccole per rispettare le distanze di sicurezza). Si sta parlando di organizzare spettacoli all’aperto, ma prima o poi si dovrà rientrare nei teatri, e i palcoscenici sono piccoli per contenere tutti insieme nel rispetto delle le misure di sicurezza. Mi sembra che i teatri stiano lavorando molto, e anche se per il momento brancolano nel buio anche loro, penso e spero che in qualche modo ripartiranno. Sicuramente ci sarà bisogno dell’utilizzo di vari canali, si potranno organizzare concerti dal vivo a pagamento trasmessi via Zoom o dirette YouTube. Questa da un lato è una cosa bella in quanto un concerto può essere visto in qualsiasi parte del mondo, però far vivere in maniera virtuale un mondo che vive di live e ha bisogno dell’apporto del pubblico è complicato.

Serena Gamberoni: l’importanza è che la pandemia non diventi un alibi per chiudere i teatri

Me lo domando anch’io. Lascio a chi è più competente scegliere la formula con cui riaprire i teatri. Mi auguro che potremo tornare presto a fare il nostro lavoro, anche in condizioni diverse. L’importante è che l’emergenza non venga usata come scusa per chiudere i teatri e far sì che non ci sia più cultura nella città e nel paese.

Elena Belfiore: l’Italia non può rinunciare alla musica

Adesso il nostro compito non è sminuire la nostra arte cantando da casa ma aspettare che le istituzioni trovino una soluzione che possa aiutare i teatri a riaprire. Io non credo molto nello spettacolo in streaming, fa piacere vederlo ma andare a teatro dà un’altra emozione.E’ presto per avere soluzioni definitive. I direttori dei teatri si stanno già dando da fare per trovare soluzioni. All’inizio ci saranno iniziative  virtuali, si cercheranno degli spazi all’aperto per fare dei concerti estivi ma è complicato. C’è da gestire l’orchestra, il coro, il pubblico.. Io come cantante posso solo aspettare e studiare, aspettare che tutto ricominci lentamente. Purtroppo questo settore sarà tra gli ultimi a ripartire perché si crede che l’arte sia una cosa superflua ma non lo è, sia per le emozioni che porta sia per ciò che economicamente produce. Ci sono lavoratori che andranno in cassa integrazione ma ci sono anche lavoratori che non riceveranno uno stipendio per mesi e mesi, la situazione è drammatica… io comunque sono fiduciosa, prima o poi se ne uscirà. Il futuro per gli spettacoli dal vivo ci sarà, sicuramente avremo la forza di rialzarci come abbiamo sempre fatto. L’Italia è un paese straordinario, non può rinunciare ad un’arte che è uno dei suoi più grandi punti di forza.

Silvia Piccollo: creare per il futuro, in attesa di tornare allo spettacolo dal vivo 

Non si può pensare neanche lontanamente di sostituire un’attività dal vivo con quella virtuale. Io non la guarderei. Non ha senso guardare un’opera, un concerto o uno spettacolo teatrale in televisione, mi manca tutto. L’80% del piacere dell’esibizione è sapere che è un unicum, che lo vedi lì e che non succederà mai più. Non si può pensare di sostituire lo spettacolo dal vivo, l’unica cosa è aspettare di poterlo rifare. Non vedo altre soluzioni. Questo può essere un periodo creativo, questo si, stai a casa e cerchi di creare, crei per il futuro, organizzi cose per poi poterle realizzare nel modo in cui siamo abituati a fare. Spero che quest’estate si possa realizzare qualcosa all’aperto, con una giusta regolamentazione e organizzazione. Noi italiani siamo un popolo di ribelli, ce ne abbiamo messo di tempo per abituarci alle regole e ancora ce ne servirà, però è l’italiano che ha creato quello che ha creato. Siamo un popolo eterogeneo, disorganizzato ma tanto creativo, coraggioso e generoso.

Francesca Benitez: ho avuto il Covid 19, voglio solo voltare pagina

Tutti vorremmo delle risposte ma la risposta deve arrivare dalla branca sanitaria. Lo streaming può essere un adattamento per questi mesi ma noi siamo artisti dal vivo. Creare nuovi contenuti da casa in streaming non penso sia produttivo per il nostro settore. Il linguaggio lirico è un linguaggio che va apprezzato, capito e approfondito, entrare a teatro, vedere uno spettacolo dal vivo è un’altra cosa. Il poter vedere una cosa che non si può riavvolgere, è magico, ti fa capire quanta attenzione devi mettere in ogni minimo particolare. Il teatro non può essere paragonato al cinema, non perché è più o perché è meno ma perché è diverso.Il futuro dello spettacolo dal vivo è ritornare in teatro. Alcuni parlano di distanza di sicurezza nel pubblico e sul palco, secondo me è un compromesso che dà la possibilità di vedere quello spettacolo. Se i calciatori possono tornare in campo, noi cantanti, con tutte le tutele del caso, possiamo tornare sul palco. Prima o poi bisognerà ricominciare a vivere, non possiamo continuare a vivere nel panico e lo dico perché io ho avuto il Covid-19. Sono stata fortunata perché sono giovane, l’ho vissuto in una forma blandissima e ho avuto i miei tamponi negativi. Ora esco, bisogna cominciare a vivere, è giusta la prudenza ma bisogna ricominciare, ricominciare con la consapevolezza che il mondo, la natura, nel frattempo andava avanti ugualmente, ricominciare ricordandoci che siamo ospiti su questo pianeta e che come tali dobbiamo comportarci.

Fabio Armiliato: lo spettacolo dal vivo non ha alternative ed è indispensabile

Lo spettacolo dal vivo non può diventare televisivo o trasmesso via streaming, anche se sono favorevole a un uso di questi mezzi per non perdere del tutto il contatto con il pubblico. Il nostro è un mestiere che fa parte di quelle cose che nella visione comune non sono di prima necessità. Ma in situazioni come quella che stiamo vivendo ci si rende conto che invece lo è eccome. Tutti noi ci siamo riempiti le giornate di spettacoli, di musica, di cultura, tutti quegli elementi che sono in grado di nutrire l’anima. Quindi credo che la cosa importante sia fare in modo che il teatro torni ad essere il centro della vita sociale e un elemento indispensabile per la società, come le chiese, gli ospedali, le scuole. Il teatro non deve più essere considerato solo come un’azienda che produce profitto, perché produce qualcosa di più, ovvero la cultura e la dignità di un popolo, che devono essere un esempio per le generazioni presenti e future.

Gianni Mongiardino: ritrovare il contatto fra artista e pubblico, questa la speranza

Aspettiamo uscirà un decreto per la regolamentazione degli spettacoli dal vivo. Sicuramente si cercherà di organizzare spettacoli all’aperto quest’estate, collaborando con gli assessorati alla cultura e al turismo. Io collaboro ogni anno con il comune dell’Isola del Giglio: cerco di portare la lirica e la sinfonica e di far debuttare i giovani sul palco, ma tutto dipenderà dai prossimi decreti. Il Maggio Musicale Fiorentino e la Scala stanno studiando per poter realizzare concerti all’aperto, magari ad orchestra ridotta.I settori più difficili da tenere sotto controllo sono quelli degli orchestrali, in particolare i fiati. Si sta pensando al plexiglas affinché anche loro possano suonare. Si possono anche fare gli spettacoli in streaming registrando a teatro vuoto, certo; l’impegno da parte nostra sarebbe lo stesso ma il pubblico fa la differenza, quel legame di empatia che si sviluppa tra pubblico e artista è sempre diverso e crea ogni volta emozioni diverse. Noi cantiamo per chi viene ad ascoltare, per dare qualcosa ma l’energia che si sprigiona avviene solo attraverso un contatto. Tanta gente ritornerà a teatro, di questo ne sono sicuro. La gente ha sofferto e ha capito l’importanza dello spettacolo dal vivo. Sono sicuro che nella prima stagione il Carlo Felice avrà un boom, è inevitabile, alla gente manca il teatro, ha capito che la vita è bella e che va goduta.

Lilia Gamberini: tornare alla musica dal vivo con organici ridotti

Nessuno può sapere cosa ci riserva il futuro. Bisogna che passi il concetto che non può esistere un Paese, e tanto meno un Paese come il nostro, che possa non contare su spettacolo dal vivo per mantenere vivo il tessuto sociale. Tutto ciò che c’è al momento è un surrogato. Abbiamo visto in questi mesi quanto la cultura abbia tenuto compagnia alle persone e sia stata fondamentale. Quindi si deve per forza ripartire, ovviamente tenendo conto di tutte le misure di sicurezza. C’è un tavolo di cosiddetti tecnici e ci sono istituzioni che stanno lavorando. Per quello che posso pensare io esiste un vasto repertorio da camera, per esempio uno sterminato repertorio per canto e pianoforte, o operine settecentesche che richiedono pochi cantanti e un organico orchestrale ridotto, che potrebbe essere di soli archi (che possono suonare con la mascherina), e che si potrebbero mettere in scena in forma di concerto, in modo da evitare interazioni tra cantanti. Tutti parlano di dicembre e gennaio come momento probabile per la ripresa, sperando possa essere senza misure di sicurezza. Io credo che si dovrebbe cominciare ad organizzarsi per quest’estate provando ad utilizzare altri spazi, anche quelli che generalmente non vengono usati per gli spettacoli perché non hanno caratteristiche ottimali. Penso per esempio alle chiese, in particolare quelle più grandi dove si potrebbe garantire il distanziamento tra le persone. Ma c’è bisogno che passi il messaggio che non si può stare senza teatro, non solo per una questione lavorativa, ma perché non è concepibile una società senza.