Tic-toc, tic-toc. Un metronomo scandisce il tempo. Tic-toc, tic-toc. Ecco Ennio Morricone che si accinge ad eseguire i suoi esercizi fisici quotidiani nel silenzio della sua casa. Tic-toc, tic-toc. Il Maestro si siede e inizia a parlare.
E’ così che si apre Ennio – il film documentario presentato in anteprima alla 78a Mostra del Cinema di Venezia e Nastro d’Argento 2022 come miglior documentario sul cinema che Giuseppe Tornatore ha dedicato al pilastro della musica contemporanea e amico romano – trasportando immediatamente lo spettatore nella sua sfera privata alla scoperta della sua vita, della sua musica e della sua personalità.
Attraverso una lunga intervista diretta intervallata da molteplici testimonianze, foto, filmati storici tratti dagli archivi di BBC, Rai, istituto Luce e scene cinematografiche, Tornatore ricostruisce in modo sapiente e straordinario la figura di un uomo che è stato insieme protagonista, precursore e rivoluzionario della musica da film del ‘900 e non solo. E lo fa con estrema semplicità ed equilibrio, inserendosi nel racconto in modo marginale, senza risultare mai autoreferenziale, né troppo enfatico o esasperante, ma trasmettendo quella stima, affetto e devozione sinceri nei confronti di un amico e artista monumentale. In un continuo alternarsi di immagini, musiche e registri, dal divertente, al serio, al toccante, si respira per tutto il film una tensione emotiva travolgente.
Gli esordi musicali
Il racconto inizia dagli esordi musicali per volere del padre “trombista”, come dice lo stesso Ennio, che lo avvia agli studi comprandogli uno strumento usato. Il Maestro sottolinea che non fu una sua scelta e descrive il primo periodo difficile di studi al Conservatorio. Oltre a dover studiare e seguire le lezioni, era costretto a esibirsi la sera nei locali per sostituire il padre malato che vi suonava per poter mantenere la famiglia. Ennio parla del senso di umiliazione che provava nel vivere quella costrizione. Dopo il diploma in tromba sotto la guida di Reginaldo Caffarelli, viene indirizzato agli studi di composizione nella classe di Goffredo Petrassi, cimentandosi nel contrappunto dei grandi Maestri da Palestrina a Bach. Anche qui, Ennio racconta il difficile rapporto con Petrassi, all’inizio poco fiducioso nelle sue capacità, ma che poi piangerà insieme a lui il giorno del suo diploma. L’emozione di Morricone traspare dalle sue parole, dalla sua voce e dai suoi occhi, commuovendo lo spettatore.
Innumerevoli le testimonianze del mondo della musica e del cinema che raccontano aneddoti, intervallandosi a lui come in un contrappunto musicale: per citarne alcuni Nicola Piovani, Hans Zimmer, John Williams, Goffredo Petrassi, Boris Porena, Bruce Springsteen, Edoardo Vianello, Gianni Morandi, Bernardo Bertolucci, Dario Argento, i fratelli Taviani, Carlo Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Clint Eastwood e tantissimi altri. L’abilità del montaggio di Tornatore porta Morricone a duettare in un mondo immaginario ma reale per lo spettatore con i vari artisti canticchiando i temi musicali più famosi.
Il racconto procede, così, con le prime esperienze in veste di trombettista in varie orchestre romane, le prime musiche per film degli anni ’60 e la collaborazione come arrangiatore con la casa discografica RCA di grandissimi successi italiani, fra cui Abbronzatissima, Se telefonando e Sapore di sale. Tutto ciò mantenendo l’anonimato e usando vari pseudonimi tra cui Dan Savio, nome di un’amica della moglie: queste attività, infatti, mal si sposavano con l’accademismo e la musica colta. I colleghi e maestri, Petrassi e Porena, consideravano la musica da film un prodotto di serie B e avrebbero accusato e criticato più volte Morricone. Ennio ne parla con dolore e racconta come abbia voluto riscattarsi e vincere quella condizione umiliante, quel senso di colpa per essersi “prostituito” e aver “tradito” la musica pura.
Il prezioso supporto della moglie
Il racconto della sua lunga carriera si alterna a quello umano, rievocando il matrimonio con Maria Travia, sua grande compagna di vita e sostenitrice, primo giudice dei temi musicali che Ennio scriveva. Lui stesso racconta che la prima persona a cui li faceva ascoltare era appunto la moglie e che sceglieva quelli che piacevano a lei: una donna che lo ha amato molto e lo ha protetto dandogli la serenità di poter esprimere appieno il suo genio. Proprio grazie a lei aveva ottenuto un lavoro come assistente musicale alla Rai da cui però si licenziò il primo giorno, dopo aver saputo che non si sarebbe per niente occupato di musica. Emerge qui il carattere forte e risoluto del compositore che più volte nel corso della sua carriera ha dovuto lottare per sostenere le sue idee e le sue scelte musicali con vari colleghi e registi, riuscendo a farsi ascoltare e a ottenere la loro fiducia.
Parallelamente al lavoro di arrangiatore e compositore di colonne sonore, Morricone, dall’animo poliedrico e sperimentatore, si interessa alla musica d’avanguardia, entrando a far parte del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, alla ricerca di nuovi linguaggi di espressione musicale attraverso l’improvvisazione libera.
Queste esperienze, così come il bagaglio della musica colta appreso e profondamente interiorizzato, Ennio le riverserà nelle sue colonne sonore, inserendo veri e propri esempi di musica concreta, come nei western di Sergio Leone, ex compagno di scuola elementare, con cui il Maestro collaborerà per tutta la vita rendendone iconiche e intramontabili le pellicole, fra cui Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto e il cattivo e C’era una volta in America. La visione di quest’ultimo film porterà Boris Porena a scrivere una lettera di scuse a Morricone, riconoscendone la grandezza del genio musicale.
Incredibili poi le genesi dei temi delle colonne sonore più famose di Ennio: il verso del coyote che gli ispirò il tema de Il buono, il brutto e il cattivo, i colpi sui bidoni di latta dei manifestanti per strada per quello di Sostiene Pereira, le iniziali di Bach (Si, La, Do, Sib) per quello del Il clan dei Siciliani. Morricone come uno scienziato sperimenta un universo di suoni nuovo, attraverso l’uso peculiare degli strumenti e in particolare della voce che egli predilige in quanto facente parte di noi stessi. Discostandosi nettamente dai suoi predecessori e contemporanei, apre una nuova strada alla musica cinematografica e alla storia del cinema degli ultimi 60 anni.
Il Maestro confessa di apparire spesso silenzioso e assente agli occhi esterni perché continuamente assorto nei suoi pensieri, alla ricerca di nuove idee e temi musicali da sviluppare. Estremamente interessante l’analogia che il Maestro fa tra le note e i mattoni per costruire i palazzi: “sono tutti uguali”, dice, ma i palazzi che ne scaturiscono no, così succede anche nella musica. Egli parla poi del tormento del compositore che deve scegliere la musica migliore per una determinata scena cinematografica e racconta che dopo aver letto il copione di Mission, il primo tema che gli venne in mente fu proprio quello dell’oboe. All’inizio Morricone aveva rifiutato di scriverne la colonna sonora, più volte si era ripromesso di smettere di lavorare per il cinema, ma dopo aver letto la storia la musica gli sgorgò quasi naturalmente fuori dalla mente. Instancabile “artigiano” fu autore di oltre 500 colonne sonore: i testimoni raccontano la straordinaria rapidità con cui scriveva mentre beveva il caffè o parlava col suo interlocutore che lasciava letteralmente esterrefatti e la cattiveria di alcune maldicenze secondo cui non era possibile fosse lui a scrivere tutta quella musica.
Le candidature agli Oscar
Mission rappresenta anche una grande delusione: nominato agli Oscar per la miglior colonna sonora, non vinse. Il premio fu assegnato a Herbie Hancock per Round Midnight, con grande amarezza per Morricone che critica in modo lucido e obiettivo tale scelta in quanto la maggior parte della musica di Hancock era musica di repertorio e non originale e pertanto non avrebbe dovuto neanche concorrere.
Cinque le candidature agli Oscar e altrettante, purtroppo, le volte in cui Morricone non l’ottenne, tanto ché nel 2007 gli venne conferito l’Oscar alla carriera “per i suoi magnifici e multiformi contributi nell’arte della musica per film”, seguito nel 2016 dall’Oscar per la colonna sonora di Hateful Eight.
Appassionato giocatore di scacchi, capace di vincere al telefono senza avere la scacchiera davanti, non si arrese mai di fronte alle sconfitte, alle maldicenze e alle difficoltà, ma cercò sempre di seguire le sue aspirazioni e i suoi credo.
Punto di riferimento imprescindibile per le generazioni di musicisti successivi, dai compositori ai cantanti e gruppi pop e rock, Morricone viene citato e omaggiato continuamente dall’intero mondo musicale.
Una personalità ecclettica, vivace, umile e rivoluzionaria che lo portò a innovare e innalzare la musica da film, convergendola con la musica assoluta e creando quei capolavori universali che rimarranno sempre nei nostri cuori, legati ai ricordi che ci portiamo dentro ogni volta che riguardiamo una scena di un film o ascoltiamo un grande successo internazionale.
Un film assolutamente da non perdere!