Ricordando Milva la Rossa

Nell’aprile del 1983, il Comunale dell’Opera mise in scena un Trittico del Novecento di cui faceva parte I sette peccati capitali di Brecht-Weill. Dirigeva Marcello Panni, protagonista Milva. Sono sempre stato un grande ammiratore della cantante: mi piaceva la sua voce, unica, calda, duttile; e mi piaceva il suo stile interpretativo, attento ad ogni sfumatura, ad ogni particolare. Nei giorni precedenti al suo arrivo Le chiesi dunque una intervista telefonica ma lei preferì l’incontro diretto e mi convocò in Teatro per la sua prima prova. Salì sul palco, cantò con sicurezza dalla prima all’ultima nota, ricevette alla fine un applauso spontaneo e sentito da tutta l’orchestra.

Aprile 1983 – Milva sul palco del Teatro Margherita per Brecht

 

Negli stessi giorni, Milva era protagonista in TV di Al Paradise con Oreste Lionello e Heather Parisi. Le chiesi dunque se non Le sembrava curioso dividersi contemporaneamente fra due attività così differenti. E Lei mi rispose che  erano entrambe necessarie perché non accettava più di essere etichettata: prima come la pantera di Goro, poi come la Rossa e infine come Lady Brecht. Amava, insomma, spaziare. E proprio questa sua versatilità, quasi disorientante per il pubblico, è stata una delle grandi qualità di un’artista davvero unica, capace di passare dalla canzone leggera a quella d’autore, dal teatro di Bramieri a quello di Brecht fino a Luciano Berio. Tutto risolto sempre con grande bravura, grazie a una indubbia professionalità.

La lunga premessa per segnalare Rosso Milva, una produzione Sonic Factory, un bellissimo spettacolo di teatro-canzone proposto ieri sera al Teatro Sociale di Camogli nell’ambito del ciclo “Aperitivo a Teatro”.

Un lungo viaggio nell’arte di Milva realizzato con eleganza e buon gusto, toccando tutte le corde di una carriera incredibile: dal repertorio di Piazzolla a Don’t cry for me Argentina, da Lili Marlen a Brecht, da Alda Merini a Sanremo senza dimenticare Battiato, Morricone la Piaf e soprattutto Jannacci (La Rossa). Protagonista Daniela Placci, nella doppia veste di cantante e attrice (alle pagine musicali si alternavano letture di riflessioni e ricordi di Milva). Il rischio quando si evoca una grande artista del passato è quello di cadere nell’imitazione. Milva è inimitabile e la Placci, voce assai bella, potente e assai ben governata, ha avuto il merito di essere se stessa, dare a ogni brano una “sua” interpretazione, piacevole e partecipe, dimostrando altresì una lodevole verve scenica. Gli arrangiamenti, molto belli, erano di Egidio Perduca (chitarra, pianoforte e cori) e Mauro Isetti (polistrumentista) che hanno garantito il supporto strumentale insieme a un giovane quartetto femminile formato da Beatrice Puccini e Roberta Tuminello (violini), Ilaria Bruzzone (viola) e Chiara Alberti (violoncello).

Applausi calorosi e meritati e per bis la celebre In filanda.