GOG: spazio al Novecento

Dal 1909 al 1979: era racchiuso in settant’anni il programma dedicato al Novecento e proposto ieri sera al Carlo Felice nell’ambito della stagione della Giovine Orchestra Genovese.

Cinque autori di nazionalità diversa, cinque brani con organici strumentali differenti a fotografare altrettanti momenti storico-stilistici del XX secolo. Programma complesso e ostico affidato a sei strumentisti italiani di solida preparazione tecnica.

Si è partiti dai Tre Studi op. 11  che evidenziano la ricerca portata avanti da Schoenberg dopo la fase tardoromantica (Notte trasfigurata) tesa all’approfondimento della scrittura atonale. Lavoro irto di difficoltà tecniche ed espressive risolte con indubbia abilità dal pianista Lucio Perotti che successivamente ha regalato anche una eccellente lettura di Winnsboro Cotton Mill Blues, il brano più recente, dell’americano Frederic Rzewski, una prima parte aggressiva e ostinata fra cluster e violenti accordi, una seconda più raffinata in atmosfere blues.

Tornando a Schoenberg, fra i suoi allievi si cita il greco Nikos Skalkottas, autore di un Concerto per oboe e pianoforte il cui principale interesse risiede nella scrittura davvero virtuosistica dello strumento a fiato indagato nei vari aspetti espressivi con lucidità.

Eccellente la prova dell’oboista Fabio Bagnoli.

Si è poi rientrati nell’ambito del Novecento storico con Contrasts uno dei capolavori cameristici di Bartok, per violino, clarinetto e pianoforte: tre movimenti segnati da un fitto dialogo fra i tre strumenti in una scrittura di estrema varietà che, come è nelle corde del grande compositore, attinge al popolare rivisitandolo da un’ottica totalmente innovativa e sottoponendo i tre strumenti a una serrata ricerca sulle rispettive potenzialità esecutive. Inappuntabile  l’interpretazione di Gianluca Sulli, clarinetto, Daniele Orlando, violino e Lucio Perotti, pianoforte.

Infine il bellissimo Quintetto per oboe, clarinetto, violino, viola e contrabbasso per il quale si sono uniti ai precedenti esecutori Margherita Di Giovanni, viola e Alessandro Schillaci, contrabbasso.

Sei movimenti di notevole varietà, costruiti con la consueta  visione architettonica dal grande compositore: citiamo l’Adagio pesante di forte impatto espressivo e il successivo Allegro precipitato dominato dai fiati con gli archi impegnati in un incalzante pizzicato. Bella l’esecuzione con un incidente occorso alla violista alla quale si è rotta la spalliera dello strumento il che ha causato una forzata pausa durante il secondo movimento.

Esiguo il pubblico in sala. Fuori c’era una fiaccolata per l’Ukraina (in apertura si è tenuto un minuto di silenzio) ma il tragico evento esterno non pensiamo sia l’unica causa di una massiccia diserzione da parte del consueto pubblico GOG. Forse andrebbe ripensata l’idea di costruire programmi interamente novecenteschi che troppo spesso spaventano orecchie ancora non sufficientemente abituate.

Applausi comunque meritati