Poteva sembrare un concerto da intenditori, ma la calda accoglienza di un pubblico variegato, nella serata di lunedì 11 aprile, ha reso evidente quanto la grande musica passi anche attraverso le orecchie meno esperte. Se non è usuale sentire un programma interamente dedicato alla polifonia rinascimentale al Teatro Carlo Felice bisogna ammettere che Peter Phillips, che ha fondato nel 1973 The Tallis Scholars, è un vero fuoriclasse. Oltre ai Tallis Scholars, Phillips collabora con altri ensemble specialistici, fra cui il Collegium Vocale di Ghent, il Vox Vocal Ensemble di New York e il Musix di Budapest. Nel 2005 Peter Phillips è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Letters dal Ministero della Cultura francese, onorificenza insignita a coloro che hanno contribuito alla comprensione della cultura francese nel mondo.
L’intero concerto si è caratterizzato da pulizia, chiarezza e purezza del suono, senza lasciar spazio a cedimenti o alle classiche aree grigie della prassi esecutiva nella musica dal vivo, in cui qualche piccolissima sbavatura è assolutamente concessa. Sarà l’allenamento, sarà che i Tallis Scholars (Amy Haworth, Emily Atkinson soprani; Caroline Trevor, Patrick Craig alti; Steven Harrold, Simon Wall, Tom Castle, Edward Woodhouse tenori; Tim Scott Whiteley, Rob Macdonald bassi; Peter Phillips direttore) sono impareggiabili per molti versi e propongono circa settanta concerti all’anno in Europa, Stati Uniti, Australia e Giappone. Prima del coronavirus si sono Corea, Nuova Zelanda, Stati Uniti e in molti Paesi europei oltre che in location molto importanti in Italia tra cui Sant’Apollinare a Ravenna, la Basilica di San Marco a Venezia, il Duomo di Firenze, la Basilica di San Francesco ad Assisi.
In programma molto apprezzati i brani scelti da Josquin Desprez, pietra miliare nella storia della musica per il sacro e, in generale, per la straordinaria costruzione delle tessiture contrappuntistiche e per la sobrietà del fraseggio. In giovane età fu parte integrante della cantoria di Renato d’Angiò, ma la vera fama arrivò in Italia. Geniale la sua scrittura, caratterizzata dall’innesto delle forme tradizionali dell’epoca alle innovazioni della tecnica rinascimentale. Applausi calorosi anche per il celebre lavoro di Pierluigi da Palestrina “Ecce tu pulcher es”, dove l’amore sublimato vira al divino grazie ad un caleidoscopio di immagini e ad una musicalità ricca e raffinata, sicuramente molto più fruibile ed immediata delle grandi opere come le Messe. Filologica l’interpretazione con le tipiche versioni diminuite dei temi. Ottima resa anche della polifonia tersa di William Byrd, caratterizzata dai ricercati e continui equilibri che si rincorrono e dalla dosatura discreta dei mezzi sonori, ad esempio nel “Vigilate”. Standing ovation finale, come non capita tutti i giorni.
Tra i prossimi concerti alla GOG si ricorda il recital di lunedì 2 maggio di Benedetto Lupo con brani di Cajkovskij e Skrjabin. Tutte le informazioni su www.gog.it
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