Chiesa del Gesù: lo splendido Haydn del Conservatorio

La musica, lo si dice spesso, ha bisogno dei suoi spazi. Non è solo questione di acustica (Toscanini sosteneva che all’aperto si gioca a bocce!), ma di atmosfere, di condivisione del bello artistico, di scambi emozionali fra la “scena” e i “suoni”.

Ieri sera il Conservatorio “Niccolò Paganini” (con il patrocinio degli Amici del Carlo Felice e del Conservatorio e degli Amici di Paganini) ha realizzato un concerto a favore della Croce Rossa Italiana impegnata in Ucraina. E ha scelto come ambientazione la Chiesa del Gesù, splendida espressione del barocco internazionale, architettura imponente, impreziosita da opere di Rubens, dei fratelli Carlone e di esponenti della scuola genovese come Piola, Fiasella, Castello, De Ferrari e Vouet.

In questo scenario mozzafiato il pubblico, numerosissimo, ha ascoltato Le ultime sette parole di cristo sulla Croce, capolavoro dell’Haydn maturo, ormai libero da impegni di corte, interessato alla produzione sacra dopo essere stato “illuminato” dalla conoscenza degli oratori di Haendel.

A eseguire la partitura l’Orchestra Giovanile Regionale Paganini, un gioiello creato e diretto da Vittorio Marchese, docente di violino al “Paganini”. Complesso d’archi anomalo. In genere le orchestre dei Conservatori  sono cicliche: gli studenti vanno e vengono, ogni anno i gruppi si rinnovano e la loro qualità naturalmente dipende da chi entra e chi esce. L’Orchestra Giovanile è nata nel 2012 e da allora una parte di essa è rimasta “fedele” al complesso. E’ un’orchestra non curriculare, nel senso che è a partecipazione volontaria e nel tempo, grazie al lavoro appassionato di Marchese (abile non solo a trasmettere conoscenze tecniche, ma a coinvolgere i giovani in un progetto artistico),  si è consolidata un’amicizia interna che l’ha ormai trasformata in una realtà professionale.

Il risultato lo si è sentito ieri. Il gruppo d’archi ha una coesione eccellente, il suono è quello di un’orchestra di professionisti. L’integrazione, dettata ieri dalle necessità della partitura, di alcuni fiati (tutti giovani e bravi) si è rivelata un valore aggiunto da tenere presente in programmi futuri.

La partitura di Haydn ha una storia complessa. Invitato da un prelato di Cadice a scrivere sette Adagi quali momento di riflessione intorno alle sette ultime parole di Cristo sulla Croce, Haydn costruì prima una partitura per archi, poi la riprese per vari organici fino ad arrivare a un Oratorio vero e proprio. Marchese ha scelto una versione originale, integrando varie edizioni: gli archi così si integravano o si alternavano con i fiati e il coro (il Senarega Vocalensemble ben preparato dalla docente Roberta Paraninfo) , quest’ultimo chiamato a intonare a cappella il testo della “Parola” prima di ogni sonata. Un affresco musicale di rara potenza drammatica che evidenzia la genialità di Haydn e richiede una forte concentrazione negli esecutori chiamati a dipanare sette adagi assai differenti fra loro nella struttura e nelle soluzioni espressive fino al potente “Terremoto” finale di atmosfera quasi beethoveniana. Direzione impeccabile, cantanti e strumentisti ineccepibili, pubblico silenzioso fino all’ultimo (Marchese aveva chiesto di applaudire solo alla fine): un’ora di musica “magica”. Ovazioni finali.