Enkeleda Kamani, la luce di Gilda

Enkeleda Kamani, giovane e promettente cantante albanese che vestirà i panni di Gilda nel prossimo Rigoletto al Carlo Felice, si racconta in questa intervista al nostro giornale.

Parliamo del ruolo che interpreterà in Rigoletto, Gilda. Ha già ricoperto questo ruolo? Quali sono secondo lei gli aspetti caratteriali e le caratteristiche vocali peculiari di questo personaggio?

Gilda è il personaggio con cui ho debuttato tre anni fa alla Scala, nel 2019, dove ho studiato in Accademia per due anni. Il maestro Leo Nucci aveva scelto di metterla in scena con i ragazzi dell’Accademia e sono stata scelta per il ruolo di Gilda. Ho inoltre ricoperto questo ruolo nell’ultimo Rigoletto del Maestro Zeffirelli in Oman, a Firenze nel 2021 e a Liegi in Belgio. Penso che Rigoletto sia una delle opere più complete di Verdi, in cui vi è una forte drammaticità e in cui Gilda riveste un ruolo importantissimo. Lei si presenta in scena come un’adolescente di 16 anni, che vive chiusa in casa e non conosce nulla del mondo né della propria madre. L’unica cosa che ha è il padre, Rigoletto, che è follemente innamorato di lei e che vive solo per proteggerla. I quesiti che si pone Gilda sono, così, innumerevoli e vorrebbe ricevere delle risposte. Il rapporto col padre è molto particolare: forte e contrastato. Gilda ricambia l’immenso amore paterno, ma al tempo stesso si innamora di un giovane, il Duca, di cui però ignora la vera identità. Egli, infatti, si cela sotto il falso nome di Gualtiero Maldè. Da adolescente, Gilda vive i sentimenti e le emozioni in modo molto amplificato e, quando scopre il Duca con un’altra ragazza, rimane sconvolta. Piange e non capisce come sia possibile. Nonostante ciò, e nonostante la tenera età, Gilda dimostra di avere un carattere fortissimo e un grande coraggio. Il suo amore per il padre e per il Duca è così profondo da decidere di sacrificarsi per entrambi. In quest’opera così scura e drammatica lei è la luce, il sole: quando lei entra in scena, infatti, la musica cambia. Io amo moltissimo questo personaggio e ogni volta che lo interpreto mi emoziono.

È la prima volta che canta al Carlo Felice? Qual è stata la sua impressione rispetto a questo teatro?

Sì, è la prima volta sia al Carlo Felice che a Genova. Mi sono innamorata di questa città: la trovo bellissima! Ovunque guardi, è piena bellezze e con queste giornate di sole è davvero un piacere scoprirla! Il teatro mi ha sorpreso. Mi aspettavo un teatro classico all’italiana e invece è molto diverso. Lo trovo molto interessante e accogliente! L’acustica mi ha dato una buona impressione e sono curiosa della resa quando saremo in scena. Sono molto felice di essere qui!

Come ha iniziato il suo percorso musicale? È stata ispirata da qualcuno in famiglia?

Non mi ricordo quando ho iniziato a cantare. Ero piccolissima: avevo circa quattro, cinque anni. È sempre stato il mio sogno. Credo di aver ereditato questo dono da mia madre: lei aveva una voce bellissima, ma ai suoi tempi e per volere di suo padre non ha potuto intraprendere questo percorso. Ha sempre avuto il desiderio che uno dei suoi figli scegliesse questa strada, ed è molto felice che l’abbia fatto io. Fin da bambina ho partecipato a molti festival musicali. Tra i tredici e i quattordici anni ero indecisa tra il canto leggero e quello lirico, ma la mia curiosità mi ha portata progressivamente a capire che la mia voce voleva prendere la strada della lirica. Ho, così, iniziato a prendere le prime lezioni di canto. A quattordici anni mi sono iscritta al Liceo musicale di Tirana, in Albania, dove ho iniziato a studiare professionalmente il canto lirico. È stato in quel momento che ho preso la decisione di intraprendere questa professione. Successivamente mi sono iscritta al Conservatorio di Tirana. Contemporaneamente partecipavo a concorsi e sostenevo le prime audizioni per il Teatro nazionale dell’Albania, dove ho debuttato nel 2014 come Euridice in Orfeo ed Euridice. Fino a quel momento avevo sempre sognato di cantare in un teatro, ma mai avrei pensato di uscire dall’Albania. Quando nel 2017 mi hanno invitata a partecipare al Concorso Aslico per il ruolo di Pamina nel Flauto Magico, e vincendo il concorso mi sono ritrovata a girare per la Lombardia con dieci recite. Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di cantare alla Scala e per un giovane l’unico modo di entrare era l’Accademia. Così a ventiquattro anni ho deciso di provare l’ammissione e l’ho vinta. Mi sono trasferita a Milano, dove ho appunto studiato due anni. L’Italia è un paese stupendo, molto amato in Albania. Amiamo il cibo, la tv e la cultura italiana. Io sono cresciuta con i cartoni italiani e le canzoni italiane! Studiare in Accademia mi ha aiutato tantissimo, perché quando sei vicino a un teatro importante impari davvero molto: come comportarti con un pubblico e degli artisti importanti, lo studio dal punto di vista tecnico e dell’interpretazione.  Il livello altissimo ti stimola a migliorarti sempre!

Quale esperienza ad oggi le è rimasta più impressa?

Il debutto alla Scala in Rigoletto con Leo Nucci diretto da Daniel Oren è stato un sogno che si è realizzato! Avevo sempre visto i video delle messe in scena dell’opera e poter debuttare lì è stato il momento artistico più emozionante della mia vita. L’accademia rappresenta una vetrina molto importante e ogni volta è come la prima volta! Noi artisti siamo molto fortunati del dono che Dio ci ha dato e sono molto grata di avere come mestiere la mia più grande passione.

Incidenti sul palcoscenico?

Non ricordo nulla di particolare, ma nelle recite i problemi coi costumi sono all’ordine del giorno. Una volta mi sono ammalata durante le prove, non potendo, così, provare i costumi. Quando stavo per entrare in scena il vestito si è rotto! Ho cantato le mie parti e appena ho avuto il tempo di rientrare nelle quinte, ho cambiato di corsa il vestito. Qualsiasi cosa accada durante lo spettacolo, bisogna andare avanti.

Che consiglio darebbe a un/a giovane cantante che sta intraprendendo questo percorso?

Personalmente non ho avuto una strada facilissima. Ho dovuto fare tanti sacrifici sia dal punto di vista economico che umano. Ho vissuto momenti psicologici difficili, e problemi vocali. Quando sei giovane sei insicuro: ti chiedi continuamente se ce la farai, il tuo futuro è incerto e la paura è grande. La cosa più importante è studiare tantissimo, migliorarsi tecnicamente e scegliere il repertorio giusto. Oggi il ritmo è veloce, non c’è tempo e si rischia di fare le cose di fretta. Le cose ottenute velocemente, però, finiscono altrettanto in fretta. Bisogna prendersi cura della voce e darsi tempo: essere curiosi, entrare nel personaggio che si deve interpretare, approfondirlo e non mollare mai, nonostante gli innumerevoli momenti di difficoltà.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Devo debuttare come Zerlina al Teatro Regio di Parma in Don Pasquale e come Violetta, in Bohème. Ad oggi, però, è ancora tutto da definire. Purtroppo, con la situazione pandemica che stiamo vivendo, si sa quando si comincia ma non si sa se si arriva in fondo. Alla Scala, per esempio, due giorni prima della prima dell’Italiana in Algeri, sono risultata positiva al Covid e lo spettacolo è saltato. Mi sono sentita molto in colpa e responsabile ed è stata un’esperienza difficile da gestire. All’inizio non avevo sintomi ma dopo 3 4 giorni ho iniziato a stare molto male. Così mi sono resa conto che al di là di tutto la prima cosa è la salute. Ho dovuto aspettare più di due mesi per cantare: ero stanchissima e debilitata, ma piano piano l’ho superato!

Come si vede dal punto di vista artistico tra 10 anni?

Sicuramente sempre cantando. Spero tanto di poter seguire la strada giusta, di eseguire sempre il repertorio giusto per me e avere sempre la voce sana. Vorrei debuttare in ruoli e teatri importanti. Uno dei ruoli che ho sempre sognato è Lucia di Lammermoor: l’ho già cantata in realtà, ma stavo male e vorrei rifarla. E poi provo un grande amore per la Violetta di Traviata. Ogni volta che l’affronti trovi sempre nuove sfaccettature: è bellissimo! È un ruolo che ti sfida, ma che al tempo stesso ti dà molta soddisfazione. Poi devo debuttare in Norina, che è un ruolo che mi piace. Se nel tempo la mia voce dovesse cambiare, sceglierei ruoli più lirici. Intanto penso sia importante prendermi cura della mia voce e della mia salute. La salute sia fisica che psicologica è fondamentale. Noi artisti viviamo molta pressione: stare sul palcoscenico di fronte a migliaia di persone che ti guardano e ti giudicano non è facile. Ma quando senti gli applausi e il calore del pubblico, ti viene un’energia incredibile e riesci ad andare avanti con più grinta! Si vivono moltissime emozioni perché è un mestiere che unisce l’arte e l’anima. Cinque minuti prima di salire sul palco mi chiedo sempre: Perché ho scelto questo mestiere??? Ma poi quando entro e sento l’energia, l’amore e l’affetto del pubblico mi rispondo: Ho fatto bene, come sono fortunata! Per me ogni volta è come la prima volta e se fai quello che ami, tutto è possibile!