In ricordo di Farinelli

Il primo concerto genovese della nuova edizione del Festival “Le vie del Barocco”, è stato dedicato, ieri sera a Palazzo Tursi, alla figura di Carlo Broschi, detto Farinelli. Protagonisti dell’incontro vivamente applaudito dal pubblico il contraltista Antonio Giovannini e l’Ensemble Seicentonovecento diretto al cembalo dal compositore Flavio Colusso e formato da Valerio Losito (violino e viola d’amore) e da Matteo Scarpelli (violoncello).

 

Carlo Broschi detto Farinelli e l’innaturalità dell’opera

Farinelli (1705 – 1782) è stato il più celebre castrato del Settecento, in un’epoca in cui la voce degli evirati era dominante nel teatro italiano.

L’operazione della castrazione (ufficialmente proibita dalla Chiesa, in realtà praticata con incredibile frequenza: erano tanti i bambinetti che avevano “incidenti”, sacrificati dalle famiglie nella speranza di farne una macchina da soldi) bloccava la muta della voce, sicchè il bambino manteneva la tessitura acuta, pur irrobustendo, nella crescita, la massa muscolare. Questo consentiva al castrato di avere una voce squillante e acuta e nello stesso tempo particolarmente potente. Tali qualità facevano dei castrati dei “mostri sacri”, autentici divi in grado di stupire le folle con virtuosismi inimmaginabili. Celebri i duelli ingaggiati da alcuni di queste star (in primis proprio Farinelli) ad esempio con strumentisti a fiato. Il ricorso a castrati e soprani nell’opera seria si spiega con l’innaturalità dell’opera considerata uno spettacolo irrazionale (è mai possibile morire cantando? si domandavano i teorici critici nei confronti del teatro musicale in epoca di razionalismo, quando, cioè considerava l’arte imitazione della natura)  e con le trame che appunto raccontavano storie al di fuori del tempo. Altro discorso nel teatro comico che metteva in scena personaggi della società contemporanea impegnati in nozze contrastate, eredità contese ecc. ecc,: e sarebbe stato stridente sentire un notaio o un medico o un avvocato cantare con voce di castrato!

Un momento del concerto a Tursi

Il concerto

Le parti che un tempo erano dei castrati sono state in seguito affidate a voci femminili oppure a contraltisti e sopranisti, voci maschili che utilizzano il falsetto.

Ieri sera a riproporre il repertorio barocco del programma c’era appunto un contralista, Antonio Giovannini, una intensa attività in Teatri fra i più prestigiosi a livello internazionale. Voce squillante, bella intonazione, sicuro nelle agilità virtuosistiche, una certa fissità gestuale, Giovannini ci è piaciuto soprattutto nelle pagine più liricamente poetiche come “Per questo dolce amplesso” dall’Artaserse di Hasse, restituito con eleganza.

Colusso ha confezionato un programma ben articolato con autori all’epoca di grande richiamo come Porpora, il citato Hasse, Riccardo Broschi (fratello del Farinelli). Tutte pagine eseguite con rigore e buone soluzioni espressive. In aggiunta anche una suggestiva e drammatica pagina sacra dello stesso Colusso, Quid agis ben risolta da Giovannini e dal gruppo strumentale. A dare un po’ di fiato al cantante, il programma ha incluso anche due brani strumentali: la Sonata quinta di José de Herrando e una Suite per viola d’amore di Anonimo che ha consentito di apprezzare le squisite doti interpretative di Valerio Losito.