Fra i beniamini del pubblico genovese Grigory Sokolov occupa senza dubbio uno dei primissimi posti se non addirittura il primo. Diventato ormai un habituée della stagione della Giovine Orchestra Genovese, il grande pianista russo viene ogni volta accolto con entusiasmo e grande simpatia che ripaga, va detto, regalando performances di indiscutibile classe e maestria.
Sokolov non è mai banale nelle scelte del programma e nelle sue esecuzioni. E quel che più sorprende quando siede alla tastiera, oltre all’incredibile bagaglio tecnico, è il “suono”, la sua capacitò di cogliere mille sfumature preservandone sempre la bellezza, la pienezza, il colore.
Ieri sera, ospite nuovamente della GOG al Carlo Felice, Sokolov ha confermato abbondantemente quel che già si sapeva di lui offrendo un ennesimo saggio di straordinaria arte in un menù selezionato con originalità.
Raramente si trova nei programmi di un pianista il nome di Henry Purcell, compositore inglese del secondo Seicento ben più noto per la sua produzione vocale e teatrale (si pensi al suo capolavoro Didone ed Enea). Sokolov gli ha riservato l’intera prima parte della serata, eseguendo con limpido fraseggio varie pagine fra le quali due Suite e Round 0, il cui tema è servito nel Novecento a Benjamin Britten per la sua geniale Guida ai giovani all’orchestra (Variazioni su un tema di Purcell).
Poi, nella seconda parte si è passati all’Ottocento con Beethoven e Brahms.
Del primo Sokolov ha restituito con ammirevole intelligenza critica le 15 Variazioni su un tema op. 35, tema che ricorre in diverse partiture del compositore di Bonn, da Le creature di Prometeo alla Terza Sinfonia. Del secondo si sono ascoltati, invece, i tre Intermezzi op. 117: tre “tesori” di raffinata poesia (in particolare il primo) che Sokolov ha affrontato con un gusto e una profondità espressiva davvero ammirevole.
Gli applausi sono stati interminabili e, come è consuetudine, Sokolov non si è risparmiato: ben sei i bis, da Rachmaninov a Chopin a Bach-Siloti.