Carlo Felice: applausi per Donatienne Michel-Dansac e Fabio Luisi

Due artisti di classe si sono divisi la scena, ieri sera al Carlo Felice. In un concerto decisamente anomalo il mezzosoprano Donatienne Michel-Dansac è stata la solitaria protagonista della prima parte, mentre Fabio Luisi le è subentrato con successo nella seconda.

La anomalia è nata dalla decisione del Teatro, ampiamente discussa nelle scorse settimane, di rinunciare ai lavori sinfonici inizialmente previsti nel programma a causa di una eventuale trattativa sindacale con l’orchestra (trattativa bloccata sul nascere) per definire alcuni indennizzi previsti quando qualche professore è chiamato a ricoprire un ruolo superiore alle sue mansioni. Non si vuole qui ritornare su una questione che ha avuto una certa eco sui giornali nei giorni scorsi.  Ha lasciato però una qualche perplessità il fatto che si sia sostituita una prima parte sinfonica del programma (inserito, come è noto, nel cartellone “sinfonico”) con tre lavori per voce sola che sarebbe stato più naturale proporre in una serata cameristica a sé, dedicata (visto che questa era l’intenzione) a Luciano Berio e dintorni. Il mezzosoprano Michel-Dansac dunque si è presentata in scena fra seggiole e leggii vuoti per offrire un breve excursus sulla vocalità contemporanea. Due lavori in prima italiana (Donn’ Sienne dans lac di Valérie Philippin e Pour Gabrielle di Georges Aperghis) a incorniciare la Sequenza III che Luciano Berio compose nel 1965 per la grande Cathy Berberian di cui ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della scomparsa.

La Sequenza III, al pari delle altre dedicate ai vari strumenti, è un gioiello che combina magistralmente valore artistico e ricerca laboratoriale: la voce viene analizzata in tutte le sue potenzialità, le incredibili capacità della Berberian hanno guidato il compositore in una scrittura che sfrutta qualsiasi elemento tecnico ed espressivo. Andare oltre nell’esplorazione di una voce diventa davvero difficile. I due lavori più recenti, accostati a Berio, dunque, aggiungono poco sul piano tecnico-concettuale, ma si sono fatti apprezzare per la variabilità del discorso, per la ricchezza di suggestioni e sonorità che la straordinaria cantante ha saputo restituire al meglio.

Donatienne Michel-Dansac

 

Michel-Dansac è certamente fra le eredi più accreditate della Berberian, ha un bagaglio vocale ineccepibile, gusto espressivo, viva intelligenza musicale. Tre belle esecuzioni proposte senza soluzione di continuità, come fossero un unico arco musicale.

Poi il palcoscenico si è animato con l’ingresso dell’orchestra che sotto la guida di Luisi ha eseguito la Sinfonia  n.9 in do maggiore La Grande di Schubert.  Partitura fra le più profonde del grande compositore viennese eseguita per la prima volta anni dopo la sua morte. Ampio e ricco di suggestioni diversificate il primo tempo, bellissimo il secondo avviato da un tema affidato all’oboe e ieri risolto assai bene dal primo oboe della nostra orchestra. Luisi ha diretto con la consueta perizia e autorevolezza, mettendo in luce ogni aspetto della complessa opera sinfonica e dandone una interpretazione compatta e fluida.

Applausi calorosi, pubblico assai poco numeroso