“Govi ha interpretato 28 commedie. Se la salute mi assiste ci vedremo fino al 2052”. Lo aveva dichiarato qualche settimana fa in conferenza stampa al Teatro Sociale di Camogli Tullio Solenghi presentando la sua nuova avventura nella commedia genovese di Gilberto Govi. Dopo I maneggi, ecco dunque il secondo capitolo, Pignasecca e Pignaverde, commedia in due atti di Emerico Valentinetti.
Ieri sera la prima in un teatro affollatissimo in ogni ordine di posti. Risate a scena aperta, autentiche ovazioni finali. Successo indiscutibile e ampiamente prevedibile. Il trionfo dei Maneggi dello scorso anno avevano dimostrato che il teatro goviano mantiene un suo fascino e un suo appeal nei confronti del pubblico (si badi bene, non solo ligure) e Solenghi è certamente l’attore ideale a restituire Govi. Perché Solenghi, come ebbe a dichiarare già lo scorso anno, non “imita” Govi, ma “fa” Govi, interpretandolo appunto come una straordinaria una maschera genovese.

Pignasecca e Pignaverde è uno dei grandi successi di Gilberto Govi, incentrato sulla classica figura dell’avaro, calata in un microcosmo genovese d’altri tempi. Alcune gag sono fra le più famose del teatro di Govi: basta ricordare il controllo della spesa con il litigio con la cameriera accusata di fare la cresta e il sigaro fumato in posizione verticale per rallentare la combustione e farlo dunque durare più a lungo!
Come nei Maneggi lo spettacolo è nato da una coproduzione fra il Sociale e il Teatro Nazionale. E come nei Maneggi Tullio Solenghi oltre ad essere il protagonista assoluto firma anche la regia.
Nella scena di Davide Livermore che riprende una tipica casa genovese d’epoca, dunque, si snoda una commedia basata sul consueto matrimonio contrastato: Felice cerca di far sposare la figlia a un cugino benestante (con il quale tratta naturalmente per ridurre al minimo la dote), la figlia è innamorata di un giovane che partito quattro anni prima per l’Argentina, torna ricco e benestante. Scontato il finale: i due giovani si sposeranno grazie all’aiuto della mamma della ragazza e di un vicino particolarmente “impiccione”, con buona soddisfazione anche del padre Felice che riesce ad evitare la dote.
Brillante tutta la compagnia. Solenghi giganteggia nell’impersonare Govi di cui conserva l’ammirevole senso del ritmo, della battuta, delle infinite sfumature vocali. Accanto a lui Mauro Pirovano, veste con ironia e garbo le vesti del cugino pretendente e sconfitto. Roberto Alinghieri oltre a restituire con simpatia la figura del vicino ha collaborato come aiuto alla regia. Bene tutti gli altri: Claudia Benzi, la moglie, Laura Repetto, la figlia, Matteo Traverso, il giovane innamorato, Stefano Moretti l’industriale argentino e Stefania Pepe, la cameriera ribelle.
Repliche fino al 9, ma con la possibilità di un allungamento delle recite, vista la richiesta da parte del pubblico. Il Festival Govi propone lunedì (ore 18) un incontro con Solenghi sul tema “Avari alla genovese”. Venerdì 11 (ore 19,30) il pianista jazz Dado Moroni improvviserà su temi di canzoni genovesi mentre nel prossimo week end andranno in scena le altre commedie previste: In Pretua e Do ‘48 (12 ottobre, ore 21, Compagnia “I Villezzanti”) e Impresa trasporti (13 ottobre, ore 17 Compagnia “Teatro d’allarme”). Lunedì 14 calerà il sipario sul Festival con un intervento di Paolo Rossi (ore 17) sul tema “L’avaro secondo Moliere”.