GOG – Un incontro tra due quartetti d’eccezione

Il Carlo Felice ha ospitato, ieri sera, un evento di grande musica da camera, nell’ambito della stagione della Giovine Orchestra Genovese. Protagoniste due formazioni d’élite: il Doric String Quartet e il Cuarteto Quiroga, che hanno eseguito un programma di spessore, comprendente composizioni di Alberto Ginastera, Benjamin Britten e Felix Mendelssohn-Bartholdy.

La scelta dei brani, in particolare il Quartetto n. 1 op. 20 di Alberto Ginastera, è stata particolarmente insolita e interessante. Si tratta di una composizione poco conosciuta al grande pubblico, ma che ha sicuramente reso ancora più affascinante il concerto, permettendo di scoprire un compositore poco eseguito.

Il Cuarteto Quiroga

 

Il Cuarteto Quiroga, che ha aperto il concerto con il Quartetto n. 1 op. 20 di Ginastera, ha dato prova di grande coesione e intensità interpretativa. Il quartetto, composto da Aitor Hevia e Cibrán Sierra ai violini, Josep Puchades alla viola e Helena Poggio al violoncello, ha saputo catturare il pubblico con la forza e l’emotività del compositore argentino. I particolari espressivi della performance erano talmente elaborati da dare l’impressione che i quattro artisti respirassero insieme: parevano un’unica entità. I momenti tecnici erano eseguiti con un’uguaglianza strepitosa, con un allineamento perfetto di attacco, sonorità e intenzione musicale.

Particolare attenzione meritava il terzo movimento del Quartetto n. 1 op. 20 di Ginastera, che si è distinto per la una sofisticatezza unica. Il suono creato dal Cuarteto Quiroga sembrava quasi surreale, come se appartenesse a una dimensione altra, fuori dal reale. Il cambio d’arco, eseguito con tale grazia e precisione, sembrava svanire nell’aria, rendendo impercettibile la transizione tra i suoni. Ogni nota, ogni respiro degli strumenti, sembrava una vocalità che si librava nell’aria, creando una percezione di una musicalità di altissimo livello, che trascendeva il semplice atto di suonare.

Il Doring Quartet

 

A seguire, il Doric String Quartet ha eseguito il Quartetto n. 2 in do maggiore op. 36 di Benjamin Britten, che ha arricchito la programmazione con la sua profonda introspezione e il suo ampio respiro. Maia Cabeza e Ying Xue ai violini, Emma Wernig alla viola e John Myerscough al violoncello, hanno magistralmente interpretato questa composizione di Britten, con una precisione tecnica che non ha mai sacrificato l’espressione emotiva. Il quartetto ha saputo esprimere con grande eleganza le sfumature più delicate della partitura, trasportando il pubblico in un’atmosfera di raffinata introspezione. Un momento di spicco tecnico particolarmente notevole è stato il solo del violoncello, che ha messo in evidenza le qualità tecniche di altissimo livello dell’esecutore, con una lettura di grande padronanza e intensità espressiva.

La serata si è conclusa con l’Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20 di Felix Mendelssohn-Bartholdy, un’opera monumentale che ha visto unire i due quartetti sul palco. Questi due ensemble hanno collaborato insieme in modo straordinario, rendendo ancora più eccezionale l’incorporazione dei suoni, con ogni elemento che emergeva come se fosse un solista. Il brano, eseguito in maniera impeccabile, ha avuto un suono incredibilmente sinfonico. Per un momento, chiudendo gli occhi, sembrava di non essere più di fronte a un quartetto, ma piuttosto a una vera e propria orchestra, con ogni strumento che brillava con la sua voce unica. La sinergia tra i musicisti ha creato una performance di grande classe, capace di stupire e incantare il pubblico. Inoltre, pensando che questo brano è stato creato da Mendelssohn quando aveva soltanto 16 anni, è davvero sorprendente, quasi impensabile.

In generale, la performance è stata un vero e proprio trionfo di virtuosismo, unito a una indiscutibile musicalità.