Niccolò Paganini: un ponte verso l’Europa

Chiamarsi Niccolò Paganini non è da tutti. Un nome e un cognome davvero particolari. Li porta un diretto discendente del grande violinista, appartenente al ramo della famiglia stabilitosi a suo tempo a Parma. Musicista, è stato ospite a più riprese del “Paganini Genova Festival”. In occasione dell’ultima edizione lo abbiamo incontrato.

 

-Cosa significa portare un cognome così importante?

Ero cosciente fin da piccolo di essere un parente di un grande virtuoso e della sua importanza. Ero stato al bicentenario della sua nascita a Genova a fianco alle autorità. Poi quando ho iniziato lo studio del violino in Conservatorio il peso di portare il nome Paganini ha iniziato a farsi sentire: le aspettative nei miei confronti erano molto elevate e non mi permettevano di esprimermi a dovere a causa dell’emozione che ciò mi procurava.

Oggi invece che ho fatto un mio percorso come direttore di coro, mi sento molto onorato e felice di portare avanti la testimonianza di un artista di grande levatura, non solo dal punto di vista musicale ma anche umano, un personaggio dalle mille sfaccettature.

 

-Ci spieghi meglio la sua discendenza.

Niccolò Paganini era il bisnonno di mio nonno. Il figlio Achille generò a sua volta una serie di figli di cui solo due ebbero discendenza: il primogenito Andrea da cui è derivata la stirpe dei Paganini di Milano e l’ultimogenito, Giovanni, il mio bisnonno, da cui invece deriva la famiglia Paganini di Parma, cui appartengo io.

 

-Cos’è stato fatto e cosa, secondo Lei, si dovrebbe fare per Paganini?

Negli ultimi anni stiamo finalmente vivendo un periodo straordinario per la fortuna del violinista genovese, dopo un periodo buio e infelice segnato dall’abbattimento della sua casa, dalla chiusura dell’Istituto paganiniano e dalla sospensione dei quaderni paganiniani. Oggi invece assistiamo a una ripresa importante con tre importanti Festival italiani, per non contare gli altri attivi in Europa, la possibile rinascita del Centro Studi e con esso i quaderni paganiniani e l’aggiornamento del Catalogo delle sue opere. A mio avviso quello che si potrebbe fare e che si sta tentando di fare, ma con molta fatica, è l’idea di unire le città paganiniane: un progetto importante che secondo me dovrebbe essere portato avanti con più insistenza. Può essere veramente un veicolo di cultura ma non solo, anche di movimento economico-culturale proficuo per tutte le numerose città italiane ed europee che Paganini ha visitato durante la sua vita.

 

-Fra le iniziative che l’Associazione amici di Paganini ha messo in cantiere, oltre al Centro Studi, vi è la richiesta ufficiale al Comune dell’intitolazione del ponte a Paganini. Qual è il suo pensiero in proposito?

Credo che l’intitolazione del ponte a Paganini avrebbe un significato importante. Il violinista genovese, infatti, è stato un ponte della cultura italoeuropea del suo tempo attraverso la sua musica. In un momento in cui l’Europa sta soffrendo particolarmente e vi sono varie spinte sovraniste, Paganini sarebbe un esempio di ponte che collega e unisce.

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