Benché in seguito all’allentamento del lockdown le attività economiche e produttive italiane stiano ricominciando a muoversi, il mondo dello spettacolo dal vivo continua a risentire in maniera critica della misura del distanziamento fisico, che limita fortemente una realtà che si basa sull’aggregazione delle persone.
In questo contesto abbiamo cercato di tracciare un quadro della situazione vista dal punto di vista di giovani artisti che si stanno affacciando al mondo del lavoro in un ambito che già presentava delle criticità, aggravatesi in seguito all’emergenza sanitaria.
Nelle sue più immediate conseguenze il lockdown ha significato annullamento di concerti e rappresentazioni.
“Avevo in programma di partecipare alle audizioni per l’accademia giovani del Rossini Opera Festival, e alcuni altri impegni tra concorsi e concerti, tra cui un concerto con Federico Maria Sardelli a Roma”, dice Giorgia Rotolo, soprano, ex allieva del Conservatorio Nicolò Paganini e residente a Valencia dal 2016, anno in cui è stata ammessa al Centro di Perfezionamento Placido Domingo. “Purtroppo non si sa ancora se e quando si potranno recuperare. Per fortuna ho potuto continuare a lavorare con l’accademia che mi assunta, in cui insegno canto e inglese a bambini e ragazzi.”
Giulia Medicina, mezzosoprano, studentessa del primo anno di triennio al Conservatorio di Alessandria, parla invece della sua esperienza in ambito corale: “Già a febbraio sono saltati vari concerti, tra cui uno importante nel Duomo di Milano, in cui saremmo stati diretti dal figlio di Ennio Morricone.”
Naturalmente c’è molta preoccupazione per il domani.
“È difficile pensare a cosa faremo in futuro in questo momento. Lunedì per fortuna riapriranno i teatri, ma credo solo nell’ambito strumentale. Per quanto riguarda l’opera si parla di ricominciare a settembre, ma è tutto incerto”, commenta Paola Molfino soprano, diplomata al Conservatorio Paganini nella classe di Gloria Scalchi.
E alla preoccupazione si aggiunge l’amarezza per la scarsa attenzione da parte delle Istituzioni nei confronti dei teatri, in particolar modo quelli medio-piccoli, che sono così caratteristici della nostra realtà italiana: “I teatri più importanti sono più tutelati e privilegiati a livello statale quindi possono riuscire a galleggiare, ma per teatri di provincia sarà una situazione molto complessa – afferma Eder Sandoval, tenore peruviano ma genovese di adozione, laureato presso il Conservatorio Paganini – In base alla mia esperienza gli eventi generalmente sono commissionati da privati, ma sono poche le persone disposte a investire in questo campo, spesso persone anziane e molto ricche appassionate d’opera che desiderano fare qualcosa per i giovani, anche se non ci guadagnano nulla. Purtroppo sembra che allo Stato non importi molto far vivere queste realtà, e per noi giovani è un problema, perché spesso iniziamo a lavorare proprio in questo tipo di teatri, dove però spesso riceviamo solo un minimo rimborso spese, e a volte non pagano per nulla.”
Proprio per richiedere maggiori tutele per i lavoratori dello spettacolo si è svolta il 30 maggio scorso una mobilitazione nazionale, con manifestazioni in numerose piazze italiane, tra cui Piazza De Ferrari a Genova. La richiesta era quella di essere convocati dal vivo per discutere sulla possibilità di istituire un “reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne tuteli e garantisca l’esistenza” e “un tavolo di confronto tecnico-istituzionale immediato sulla riapertura, fra lavoratrici, lavoratori, sindacati, governo e istituzioni”.
Anche l’associazione “Assolirica” sta portando avanti un’energica battaglia, allo scopo di rimodernare i contratti dei professionisti del canto lirico, in modo che, al contrario di quanto ora avviene, venga assicurato un pagamento per il periodo di prove, anche nel caso in cui l’evento venga annullato per qualche motivo. E, come spiega il soprano Irene Celle, diplomata al Conservatorio “Niccolò Paganini”, “il lato positivo che si può trovare in questa situazione di emergenza è che si è iniziato a parlare di più della condizione di noi lavoratori dello spettacolo, e anche Assolirica ha acquisito maggiore visibilità”.
Oltre alla didattica online che è stata sperimentata ampliamente in questo periodo con risultati diversificati, si è assistito anche a un proliferare di video, dirette e altre attività online, messe in atto da enti e singoli artisti.
L’esperienza di Eder Sandoval riguarda un concerto solistico incentrato sulla musica latinoamericana, programmato dal Genoa International Music Youth Festival organizzato dall’Associazione Internazionale delle Culture Unite, presieduta da Lorenzo Tazzieri e Alberto Macrì. “È stata un’esperienza emozionante e divertente, e ha avuto un notevole successo, con un pubblico di circa 5000 persone. Credo sia una bella iniziativa per far capire che c’è un mondo oltre alla musica commerciale”.
Anche nei Conservatori si sono moltiplicate le pubblicazioni di video di esibizioni degli studenti, come ci racconta Giulia Medicina: “Io e altri cantanti abbiamo realizzato una registrazione del madrigale Il bianco e dolce cigno di Jaques Arcadelt, montando insieme i singoli video registrati da ognuno di noi”.
Paola Molfino invece ha avviato una collaborazione con il mondo lirico giapponese: “Sono riuscita a entrare in contatto con il direttore della Tokyo Opera e creare video musicali. Il primo è stato sul duetto “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart, mentre il prossimo, già registrato e attualmente in fase di montaggio, sarà sul duetto di Papagena e Papageno dal Flauto Magico. Anche se naturalmente non è paragonabile alla musica dal vivo è stato un buon modo per connettersi al pubblico e fare in modo che la musica non si fermasse del tutto. Potermi approcciare a un mondo completamente diverso dal mio e a persone con diverse concezioni musicali è stato anche molto istruttivo”.
Le testimonianze dei giovani cantanti ci hanno delineato una realtà dalle molte sfaccettature. I problemi sono molteplici ed urgenti ma, nonostante le preoccupazioni, resta viva la speranza di poter tornare, se possibile più forti di prima, a scaldare i cuori di un folto pubblico.
Un’idea concreta per il futuro prossimo? Ce ne parla Giorgia Rotolo: “Si tratta dell’“opera camion”, una soluzione originale per portare l’opera all’aperto nelle piazze su un vero e proprio camion che si trasforma in palcoscenico. Ho partecipato a un progetto di questo tipo a Valencia, con centinaia di repliche in tutti i paesini della provincia, sotto la direzione di Davide Livermore, che è anche direttore del Teatro Nazionale di Genova. Motivo per cui si sta già parlando di una possibile realizzazione di un’opera camion a Genova durante l’estate.”