Il teatro, Camilla Ruffini e tutto il mondo del dietro alle quinte

E’ giovane, Camilla Ruffini (www.camillaruffinistyle.com), ma ha già una solida carriera alle spalle che le ha permesso di scoprire le varie sfaccettature del suo campo d’azione, il cosiddetto dietro alle quinte: quel comparto che tanto affascina anche i profani, dove i desideri, le ambizioni e quelle magie che si vedono sul palco, tra tessuti preziosi e decorazioni laboriose, prendono vita. Il richiamo verso il mondo del teatro lo ha sentito fin da piccola, del resto la prima volta che ha messo piede al Carlo Felice era alle elementari al concerto di un cantautore come Fossati con i genitori e poi, dall’adolescenza in avanti, è stata attratta dal teatro, dalle speculazioni che offre, dagli spunti di riflessione. Dopo la laurea in Lettere ha collaborato con Teatro Cargo di Voltri per l’ufficio stampa, per i rapporti con la scuola, per la promozione, per la distribuzione degli spettacoli e per tutte quelle funzioni collegate con la comunicazione che un teatro del territorio inevitabilmente assomma. Da lì però continuava a sentire l’eco incantatrice del palco, fin quando si è fatta strada la consapevolezza e l’iscrizione all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova (Scuola di scenografia, indirizzo Costume), dove ha brillantemente conseguito il diploma accademico di secondo livello e, già durante questi anni, il contatto con le più prestigiose realtà italiane di settore.

– Cosa ricorda in particolare tra le prime esperienze?

C.R.“Il primo impatto è stato da stagista  tra giganti nel 2011 al Teatro Nazionale di Genova per  “Nora” alla prova di Ronconi con Mariangela Melato. E’ stata una vera folgorazione, non immaginavo fosse così pervasivo e nutrito il gruppo di lavoro nei diversi rami,nelle differenziazioni. Ricordo Patrizia Gatta che mi permetteva di essere la sua ombra, lei aveva cominciato con Albertazzi, figuratevi la carriera successiva. Mi ha mostrato come si tengono le fila tra il settore artistico e l’amministrazione oltre a un insieme di cose pratiche… Mai entrare in un camerino senza bussare anche se gli artisti in quel momento provano, è la loro casa! E intanto il teatro cominciava ad essere la mia…”

– A suo avviso l’Accademia prepara fattivamente al lavoro? Come si è ambientata?

C.R.“Io ci sono arrivata per una scelta profonda, ma avevo un altro percorso alle spalle. Altre ragazze venivano da esperienze specifiche, come Elisa Lauricella, che aveva già frequentato il Naba, la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Io mi sono data da fare per recuperare le lacune e mi hanno messa subito a mio agio. Vi ho trovato una vera famiglia. Ho seguito tutto quello che potevo poi, certo, deve essere lo studente a cogliere le innumerevoli possibilità. Se non ti dai da fare per primo puoi lasciare cadere nel vuoto le opportunità. Io sono stata allieva di Diego Fiorini e ho seguito anche la sua masterclass in Sartoria Storica e Teatrale nel 2018 a Pisa, ad esempio, e sempre con la Fondazione Cerratelli di Pisa ho partecipato tramite tirocinio alla realizzazione dei costumi per  Tosca con Daniela Dessì e così via… Tra i vari stage tengo ad accennare anche alla produzione del Conservatorio Paganini per Il nuovo Don Chisciotte a Villa Duchessa di Galliera, mentre tra le più impegnative per la vastità e la precisione della lavorazione concentrata in un lasso temporale ristretto annovero l’esperienza a Roma del 2017 alla Sartoria D’Inzillo, come assistente del reparto decorazioni costumi durante l’allestimento dello spettacolo Priscilla, la folle du desért, che ha debuttato al Casino de Paris. Tra le tante realizzazioni mi sono rimaste impresse le decorazioni a caldo di strass lungo le linee di un abito gessato, pensate alla precisione, è come un’opera d’arte, ma deve essere veloce”.

– Ha lavorato già in parecchie produzioni di prosa, ma anche di lirica. Quale le è restata particolarmente nel cuore?

C.R. “Sicuramente sono mondi diversi che si specchiano in modo differente anche nella forza lavoro necessaria alla realizzazione. Per la prosa direi l’impegno del 2016 al Teatro Nazionale di Genova, per Intrigo e amore di Marco Sciaccaluga, dove ho seguito l’allestimento dello spettacolo come assistente di sartoria. Invece per la lirica è sicuramente il 2016 per  La Traviata di Giorgio Gallione con scene e costumi di Guido Fiorato, la prima volta dietro le quinte di un’opera lirica. E’ stato indimenticabile sia vedere il regista così connaturato con la prosa relazionarsi con i cantanti e portare avanti un’idea anticonvenzionale, mettersi in discussione, sia la parte scenica con Fiorato che ho avuto modo di seguire per attingere il più possibile nella realizzazione dei costumi e nelle prove. E’ un vero modello per me”.

– Il lockdown le ha dato l’input per realizzare un format sul web “Pagine di moda” che ha avuto un ottimo riscontro anche dal profilo degli addetti al settore, ma nel dettaglio non le ha permesso di realizzare qualcosa a cui teneva in particolare?

C.R.“Oltre a tutto il disagio del comparto artistico, al mancato lavoro, non mi ha permesso di allargare l’ orizzonte. Conosco bene ormai le realtà della Liguria e delle regioni vicine, ma ad esempio nell’ultima esperienza di Roma mi sono arricchita molto. Avevo contatti per Los Angeles e nuovamente per Roma, mi dispiacerebbe non cogliere il momento e rimandare. Uscire dal proprio territorio è fondamentale per tornarvi con uno sguardo nuovo”.