Tonino Conte, la passione del Teatro

Ero ancora una bimbetta quando conobbi il nome e il Teatro di Tonino Conte. La mamma portava me e i miei fratelli a vedere gli spettacoli del Teatro della Tosse: «Ma, mi raccomando – diceva severa – in questo teatro non si può tossire». Ma a noi non veniva nemmeno in mente di tossire, mentre eravamo con il fiato sospeso a guardare quello che accadeva in palcoscenico. Poi, alla fine, incuranti di qualsiasi divieto, ci arrampicavamo per riuscire ad andare al di là del sipario per vedere da vicino Franco Carli, Mario Marchi, Tullio Solenghi e tutti gli attori e le attrici della compagnia, (che allora ci sembravano tanto grandi, ma che – in generale – erano promettenti attori alle prime esperienze , perché Conte amava i giovani e credeva nel potere e nell’entusiasmo  degli esordienti). Alla fine compariva Tonino che con fare burbero ci mandava via, anche se si vedeva benissimo  che era molto contento dell’interessamento di questi piccoli spettatori. I miei genitori erano amici di Tonino dai tempi del Teatro Universitario  e ancora quando nacque a Genova la Borsa di Arlecchino dove Conte “esordì” come trovarobe. Era solo l’inizio di una lunga carriera. Tonino non aveva fatto studi classici, ma i classici li aveva letti e amati e forse – anche  per questo -per un certo periodo aveva lavorato con Arnaldo Bagnasco alla Fiera del Libro di Galleria Mazzini. Per lui non avevano segreti Molière né Shakespeare, né Plauto o la Commedia dell’Arte e neanche Cechov o Machiavelli. E così da trovarobe si guadagnò sul campo la promozione a direttore della compagnia. Tonino negli anni ha potuto fare tesoro degli insegnamenti di Della Corte, Vito Molinari, Sergio Gaggiotti o Mauro Manciotti ai tempi delle rappresentazioni del teatro classico. Poi con Dado Trionfo e Paolo Poli si è affacciato con molta intelligenza al repertorio del teatro d’Avanguardia. Nel frattempo il suo teatro dalla Salita della Tosse, dove era sorto, si spostò per alcuni anni al Teatro Alcione; infine con una delle sue felici intuizioni  Tonino volse lo sguardo sulle ceneri del vecchio Teatro Nazionale di Piazza Negri dove costruì il suo Impero. Il suo teatro negli anni si è trasformato da piccola realtà  nel panorama nazionale a punto di riferimento per il pubblico, ma anche per artisti e addetti al settore. Forte di un gruppo di interpreti coeso e talentuoso dove spiccavano Enrico Campanati, Carla Peirolero, Veronica Rocca e tanti altri, Tonino ha saputo sfondare la quarta parete con frequenti colpi del maliaro e portando gli spettacoli tra la gente con il teatro itinerante partito da Forte Sperone, passato per la Fiumara, la Diga Foranea e Apricale sempre affiancato da Lele Luzzati con il quale hanno reso immortale la caricatura di Ubu Re il gran “trippone” più famoso ormai di Gargantua. Tonino Conte se ne è andato in questi giorni bui, in un momento che non ci è quasi permesso piangere i nostri cari, dove è impossibile avere un funerale e a volte anche una degna sepoltura. Ma tanto Tonino non lo voleva un funerale e forse non voleva neanche grandi tributi, perché quello che ha creato è sotto gli occhi di tutti e grazie al figlio Emanuele i successi della Tosse non conoscono e non conosceranno le tenebre.

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