Le creature di Beethoven e di Capucci

Ultime battute per il Festival di Nervi. Questa sera debutterà in prima esecuzione moderna assoluta  Werther melologo di Gaetano Pugnani,realizzato in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova. L’Orchestra del Teatro sarà diretta da Alvise Casellati, voce recitante, Graziano Piazza.

La stessa Orchestra che venerdì aveva offerto con il Coro del Teatro il Concerto per Genova al Carlo Felice, ieri è stata protagonista ai Parchi dell’anteprima nazionale di Le creature di Prometeo, le creature di Capucci, spettacolo prodotto dal teatro genovese in collaborazione con il Festival dei Due Mondi dove approderà nelle prossime settimane.

Il doppio titolo con i due autori posti in alto nel programma (rispettivamente Ludwig van Beethoven e Roberto Capucci) spiega l’economia del lavoro che in realtà si articola in due letture differenti e parallele  solo apparentemente legate dal tema.

Beethoven compose la partitura per il Balletto “Le creature di Prometeo” nel 1801 su commissione del celebre coreografo Salvatore Viganò. Un lavoro ricco di momenti suggestivi (anche se non parliamo di uno dei suoi capolavori assoluti, naturalmente) che accompagnano  la favola classica di Prometeo, l’eroe greco cui è attribuito il merito di aver affinato gli esseri umani attraverso le scienze e le arti e di aver loro offerto leggi universali. Nel balletto beethoveniano, dunque, compaiono due statue simboliche animate che grazie alla potenza dell’armonia gradualmente, nei vari quadri, si appropriano delle diverse espressioni della vita. Un percorso di graduale ascesa verso il sapere e verso la consapevolezza piena , che avviene attraverso  i sedici brani in cui si articola la partitura, escludendo la ouverture che funge da introduzione all’argomento.

Foto Marcello Orselli

Partendo da questi temi, Simona Bucci e Daniele Cipriani, hanno vestito dei preziosi costumi di Roberto Capucci alcuni danzatori che non hanno realizzato un vero e proprio balletto in tema, ma piuttosto una sorta di installazione evocativa e non priva certamente di suggestioni. Prometeo appare in apertura, durante l’ouverture, attraversa la platea si colloca su una piattaforma posta sotto il palco dove è posizionata l’orchestra. Due grandi schermi laterali proiettano le immagini dei danzatori che tuttavia appaiono (volutamente) non in “sincrono” fra le immagini e le loro evoluzioni in diretta. Ogni danzatore, dunque, potrebbe incarnare uno dei personaggi o dei temi della narrazione beethoveniana, ma come anticipato, le due performance sembrano slegate l’una dall’altra il che complica la vita agli spettatori portati, a seconda dei propri interessi, a concentrarsi su Beethoven o su Capucci. Personalmente, pur ammirando la vivacità e la fantasia creativa del grande disegnatore, ho concentrato la mia attenzione sulla esecuzione musicale, anche perché, dal mio posto totalmente defilato sulla sinistra della platea, mezzo palcoscenico mi era interdetto dalle ristrettezze del boccascena per cui le passerelle realizzate sul fondo quasi non riuscivo a vederle. Sul podio dunque Leonardo Sini ha diretto con buon estro e personalità, curando le dinamiche e la coesione strumentale in un contesto ambientale non facilissimo. Lodevoli gli interventi solistici di alcune prime parti.

Foto Marcello Orselli

Applausi finali convinti.