Raspaolo, fra composizione, violoncello e matematica

Al som de l’escalina, chanson d’amour per violoncello solo. Una citazione di un celebre passo dantesco dà il titolo al brano inedito del giovane compositore e violoncellista genovese Francesco Raspaolo, vincitore due mesi fa del secondo premio al “World Championship in composition” organizzato dal Franz Schubert Konservatorium di Vienna, nella categoria “Brano per strumento solo”.

Del brano è stata trasmessa online venerdì scorso sulla rete social della Giovine Orchestra Genovese la prima esecuzione assoluta, che potete trovare a questi link: https://youtu.be/Zc8RQsiV9t8https://fb.watch/3-tZ3MXpYK/

La pubblicazione del video rientra in una serie di appuntamenti molto interessanti proposti online quasi quotidianamente dalla GOG, in cui trovano spazio concerti, interviste, approfondimenti musicologici, materiale di repertorio e molto altro.

In un periodo così incerto per i giovani che cercano di costruirsi il loro cammino, è molto lodevole l’accento posto su di loro, tra cui si è distinto il violoncellista, docente e musicoterapeuta Simone Cricenti, autore e protagonista di una serie di brevi video-concerti in collaborazione con diversi colleghi, tutti caricati online dall’associazione. In questa cornice si è creata anche la collaborazione con Francesco Raspaolo, ed è stato proprio Cricenti a commissionare e interpretare per primo la composizione.

Come ci svelano le parole dell’autore stesso, il brano si configura come un inno all’Amore nelle sue molteplici forme. Troviamo infatti l’Amor Cortese, terreno, celebrato dal trovatore Arnaut Daniel, e l’Amore religioso per Dio, sacro, cantato da un monaco occitano. Due amori diversi che si incontrano, mettendo in luce “le loro radici comuni”.

Anche dal punto di vista formale si può ravvisare l’incontro tra idee solo in apparenza contrapposte: linee melodiche di sapore gregoriano si coniugano con armonie contemporanee, le tecniche violoncellistiche tradizionali con altre più innovative, rappresentate soprattutto da un particolare canto “nasale”, molto efficace nel trasportare la mente verso un’epoca remota, la Provenza del XII secolo, e uno stato di intensa meditazione spirituale.

Abbiamo approfondito l’argomento con il giovane compositore, che ha da poco concluso il Biennio accademico in composizione presso il Conservatorio Niccolò Paganini, dove si è laureato nel novembre 2020 con il massimo dei voti e la lode.

Francesco Raspaolo durante una esecuzione e al violoncello

 

Senza dubbio un aspetto che colpisce molto è l’uso in contemporanea della voce e dello strumento. Da dove arriva l’idea di questa tecnica?

Il brano narra l’incontro tra un trovatore e un monaco occitano e tra i loro rispettivi inni all’amore: per questo ho pensato di farli incontrare nella terza parte del brano, fondendo i loro canti attraverso l’uso contemporaneo della voce e del violoncello. Nell’inserire questa “terza tecnica”, che si aggiunge ad arco e pizzicato, mi sono ispirato anche al brano Lamentatio di Giovanni Sollima, scritto in ricordo del genocidio degli armeni, in cui un antico canto su una singola vocale viene intonato dal violoncellista mentre suona, in una sorta di doppio bordone.

Al som de l’escalina è una citazione da uno dei canti più celebri del Purgatorio. Che significato assume nell’ambito della composizione?

Il nesso con Dante risiede nel fatto che il trovatore non è in verità un trovatore qualsiasi, ma è Arnaut Daniel, realmente esistito e stimato moltissimo da Dante, tanto appunto che ci sono 8 versi in provenzale antico, in cui per la prima e unica volta nella Commedia un personaggio parla per tutto il tempo nella sua lingua natia. Per quanto riguarda il titolo, è una citazione tratta da questa sezione in provenzale, traducibile “alla sommità della scalinata”. Si sottintende naturalmente che sia quella del Purgatorio, ma per me rappresenta anche un avvicinamento verso un ideale, per esempio artistico, che sai di non poter toccare, ma cui provi instancabilmente ad avvicinarti. Dal momento poi che quest’anno ricorrono anche i 700 anni dalla morte di Dante, la mia intenzione è anche quella di rendergli un piccolo omaggio.

Dopo un primo diploma in violoncello, hai da poco ottenuto la laurea di II livello in composizione. Com’è nata questa passione?

Ho iniziato a studiare l’armonia al quinto anno di violoncello, e provando poi a scrivere pezzi soprattutto in stile settecentesco ho cominciato ad apprezzare questa attività, decidendo nello stesso anno di tentare l’ammissione a composizione. Ho iniziato così un percorso durato 9 anni, in cui ho studiato con Carlo Galante, il mio insegnante principale, e ho approfondito con Luigi Giachino l’ambito della musica applicata. Ho cominciato ad appassionarmi tantissimo subito, e anche se il primo anno e mezzo è stato molto impegnativo, ho avuto una prima iniezione di fiducia vincendo il primo premio al concorso “Indicibili (in)canti”, indetto dal MIUR, con un brano per violoncello e orchestra. Il percorso poi è stato un crescendo: più andavo avanti e più scrivevo, più la mia passione cresceva.

Chi sono i tuoi modelli tra i grandi compositori?

Mi ispiro soprattutto al Novecento storico, in particolare a Britten, Shostakovic, Stravinskji, ma mi ritrovo molto anche nella musica italiana del primo e secondo novecento italiano, in particolare Casella, Malipiero, Respighi, Ghedini, Alfano. Non disdegno anche le esperienze più sperimentali, anche se non le adotterei come unico linguaggio. Le impiego solo quando credo abbia senso dal punto formale, drammaturgico o musicale.

So che fin da piccolo hai un altro grande amore, che è la matematica. Che ruolo ha nella tua vita?

Per me la matematica è stata uno dei due “motori” della mia adolescenza, insieme alla musica.

In effetti musica e matematica possono sembrare agli antipodi, ma sono molto più vicine di quello che si può pensare. Pensiamo per esempio agli studi di acustica o degli armonici, o a certi modi di comporre, come l’uso dei processi stocastici da parte di Xenakis.

Dopo il liceo mi sono anche iscritto al corso di laurea in matematica e sono arrivato quasi alla fine, ma poi per portare a termine il Biennio di composizione ho sospeso la carriera universitaria, anche perché ha prevalso il mio lato creativo ed umanistico rispetto a quello più analitico.

Quali sono quindi i tuoi prossimi progetti nei tuoi numerosi campi d’interesse?

Durante lo studio della composizione ho maturato il piacere per l’analisi della partitura e il desiderio di studiare direzione d’orchestra, ancor più dopo che nel 2018 ho avuto occasione di dirigere un mio brano in un concerto organizzato dal Conservatorio. Ho così iniziato questo nuovo percorso, e mi è stata data l’opportunità di fare esperienza in questo campo nell’orchestra Filarmonica dei Navigli. Ho poi l’obiettivo di migliorare sempre di più come violoncellista (sto infatti frequentando un corso di perfezionamento con Damiano Scarpa all’Accademia Santa Cecilia di Portogruaro) e, naturalmente, quello di continuare a scrivere, cercando di raggiungere una sempre maggiore consapevolezza di me stesso e al contempo restando sempre aperto e reattivo a ciò che mi circonda.