Laure Dautriche: “Paganini, mon amour”

“Avevo 17 anni quando ascoltai per la prima volta i Capricci di Paganini. Una rivelazione. Da allora il vostro violinista è al centro dei miei interessi, come violinista e come studiosa”. A dirlo è Laure Dautriche, 35 anni, musicologa, violinista e giornalista di Parigi che nei giorni scorsi ha visitato a Genova i luoghi paganiniani.

“Sto scrivendo un libro di carattere divulgativo su Paganini – spiega – e avevo programmato da tempo questo viaggio nella vostra città. Il mio obbiettivo era quello di ammirare il Cannone e sentirlo suonare da Massimo Quarta il 27 ottobre scorso al Carlo  Felice, giorno del compleanno di Niccolò. Purtroppo la chiusura dei teatri ha compromesso il mio progetto. Ma non potevo rinunciare. La situazione  anche in Francia è in via di peggioramento ed è molto probabile che si arrivi presto a un lockdown completo”.

Laure Dautriche ha studiato musicologia e letteratura francese alla Sorbona e poi ha seguito corsi di storia della musica alla Scuola Normale Superiore specializzandosi in Berlioz, ma approfondendo anche la musica russa con particolare attenzione per Stravinskij.

“Collaboro con una radio privata nazionale e quindi mi divido fra il giornalismo, la storia della musica e il violino. Anche se la mia passione centrale è lo strumento ad arco”

-Parliamo del suo libro…

“In Francia la letteratura su Paganini è alquanto scarna. Il mio obbiettivo è scrivere un testo di carattere divulgativo che faccia conoscere Paganini come uomo e come artista, mettendo anche un po’ d’ordine nelle tante leggende che lo avvolgono. Me lo pubblicherà l’editore Tallandier  che si dedica soprattutto alla storia. Qualche anno fa ho pubblicato con lui un testo sui musicisti che hanno inciso sulla grande storia, da Lully e Luigi XIV a Adams e l’America contemporanea”.

-Che idea si è fatta di Paganini?

“E’ una figura misteriosa, affascinante, aveva un cuore grande ed era di una modernità impressionante. Un artista venuto dal basso, si è fatto da solo. Il suo virtuosismo era straordinario, ma io amo la sua melodia che è sempre di una bellezza unica. Avrei pagato qualsiasi cosa per ascoltarlo!”.

Nel suo breve tour genovese, Laure ha visitato alcuni luoghi paganiniani a cominciare dalle Chiese del centro in cui il giovane Niccolò si esibì; ha girato per i caruggi, ha fatto visita al liutaio Alberto Giordano, profondo studioso degli strumenti ad arco e in particolare del Guarneri del Gesù appartenuto a Paganini e, naturalmente, ha ammirato, il Cannone che reduce dal successo ottenuto qualche settimana fa in Senato a Roma, riposa attualmente nella sua superprotetta bacheca nella sala dei violini a Tursi, di fronte alla sua copia costruita nell’Ottocento dal liutaio francese Vuillaume.

-Che impressione le ha fatta Genova?

“E’ una città molto bella, tipicamente italiana. Conosco Milano, Roma, Reggio Calabria, Potenza: il suo centro storico con le stradine così piccole mi fa pensare a Napoli. La gente è molto simpatica. Ho trovato emozionante ripercorrere certe strade che a suo tempo fece Paganini”.

-Ma perché Paganini piaceva tanto alle donne?

“Un mistero. In realtà non era certo bello, ma aveva il fascino della rockstar. E poi occorre pensare anche al periodo storico. Per le donne  era il momento in cui avevano un po’ più di libertà rispetto alla fase prerivoluzionaria, potevano andare ai concerti pubblici e un artista esuberante come Niccolò certamente colpiva la loro immaginazione”